Opinioni

Il direttore risponde. Ricordo delle Foibe, lezione «dal basso» a politici che sbagliano (e che negano)

Marco Tarquinio domenica 26 gennaio 2014
IL RISPETTO CONQUISTATO PER LA NOSTRA TRAGEDIA
Caro direttore,
spiace dopo dieci anni in cui il giorno del ri­cordo è legge, vedere che la Capitale d’Italia, Roma, sopprima le visite agli studenti per ri­cordare quel pezzo di storia nazionale, che ri­guarda gli italiani dell’Adriatico Orientale e le tragedie che hanno passato nel Novecento, dopo che il sindaco Veltroni le promosse. Gli istriani fiumani e dalmati hanno patito la se­conda guerra mondiale provocata dal nazifa­scismo, successivamente, mentre il resto d’I­talia ritrovava la libertà, hanno subito l’occu­pazione e la repressione comunista e nazio­nalista del regime di Tito, con le foibe, la sop­pressione della libertà di parlare la propria lin­gua, di vivere la propria religione. Tante furo­no le vittime. Questo obbligò la stragrande maggioranza della popolazione a fuggire e ab­bandonare i propri luoghi di presenza mille­naria. Città come Pola, Fiume e Zara si svuo­tarono. Questi italiani non erano 'fascisti', e quando poterono votare liberamente lo di­mostrarono massicciamente. Per una certa si­nistra risultò comodo etichettarli in quel mo­do per giustificare i misfatti del comunismo. Con la Giornata del ricordo, una gran parte della sinistra politica comprese questo. Voglio ricordare in particolare il presidente Napoli­tano, che in tutti questi anni ci è stato vicino, riuscendo a far capire e rispettare la nostra tra­gedia, anche alle massime istituzioni degli Sta­ti di Slovenia e Croazia.
Renzo Codarin, Presidente della Federazione degli Esuli
QUEI POLITICI E LA 'FACCIA DI BRONZO'
Caro direttore,
congratulazioni a lei e ad 'Avvenire' per come avete trattato la questione 'foibe-scuole-Comune di Roma'. Solo un commento: con­tinuo a meravigliarmi della 'faccia di bronzo' di certi politici, quando sono messi di fronte ai propri errori, e/o devono nascondere il pro­prio vero pensiero: nella risposta parlano di altro. L’ho notato anche nel caso del suo in­tervento mercoledì 22 gennaio in tv (a 'Porta a porta'): alla sua richiesta a Matteo Renzi di esplicitare la propria posizione sul 'matrimo­nio omosessuale' e sull’inesistente ma riven­dicato 'diritto ai figli', Renzi ha risposto par­lando... di 'ius soli' dei bimbi stranieri!Raimondo Strassoldo, Cervignano del Friuli (Ud)
MA LA VERITÀ DEVE ESSERE CONOSCIUTA
Caro direttore,
ho letto sul suo quotidiano le giuste rimo­stranze suscitate dall’irragionevole e antisto­rica decisione della Giunta Marino del Comu­ne di Roma di annullare i viaggi del ricordo per le scolaresche della Capitale, consuetudi­ne che era ormai consolidata a Roma. Deci­sione preceduta dall’infausta dichiarazione del vicesindaco Luigi Nieri nell’agosto scorso e solo 'tiepidamente', e non fattualmente, smentita. Il disegno c’era già e la scusa delle risorse finanziarie appare oggi solo un debo­le pretesto. Diventa ancora una volta l’occa­sione perché una non conoscenza, una fazio­sità politica, una negazione dei valori della cul­tura e della storia prevalgano e cancellino quanto una legge di 10 anni fa ha voluto recu­perare, soprattutto per i giovani delle scuole e della nazione tutta, per far conoscere una pa­gina 'strappata' della nostra storia. È emble­matico che ciò avvenga quando anche alcune componenti nazionali, finora contrarie e osti­li (parte dell’Anpi) cominciano a rendersi con­ti di convinzioni errate sostenute finora. È il momento in cui la verità storica deve emergere ed essere conosciuta, specialmente dai giova­ni, che hanno il diritto di sapere e farla propria, rappresentando il patrimonio culturale dell’I­talia di domani. La ringrazio, caro direttore, per l’attenzione che ha voluto dedicare a que­sti fatti, che Roma incredula deve ancora vi­vere, e spero che avrà ancora numerose occa­sioni per riaffermare e rendere visibili i fatti storici, che hanno costituito il dramma dell’e­sodo fiumano, istriano e dalmata, che ha se­gnato la vita di centinaia di migliaia di fami­glie, che hanno lasciato tutto per restare ita­liani; e ancora oggi darebbero tutto perché la verità sia conosciuta, specie dalle giovani ge­nerazioni.Guido Brazzoduro - Sindaco del Libero Comune di Fiume in esilio, Milano
LE SCUOLE ROMANE E LE 'RIDUZIONI' MATEMATICHE
Caro direttore,
le promesse del sindaco di Roma sul ricordo delle Foibe, tutte rivolte al futuro come lei ha sottolineato, contrastano la realtà odierna: e­liminazione dei fondi per le visite al confine o­rientale. Il criterio matematico è discutibile: per Auschwitz le scuole sono state ridotte da 42 a 24, per le Foibe da 20 a zero. Un corretto calcolo avrebbe portato alla riduzione delle seconde nella stessa proporzione delle prime: da 20 a 11. Il dottor Marino è giustificato: lau­reato in medicina e non in matematica. Mi permetto proporre almeno una visita a un al­tro luogo di tortura e di morte: l’isola Calva (Goli Otok) in Croazia. Qui gli scismatici co­munisti stalinisti (anche italiani) subirono ta­li crudeltà da fare esclamare a un comunista istriano, certo Mario Bontempo reduce dai la­ger nazisti: «Meglio un mese a Dachau che un’ora a Goli Otok». Dal libro omonimo di Gia­como Scotti, prima edizione. Nella seconda tale testimonianza è stata omessa...
Andrea Picco
L’ITALIA RESTAURI UNA MEMORIA CANCELLATA
Caro direttore,
mi permetterei di suggerire agli amministra­tori del Comune di Roma la lettura del volu­me di Gianni Oliva, studioso del Novecento che da anni si occupa degli argomenti meno indagati della nostra storia recente, e che è pu­re stato assessore alla Cultura al Comune di Torino, nell’area di sinistra. Attingendo a una puntuale documentazione storica e biblio­grafica, ricostruisce le tragiche vicende di quei giorni in tutte le articolazioni politiche, mili­tari e diplomatiche, dai progetti di Tito alla Re­sistenza del Nord-Est, dai fatti di Porzus alla corsa per Trieste: restituendo alle «stragi ne­gate » la loro verità, proponendole come pa­trimonio collettivo della storia nazionale. A suo tempo, il presidente Ciampi aveva già an­ticipato con energia il dovere dell’Italia di ri­parare al torto di memoria perpetrato ai dan­ni dei nostri compatrioti. Quello che gli inte­ressati non ricordano sono anche i giudizi di revisione storica netta e senza equivoci pro­nunciate, nel primo periodo del suo manda­to presidenziale al Quirinale, dall’attuale ca­po dello Stato. Egli ha parlato dell’esodo come di «una tragedia collettiva», ha detto che è o­ra di restaurare «una memoria cancellata», ha bollato «la cieca violenza» inflitta a quelle ter­re da un «giustizialismo sommario e tumul­tuoso ». Il presidente Napolitano ha ricordato la vergogna della «congiura del silenzio», il su­dario amaro e demoralizzante dell’oblio, la nebbia del negazionismo all’italiana che per più di mezzo secolo ha continuato ad avvol­gere questi esuli colti, scolarizzati, silenziosi, poliglotti, rispettosi della legge innamorati no­nostante tutto dell’Italia, riducendoli a perso­ne non grate, o peggio a non-persone. Ha pro­seguito: «Non dobbiamo tacere, assumendo­ci la responsabilità dell’aver negato, o teso ad ignorare, la verità, per pregiudiziali ideologi­che e cecità politica». Pazienza, se non si tro­vano i soldi, d’altra parte la saggezza del 'no­stro' presidente purtroppo non è molto dif­fusa.
Piercarlo Gallione, Rivoli ( To)
IL RICORDO DEGLI EVENTI URTA LA SENSIBILITÀ DI QUALCUNO?
Gentile direttore,
voglio complimentarmi con 'Avvenire', in par­ticolare con Lucia Bellaspiga e con lei, per la sensibilità dimostrata, da sempre, nei riguar­di della nostra tragedia: foibe, esuli, esodo in generale. Sono la vicepresidente del Comita­to Anvgd di Verona, nata a Fiume quando Fiu­me non era ancora Rijeka. C’è poco da ag­giungere a quanto scritto su 'Avvenire' del 22, 23 e 24 gennaio scorsi se non che il ricordo di quei tragici eventi urta la memoria di qualcu­no! Pare, tra l’altro, che anche la Rai si stia ti­rando indietro e non abbia più l’intenzione di trasmettere – in seconda serata! – lo spettaco­lo 'Magazzino 18' di Cristicchi che tanto suc­cesso sta riscuotendo in varie città. Desidero informarla di due piccole iniziative organiz­zate dal nostro comitato per andare oltre a quanto successo il secolo scorso e tentare di comporre la frattura esistente tra noi esuli e i fiumani rimasti. Abbiamo preso contatto, ol­tre 10 anni fa, con la Comunità degli Italiani di Fiume e organizziamo due manifestazioni ci­nematografiche. La prima, il concorso 'Criti­co in erba' rivolto ai bambini delle scuole e­lementari italiane di Fiume. Inviamo loro dvd di film per ragazzi, in lingua italiana, che ven­gono proiettati nella sede della Comunità ita­liana. Dopo la proiezione i bambini scrivono le loro impressioni, osservazioni, valutazioni, in italiano oppure fanno dei disegni. Il tutto viene poi inviato al nostro comitato che sce­glie chi premiare. Ci prefiggiamo di far ap­profondire la conoscenza della lingua italiana e di iniziare la formazione, nei bambini, di u­na mentalità critica nei confronti dei media. L’altra manifestazione 'Da Ovest ad Est: uno sguardo sul cinema italiano' è un’occasione di approfondimento dell’evoluzione sociale e culturale dell’Italia. In una sala cittadina, 'Art Kino Croazia', vengono proiettati film italia­ni, in lingua originale, per una settimana. I film sono preceduti da una breve presentazione in italiano e in croato. I film hanno i sottotitoli in croato in modo da interessare anche quanti non hanno familiarità con la lingua italiana. Questa 'settimana' ha molto successo, la sa­la è sempre piena. A noi resta la soddisfazio­ne di contribuire a un ulteriore riavvicina­mento tra esuli, rimasti e residenti croati.
Maria Luisa Budicin Negriolli, Verona
È VERO: LE MEZZE VERITÀ SONO BUGIE TRAVESTITE
Caro direttore,
«le mezze verità sono bugie travestite», la rin­grazio per aver così acutamente sintetizzato in una sua risposta pubblicata sabato 24 gennaio l’atteggiamento unilaterale, ipocrita, antisto­rico e strumentale con cui vengono ancora ce­lebrate nel nostro paese certe memorie, e so­prattutto di aver coraggiosamente pubblicato sabato su 'Avvenire' le lettere dei rappresen­tanti dell’Associazione Nazionale Venezia Giu­lia e Dalmazia. È inammissibile che ancora og­gi non si possano ricordare 50.380 assassinii (di cui il 30% donne, con 10.000 cadaveri rimasti insepolti) avvenuti tra il 1945 e il 1947 a guer­ra finita ad opera di jugoslavi e partigiani co­munisti, assassinii per la maggior parte poi amnistiati da Togliatti. Assassinii compren­denti circa 300 sacerdoti italiani. Non voglio fa­re paragoni indegni, ma durante il fascismo gli assassinii politici sono stati 3.000 e non in due, ma in vent’anni. Tra l’altro 14 sacerdoti as­sassinati dai nazifascisti sono stati meritevoli di benemerenze e riconoscimenti da parte del­lo Stato, a conferma della faziosità con cui so­no stati strumentalizzati perfino i martiri del clero cattolico. L’ideologia fascista ha pagato per il male che ha fatto, quella comunista an­cora no. Leggete cosa scrisse Albert Einstein, scienziato ebreo: «Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione nazi­sta in Germania guardai con fiducia alle uni­versità sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le univer­sità, vennero ridotti al silenzio, soffocati nel­l’arco di poche settimane. Solo la Chiesa ri­mase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse parti­colare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l’ostinazione per sostenere la verità intellet­tuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo in­condizionatamente ». ('Time', 23 dicembre 1940). Anche alcuni cattolici hanno motivo di meditare a fondo su queste parole.
Fabio Sansonna, Monza
Credo che da queste lettere, appassionate eppure caratterizzate da grande lucidità e senso della misura, venga proprio una bella lezione a certi arruffati e aspri polemisti (più o meno di professione) e ai politici romani che in questi giorni non hanno dato il meglio di sé nell’impossibile e infine imbarazzatissimo tentativo di spiegare e persino negare il «pasticciaccio brutto» del Ricordo mortificato e ridotto ai minimi termini delle vittime delle foibe. Leggetele con attenzione, cari amici lettori, e vedrete che tutte insieme continuano e compiono con efficacia, dignità e una obiettiva bellezza il disegno di un quadro che aiuterà la memoria di tanti di noi in questo tempo dedicato alla Memoria con la maiuscola. Parole che sono specchio di consapevolezze alte e che fanno risaltare la piccineria delle motivazioni e dei giochi che proprio nel luogo più simbolico di tutti – la nostra Capitale – hanno portato alla cancellazione di tutte le visite scolastiche degli Istituti romani sui luoghi della tragedia più occultata del Novecento italiano. Un errore voluto, ingiustificato perché ingiustificabile. Speriamo almeno che la lezione serva e che i pur generici impegni al futuro presi dal sindaco di Roma siano degnamente onorati: è un debito morale, che pesa.