Opinioni

La pace. Il regalo che chiede papa Francesco

Maurizio Patriciello mercoledì 15 marzo 2023

Pace! La desideriamo – nel profondo del cuore – tutti, per tutti. Pace in Ucraina, in Russia, in ogni parte di questo nostro povero mondo, drammaticamente bello e tormentato. È una piantina fragile, la pace, che necessita di essere seminata, innaffiata, curata. Diamole questa possibilità. La guerra – comunque la si chiami, ovunque si combatta – è spietatamente orribile. Le armi assassine nel giro di poche ore distruggono le fatiche di intere vite, intere civiltà. Peggio, distruggono la speranza per il futuro e la fiducia nei fratelli.

Per i suoi dieci anni di pontificato, papa Francesco ha chiesto il dono della pace. È felice di andare in Ucraina, ma solo se può essere accolto anche in Russia. Bello. L’uomo vestito di bianco non può dare, nemmeno per un solo istante, l’impressione che parteggi per un popolo o per un altro. Le sue non sono solo preoccupazioni politiche ma altamente umanitarie. Piange, Francesco. E noi con lui. È difficile per tutti ritornare sui propri passi, è difficile cedere alla prepotenza del più forte, è difficile stringersi la mano dopo essersi odiati. C’è bisogno che qualcuno corra in aiuto dei contendenti senza umiliarli.

È giunta l’ora, dopo più di un anno di agonia, di mettere a tacere le armi, di smetterla di soffrire e far soffrire. È giunta l’ora di guardare negli occhi i bambini terrorizzati e trovare il coraggio di abbracciarli. È giunta l’ora di permettere alla ragione, illuminata dalla fede, per chi crede, di prendere il sopravvento. Tacciano le armi e tutti quelli che hanno interesse a produrle e possederle. La pace necessita del nostro aiuto. Francesco è disposto a tutto. Diamogli la possibilità, accogliamolo come fratello. Fratello di tutti. Lui non teme di essere strumentalizzato. Non teme il fallimento, non cerca il successo personale. Ha fiducia. Sa che nel cuore di ogni uomo si nasconde sempre un fondo di bontà.

La guerra non può non fare orrore anche a chi l’ha scatenata e la combatte. Fa così tanto orrore che ci accontentiamo di leggere bollettini e cifre algide, ma preferiamo non guardare foto e video di quel che realmente accade. E corriamo ai ripari, inventando linguaggi asettici, nascondendo, sminuendo, mentendo. La verità è che migliaia di innocentissime persone muoiono dilaniate, altre restano mutilate per il resto della vita. E tra queste ci sono i bambini, verso cui abbiamo solo doveri. I bambini ucraini, russi, che hanno gli stessi diritti dei loro coetanei in ogni parte di questo mondo opulento e distratto.

Accogliete il Papa, fratelli e sorelle russi e ucraini, religiosi e laici. Accogliete, Francesco, fratelli e sorelle nelle cui mani stringete la vita e il futuro delle odierne e future generazioni. Egli viene per gettare un ponte sul fossato che si sta allargando a dismisura tra i vostri popoli. Accoglietelo, meglio, accogliamolo tutti, perché le sue parole, i suoi gesti, la sua sofferenza, la sua preghiera, saranno a beneficio di ogni Chiesa che si rifà al Vangelo, a ogni comunità che crede in Dio, a ogni uomo amante della pace, agnostico o ateo che sia. Mettiamoci in ascolto. Accogliamo il suo abbraccio sofferto, sincero, fraterno. Dio è più grande del nostro cuore, i cristiani lo sanno. Il Vangelo li ha educati alla misericordia, alla giustizia, alla bontà, al perdono. Riprendiamolo in mano, in questi giorni che ci separano dalla Pasqua. Mettiamolo al centro delle nostre case, delle nostre chiese, delle nostre vite. Facciamolo gridare.

Agli specialisti e alla storia il compito di studiare e interpretare questa ulteriore guerra nel cuore dell’Europa, all’inizio del terzo millennio. Noi vogliamo solo dire ai fratelli russi e ucraini che l’atroce sorte cui sono sottoposti ci riempie l’animo di amarissima sofferenza. E implorarli: “Allargate le braccia e il cuore a Francesco. Lui vi ama. Con voi, per voi, per i vostri figli è disposto a tutto, pur di ottenere il dono della pace, senza la quale vivere è un tormento”.