Opinioni

Sintonizzarsi con i «non vincenti». Quello che serve è il consenso sul ben-vivere

Leonardo Becchetti martedì 6 dicembre 2016

L’impostazione e l’esito della prova di forza referendaria del premier Matteo Renzi sulla riforma costituzionale assomiglia tantissimo all’incauto dribbling di Wallace che ha deciso domenica il derby di calcio romano. Per chi non segue il calcio, un difensore giovane e pieno di energie, che stava facendo bene, è stato tradito nel secondo tempo della partita Lazio-Roma da un eccesso di confidenza e da una scintilla di follia. Ha tentato un dribbling di tacco al limite della propria area, si è fatto sottrarre il pallone dall’avversario, la sua squadra ha subito il gol che l’ha portata a perdere la partita. Renzi assomiglia molto a Wallace, giovane e pieno di energie vuole strafare e trasforma un momento favorevole e un consenso discreto in un plebiscito sulla sua persona. Ma quel 40% di sostegno elettorale che nelle elezioni europee appariva un grande successo non è bastato per conquistare la maggioranza dei voti in un referendum che divide così tanto il Paese. Soprattutto Renzi paga la mancanza di empatia e l’incapacità di sintonizzarsi con strati più vasti del Paese che vadano oltre quelli dei 'vincenti'. È giusto mettere in evidenza le migliori pratiche, raccontare le storie di quelli che ce l’hanno fatta, far leva sulle positività per scuotere gli italiani dal pessimismo e cercare di far fare a tutti un salto in avanti. Ma bisogna saper costruire una narrazione e soluzioni concrete anche per quelli che non ce la fanno, non sono nella prima linea dei migliori e che sono, comunque, la maggioranza degli elettori.

E adesso? Ora l’Italia deve ripartire, e deve farlo subito, perché ha energie e risorse per farlo. Il progresso civile è qualcosa che va oltre la lotta delle parti con i suoi eccessi. Durante il mandato di questo governo sono stati fatti passi avanti, non altrettanto visibili come la prova referendaria su cui abbiamo speso tantissimo tempo, ma altrettanto importanti. Si pensi al 'superammortamento' per rilanciare gli investimenti, all’impegno sull’'ecobonus' per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico degli edifici, alla riforma del Terzo settore che si è proposta di creare un punto d’incontro tra realtà profit e non profit sulla comune strada della creazione di valore socialmente e ambientalmente sostenibile, alla legge sul 'dopo di noi' per la tutela della disabilità nel passaggio generazionale, alla legge sui piccoli Comuni e ancora alla legge antispreco.

Tuttavia il cambiamento non procede solo con riforme dall’alto. Esiste nel Paese una direttrice di progresso più profonda che è fatta di sperimentazioni virtuose nei territori che diventano migliori pratiche e si affermano poi a livello nazionale trovando consensi multipartisan. È il caso del Bes (l’indicatore, articolato e utilissimo, del benessere equo e sostenibile) e della consapevolezza di esponenti di tutti i partiti che il benessere è multidimensionale e che il consenso politico si gioca sulla capacità di varare provvedimenti che impattano positivamente sulle diverse dimensioni del ben-vivere (salute, istruzione, qualità dei servizi, vita di relazioni, ambiente e territorio, sicurezza). Già dai tempi in cui Ambrogio Lorenzetti dipinse a Siena la serie di affreschi sull’allegoria e gli effetti del buono e del cattivo governo (1338-1339) era assolutamente evidente che il ben-vivere e il consenso dei cittadini non si giocano solo sulla crescita di quello che, nella nostra epoca, chiamiamo Pil, ma sulle diverse dimensioni del ben vivere oggi presenti nel Bes e tutte raffigurate in quegli affreschi. Ora bisogna ripartire subito, perché i mercati non aspettano e gli avvoltoi e le iene della speculazione sono sempre pronti ad attaccare gli esemplari più deboli e in difficoltà nel branco (che si tratti di Banche o di Stati poco importa a questi fini rapaci...).

C’è urgenza di costruire un’Europa diversa non fondata sul dogma del rigorismo e del pareggio di bilancio, di affrontare una gravissima crisi demografica ricucendo il tessuto di relazioni con provvedimenti che favoriscano le famiglie e facciano capire quanto le diverse membra del Paese (inclusi, ovviamente, i lavoratori e le lavoratrici immigrati) siano complementari, di rimuovere gli storici limiti del Sistema Italia (il principale dei quali è la durata insostenibile dei processi civili) che rappresentano un ostacolo formidabile al buon funzionamento delle attività economiche. La partita politica post-referendaria si fa infuocata, ma chi – come noi – non indossa la maglia di una delle formazioni chiede ai contendenti di giocare per il bene del Paese. In Germania dopo le ultime elezioni le due maggiori forze politiche quando hanno visto che nessuna aveva prevalso sull’altra hanno scelto la strada della cooperazione virtuosa (Grossekoalition). Questo atteggiamento e lo spirito che lo rende possibile è forse uno degli spread fondamentali che ci penalizzano.