Opinioni

In divisa. Quelli che salvano (per legge e umanità)

Antonio Maria Mira sabato 6 novembre 2021

Che belle, drammaticamente belle, le immagini del salvataggio di 75 immigrati arenati nel mare 'forza 4' davanti alla costa di Isola di Capo Rizzuto. Che bella quella catena umana di poliziotti e marinai della Guardia costiera che uno alla volta hanno portato a riva bambini, donne e uomini. Con professionalità e delicatezza, li hanno trasportati a braccia dalla barca a vela, pericolosamente inclinata, ad altre braccia che li hanno accolti con vestiti asciutti, bevande calde, coperte. Agenti e marinai in mezzo alle gelide onde, ma col cuore caldo di chi da mesi sta soccorrendo e non poche volte salvando. Perché uomini e donne delle forze dell’ordine salvano. Sempre, comunque e in ogni condizione. Guardia costiera e Guardia di finanza in mare, con ogni tempo, con ogni mare, anche lontano decine di miglia dalla costa. Se qualcuno chiede aiuto, non si discute: si parte. A soccorre navigli carichi di umana disperazione.

E a terra polizia e carabinieri, pronti non solo a svolgere i burocratici, ma necessari, compiti di identificazione, ma a farlo 'con gentilezza' come ci ha detto pochi giorni fa un quattordicenne egiziano. E pronti anche a gettarsi in acqua per salvare bimbi, donne e uomini come due giorni fa a Isola di Capo Rizzuto. Un anno durissimo, per loro, questo 2021. Col record di sbarchi sulle coste joniche calabresi. In alcuni momenti sbarchi quotidiani o addirittura più di uno al giorno.

Ma se qualcuno chiede aiuto si parte. Sempre. Anche nei giorni scorsi nel pieno del Medicane (il ciclone mediterraneo…), col mare 'forza 7'. Per soccorrere e per farlo nel modo migliore. Sempre dalla parte dei più fragili. Stanchi, stanchissimi. Davvero allo stremo. Persino senza dormire per giorni, ma felici di vedere gli occhi felici di una mamma o di un bimbo, come quelli salvati tra i marosi della costa calabrese. Ce lo hanno ripetuto tante volte. Questi uomini non sentono (o almeno le sentono lontane) le polemiche politiche sugli sbarchi. Però fa loro male, molto male leggere, invece, le parole di chi li accusa di 'non voler salvare', di 'tardare', di 'obbedire a strategie geopolitiche'.

Questi uomini in divisa conoscono solo una legge: soccorrere e salvare chi è in difficoltà, chi sta rischiando la vita, dopo lunghi viaggi verso la speranza, fuggendo da drammi e fame. Per questo rischiano la loro vita. Lo hanno sempre fatto, non hanno mai smesso di farlo, anche quando sospettano qualche 'trucco' di scafisti e trafficanti. Perché su quelle barche ci sono bambini, donne e uomini da soccorrere. E se non riescono a dormire, assicurano, «è sonno perso bene». Di questi uomini in divisa di cui non sapremo mai il nome. Non possono dirlo e, se te lo dicono, ti pregano di non rivelarlo. Divise inzuppate di sudore e di acqua salmastra. Ma soprattutto piene di umanità. Hanno nomi collettivi.

Polizia e Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Carabinieri e Marinai. Ricordiamolo. Ricordiamoli. Non solo quando qualche sbarco diventa o rischia di diventare tragedia. Ma ogni giorno. Ogni giorno quelle divise, indossate da italiani che conoscono e rispettano la legge e hanno gran cuore, non si tirano indietro. Perché laggiù, lontano, in alto mare, c’è qualcuno che chiede aiuto. E allora 'salpa gli ormeggi!', 'motori a tutta!', verso voci da ascoltare, da accogliere e mai da respingere. È la legge del mare, ma è anche molto di più. Lavoro e cuore. E il piccolo peso di un bimbo salvato dalle onde ha uno stesso nome: umanità.