Opinioni

Quelle norme che producono insicurezza. La Madre del Soccorso evocata a sproposito

Marco Tarquinio mercoledì 7 agosto 2019

Caro direttore,

non è la prima volta che scrivo ad “Avvenire”, che ritengo – in questo particolare, difficile, schizofrenico momento storico – una delle poche voci libere, impegnate a non lasciar passare inosservato lo scempio culturale, oltre che umano, che si sta perpetrando. Sono un’insegnante che sente molto la valenza educativa e la responsabilità della propria professione: ma come si fa, a distanza di pochi giorni, ad approvare due provvedimenti così contrastanti tra di loro? Da un lato l’Educazione civica ritorna materia obbligatoria di insegnamento (con tutti i dubbi su chi, come, quando e perché...); dall’altro si converte in legge un Decreto (In)Sicurezza Bis in merito al quale un insegnante scrupoloso potrebbe già iniziare l’elenco di princìpi e valori che dovrebbe insegnare nell’Educazione civica, e che qui invece vengono violati o bypassati. Dobbiamo riuscire a far sentire la nostra voce in modo compatto e deciso; abbiamo una forte responsabilità nei confronti delle generazioni future che stiamo, su troppi fronti, calpestando quotidianamente. Grazie per il suo-vostro costante sforzo in questa direzione!

Beatrice Cerrino


Caro direttore,

davvero dovremmo ringraziare la Beata Vergine per la conversione in legge del recente Decreto Sicurezza bis? Un politico di primo piano sembra averlo fatto, stando a quanto si scrive oggi sui giornali, compreso “Avvenire”. È il leader di un partito di minoranza, che tuttavia è riuscito ad avere un consenso maggioritario in Parlamento su quel provvedimento. Ripensando a mia madre, la quale per gran parte della sua esistenza e fino all’ultimo, ha praticato un’incessante preghiera mariana invocando la salvezza del mondo e la conversione dei peccatori, perché anche loro si salvassero, ho vissuto l’episodio con un bruciante dolore, fino alle lacrime, per l’ingiusto oltraggio che mi è sembrato essere stato arrecato con disinvoltura a quella elevatissima spiritualità.

Mario Ardigò


Caro direttore,

per la conversione in legge del Decreto Sicurezza bis il ministro Salvini, a quanto pare, ha ringraziato «la Beata Vergine Maria». Per il Sì alla linea Tav invocherà la Madonna della Neve del Rocciamelone, patrona della diocesi segusina e della Valsusa? Ma si può trattare così la Madre di Cristo?

Stefano Masino


Gentile direttore,

ho trovato vergognoso che un ministro della Repubblica italiana sia arrivato a “coinvolgere” la Madonna di Medjugorje nel suo personale giubilo per l’approvazione di un provvedimento che contiene norme discriminatorie e persino disumane qual è il Decreto Sicurezza bis. Ha ragione Marina Corradi nel parlare di “tracotanza” di un potere, che tra finte indignazioni e commozioni di... protocollo guarda solo al proprio tornaconto. Lascia poi sconcertati (non da oggi, per la verità) il vuoto dell’attuale opposizione, che arranca ripetendo pateticamente slogan che coprono il nulla. Specialmente per quanto riguarda valori e princìpi universali. Appartengo a una generazione che faceva della mobilitazione di piazza lo strumento privilegiato per dissentire e riaffermare i propri ideali. Una strada che, oggi, vedo praticabile solo dalle realtà cattoliche, l’ultimo baluardo contro la deriva delle coscienze e l’imbarbarimento della società italiana. “Gridatelo dai tetti”, sta scritto. E questa non è la stagione della timidezza e del timore reverenziale.

Vincenzo Oliveri


Allarme e indignazione, amarezza e dolore, sconcerto e ferita ironia sono gli ingredienti di queste tre lettere. Cara amica e cari amici, abbiamo spiegato e documentato a fondo perché i cosiddetti Decreti Sicurezza, il primo e il secondo, voluti dal ministro Salvini e convertiti in legge dal Parlamento sono sbagliati e, anzi, deleteri. Il primo testo l’ho personalmente battezzato «legge della strada» perché da mesi sta sbattendo letteralmente per strada e fuori dai percorsi d’inclusione (apprendimento di lingua, cultura e norme italiane, valutazione e affinamento delle competenze lavorative) decine di migliaia di persone di origine straniera. Per la massima parte si tratta di richiedenti asilo ai quali era stata accordata, in considerazione delle sofferenze patite in patria o lungo i percorsi compiuti, une delle forme di protezione umanitaria che l’Italia si era data in ossequio alla propria Costituzione e ai doveri di umanità e che ora sono state ridotte sino all’abrogazione di fatto (ne scrissi ai primi di dicembre 2018 nell’editoriale intitolato «Il presepe vivente»). Il secondo provvedimento in alcune sue parti si propone di criminalizzare il soccorso a persone in difficoltà (compiuto da chiunque, ma soprattutto da organizzazioni umanitarie) con la previsione di gravi e grevi capi d’accusa e di sanzioni salate (ne ho ragionato nel mio articolo di fondo del 30 giugno scorso: «Se soccorrere diventa reato»). Tutto questo non produce più sicurezza per qualcuno, ma più insicurezza per tutti. A cominciare dai deboli, italiani e stranieri. Ecco perché la Chiesa cattolica, le altre Chiese e organizzazioni umanitarie di ispirazione religiosa e laica non si rassegnano e, per quanto possono, lavorano con coraggio e generosa preoccupazione per rendere meno drammatica la voragine d’ingiustizia e di rischio che è stata aperta nel corpo delle nostre leggi, nel corpo vivo della nostra società e davanti ai corpi e alle anime delle persone vittime dell’attuale, crescente (dis)ordine internazionale. Noi, da cronisti, siamo impegnati a dire come stanno le cose e non a fare eco a propagande interessate, da cittadini ci sentiamo sfidati a dare voce a un’Italia che non si consegna a questo plumbeo oggi, da cristiani cerchiamo di metterci l’anima oltre che le mani usate per scrivere e fare, sostenere e difendere… E vengo alla evocazione mariana del ministro Salvini. Che sa benissimo perché dice certe cose, anche se evidentemente non si rende conto sino in fondo della portata delle cose che dice. La sensazione, purtroppo, è che il ministro cerchi polemiche, certo di trovarle. Perché altrimenti tentare di coinvolgere la devozione cristiana di tante persone, e storie infinite di amore e di preghiera, collegando una serie di norme imperfettissime e in parte addirittura disumane al nome e al volto di Maria? Una scelta semplicemente sconsiderata: tutto ciò che è davvero umano, in questi due millenni, è stato posto sotto il manto della Madonna, e proprio nulla di ciò che umano non è. Non sento il bisogno di altre polemiche, anche perché mi rendo conto che quello che bisognava dire a proposito dell’uso spregiudicato e strumentale della fede e dei suoi simboli ormai è stato detto. Ma forse non è inutile far presente a Salvini che un conto è tenere una medaglietta mariana con sé, e tutt’altro farne la 'copertina' di una legge. E, soprattutto, che i credenti da secoli venerano Maria anche come Madre del Perpetuo Soccorso. Cercare di fare della Madonna addirittura la patrona del 'soccorso negato' è, dunque, persino più di una mancanza di rispetto. Ci pensi.