Opinioni

Annunci di Renzi, c'è la casa, non la famiglia. Quel serio vuoto nel "libro dei sogni"

Gianfranco Marcelli domenica 19 luglio 2015
Con diversi mesi di anticipo sull’epoca consueta degli annunci per l’'anno che verrà', Matteo Renzi ha aperto ieri a sorpresa la lista degli impegni e delle promesse per il 2016, dilatandola anche al biennio successivo. Pur senza indulgere ai toni iperottimistici del venditore di almanacchi leopardiano, il premier si è comunque sbilanciato non poco, annunciando davanti all’assemblea milanese del Pd una vera rivoluzione copernicana in materia fiscale.In cima all’elenco e alle priorità temporali ha posto l’abolizione della tassa sulla prima casa, cui dovrebbero seguire consistenti tagli su Irap e Ires, per finire con una nuova configurazione dell’Irpef e dei trattamenti pensionistici. Il tutto senza aumentare il debito. Inevitabilmente, l’indicazione dello sgravio in arrivo per la Tasi ha subito richiamato alla memoria il precedente berlusconiano sull’Ici, che l’allora leader del centrodestra riuscì a realizzare, ma innescando una serie di conseguenze, non solo contabili, che una parte dei contribuenti italiani non ha ancora finito di pagare, magari con altre modalità. E certo colpisce che, proprio nel giorno in cui ha esortato i suoi a liberarsi una volta per sempre dai 'fantasmi' del Patto del Nazareno, il presidente del Consiglio abbia rispolverato uno dei cavalli di battaglia dell’ex Cavaliere. Sotto questo aspetto ci si può soltanto augurare che l’operazione, quando verrà avviata, poggi su basi di finanza pubblica solide e risponda a criteri convincenti di equità e di semplicità. Ma la sfida lanciata da Renzi, si direbbe anzitutto a se stesso, sembra venire da un convincimento più volte manifestato in quasi un anno e mezzo di permanenza a Palazzo Chigi: la certezza che se il Paese riesce a ripartire davvero, grazie alle riforme già portate a termine e a quelle in cantiere, si libererà una mole di risorse, economiche e non solo, sufficienti a dare ulteriori spazi di manovra e di crescita, senza che l’equilibrio dei conti pubblici – e di conseguenza anche la nostra credibilità in sede europea (e non solo) – ne vengano compromessi. È l’immagine della marea che deve tornare a salire, in modo che gran parte delle imbarcazioni arenate riescano a uscire dalle secche di quasi otto anni di stagnazione.Pur di riuscirci, dunque, il premier non teme di candidarsi al ruolo di ennesimo scrittore di 'libri dei sogni'. La mole degli interventi prefigurati è infatti talmente vasta e impegnativa da rasentare la temerarietà. E questo, al netto delle reazioni politiche avverse, all’insegna dello scetticismo e del sarcasmo, giustifica la cautela degli addetti ai lavori sulla supermanovra annunciata. In prima approssimazione, comunque, si può constatare che il capo del governo ha evitato di pronunciarsi sulla qualità e sul 'taglio' della sua rivoluzione fiscale. Restano coperti, insomma, i criteri che dovranno guidare l’attuazione di una riforma definita «senza precedenti». Il giudizio che conta, allora, si potrà dare solo nel momento in cui sarà possibile calcolare gli effetti sulle diverse categorie di contribuenti. A cominciare da chi, al momento, non è neppure in grado di … contribuire, perché appartiene alla schiera intollerabilmente folta dei poveri assoluti fotografata nei giorni scorsi dall’Istat. Per finire con i nuclei familiari sempre più schiacciati dal fisco, in particolare se monoreddito e con più figli. Nel suo lungo discorso, Renzi non ha fatto riferimenti espliciti a queste realtà (mentre ha lodevolmente citato il caso della bambina siriana lasciata morire dagli scafisti, promettendo che, sull’immigrazione, il suo governo non rinuncerà, «per un punto nei sondaggi» a scegliere comportamenti da «persone umane»). E questo silenzio sui problemi reali e più pressanti delle famiglie italiane stride con il ribadito impegno a far approvare, prima ancora che scatti il fatidico 2016, il disegno di legge sulle unioni civili, che mantengono nell’attuale stesura un’ingiusta, rischiosa e perciò inaccettabile equiparazione di fatto con il matrimonio costituzionale.Avendo il premier citato Copernico, varrebbe la pena di ricordare che l’astronomo polacco, oltre ad aver fissato il principio dell’eliocentrismo, si occupò anche di circolazione monetaria, gettando in un suo trattato sul conio le prime basi della celebre 'legge di Gresham': quella secondo la quale la moneta cattiva scaccia sempre la buona. Una regola che non possiamo più permetterci in materia fiscale, e che sarebbe deleteria in materia familiare.