Opinioni

I gesti di Francesco. Quei messaggi nella busta del Papa

Francesco Ognibene domenica 15 dicembre 2013
La Sala stampa della Santa Sese lo definisce un «piccolo dono»: piccolo, d’accordo, ma denso di significati. Perché nella busta che il Papa farà consegnare sotto Natale a 2.000 poveri «incontra­ti o assistiti» dall’elemosiniere pontificio monsi­gnor Konrad Krajewski nelle sue missioni caritati­ve a Roma c’è un tesoro semplice ed eloquente. A co­minciare dalla busta stessa, «affrancata con franco­bollo vaticano», pensata per «spedire auguri o salu­ti a familiari o amici». Una volta aperta, la busta ri­vela poi la sorpresa imprevedibile: carte telefoniche per chiamare una casa che si suppone lontana, e che immaginiamo incredula di sentire la voce di quel proprio caro di cui forse si erano perse le tracce, affon­dato nelle sabbie mobili dell’indigenza più assolu­ta, chissà dove.
Ma non è finita. Perché insieme alla carta telefonica ecco spuntare dalla busta pontificia riservata ai più marginali tra gli esclusi anche biglietti del metrò, per non doversi trascinare da un capo al­l’altro di Roma con il proprio fardello di miseria, e un biglietto natalizio firmato dal Papa. Sarebbe un tesoro anche per chi fosse più abbien­te, per un povero vuol dire un messaggio che va dritto al cuore. Perché con quella busta affrancata il Papa mostra di conoscere e capire ciò che a un povero, un immigrato, un clochard manca forse più ancora di un pasto soddisfacente: la possibilità di mandare notizie di sé a chi le attende insonne da chissà quanto tempo, di sentire una voce cara, di po­tersi muovere per la metropoli da cittadino come gli altri e non da reietto, di ricevere un saluto persona­le da una figura che tutti sentono vicina, come Fran­cesco.
Il Papa che non si limita a un generico atte­stato di solidarietà ma si mette nei panni di chi vive nella precarietà più assoluta compie un gesto che dà vita a quel che scrive nella Evangelii gaudium, al nu­mero 48: «Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i po­veri. Non lasciamoli mai soli». Possiamo solo immaginare la commozione di Ber­goglio quando le persone umili assistite ogni giorno dal Dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano gli hanno fatto trovare ieri, in aula Paolo VI, una tor­ta per il suo compleanno, che cade martedì. Un dia­logo di gesti, nel quale abbiamo tanto da imparare.