Opinioni

Quanto può pesare il lavoro dei media nella solidarietà (o no) ai profughi

Marco Tarquinio venerdì 18 marzo 2022

Gentile direttore,
in questi giorni si manifesta una solidarietà nei confronti dei profughi ucraini molto maggiore rispetto a quella emersa in altre situazioni. Ho l’impressione che molto dipenda dal fatto che i mass media attualmente dedicano molto più spazio a questa guerra di ogni altra recente. Forse se tutti i giorni si fosse dedicata la maggior parte dei telegiornali e dei quotidiani alla guerra in Siria, per fare un esempio, le reazioni sarebbero state diverse nei confronti dei profughi. Che ne pensa?

Nazareno Morresi Macerata


Il lavoro dei media incide molto, gentile amico lettore. E i comunicatori, giornalisti e no, portano grandi responsabilità. Soprattutto quando si fanno strumento di slogan insensati e narrazioni odiose del fenomeno delle migrazioni forzate. Ecco perché non abbiamo mai smesso di raccontare la guerra di Siria e quella di Yemen (anche a fianco di chi s’é battuto per fermare le bombe prodotte in Italia e usate in quel teatro bellico). Ecco perché non distogliamo gli occhi da quella d’Ucraina e ci impegniamo a far cogliere a più persone possibile la cruda verità dei tanti altri conflitti che insanguinano il mondo, dall’Africa all’America Latina e all’Asia. I profughi e i richiedenti asilo non sono “turisti”, e meno male – cito l’editoriale di Marco Impagliazzo del 10 marzo scorso – che ora riusciamo a vederlo.Teniamo a mente sempre che sono tutti uguali, sorelle e fratelli nostri, quale che sia la pelle, l’origine, la lingua, la cultura e la religione.