Opinioni

Un segno nella Settimana Santa. Pianto davanti al rogo e nei cuori già risurrezione

Maurizio Patriciello mercoledì 17 aprile 2019

Abbiamo pianto. Davanti alle immagini della cattedrale di Parigi in fiamme, sbigottiti e increduli, abbiamo pianto. Il mondo intero si è stretto attorno alla Francia e ai francesi. La solidarietà tra gli uomini commuove. Dopo i primi, angosciosi, momenti la mente non poteva non correre al Vangelo. «Verranno giorni in cui di tutto quello che ammirate non resterà pietra su pietra», disse Gesù a coloro che gli mostravano le belle pietre e i doni votivi del tempio di Gerusalemme. Incuria, fuoco, acqua, terremoti, guerre sono i potentissimi nemici degli uomini e delle loro opere.

Notre-Dame non è solo un’immensa opera d’arte, non racconta solo la storia dei francesi, è molto di più. Quella chiesa, come tante altre, ma in modo certamente speciale custodisce le radici della nostra fede, della nostra cultura, dei nostri valori. Chi ne iniziò la costruzione sapeva bene di non poterne vedere il termine. Opera mastodontica pensata e realizzata soprattutto per rendere gloria a Dio. La casa più bella doveva essere la sua. Così in tanti si davano da fare, non badando a spese, non sottraendosi alle fatiche. Così ragionavano i nostri antenati. Innanzitutto, Dio. Ma il Vangelo, dal quale il cristiano non dovrebbe allontanarsi nemmeno per un istante, non sempre è stato vissuto nella sua totalità. Sicché ci sono epoche in cui per lodare Dio si è data poca importanza all’uomo, e altre in cui si è creduto di valorizzare l’uomo mettendo in quarantena Dio.

E non c’è vero amore a Dio senza amore all’uomo. Le chiese ricche di dipinti, sculture, ori, argenti non hanno mai scandalizzato i poveri. Al contrario, solo in quei luoghi sacri essi sempre si sono sentiti a proprio agio. Dal tanto bistrattato Medioevo, Notre-Dame è arrivata fino a noi. I turisti che la visitavano fino all’altro ieri erano tantissimi, molti di più dei credenti che vi entravano per rendere lode a Dio. È vero, tante nostre chiese sono diventate, o rischiano di diventare, dei musei, ma non è un male. Per parlare al cuore dell’uomo, Dio si serve di tutto, anche e soprattutto della bellezza e della storia.

Dal bello con la minuscola ci si può incamminare verso il vero Bello, che è anche il vero Bene. Importante è camminare e non avere chiusure, remore, essere veramente liberi. In questa settimana tanto particolare per i cristiani da sentire il bisogno di chiamarla 'santa', siamo invitati a rivivere la passione e la morte di Gesù e la sua risurrezione. Cristo crocifisso ci insegna l’umiltà. Basta un niente, un capriccio del cuore, una persona ubriaca alla guida dell’auto che incrociamo, un guasto dell’aereo e siamo costretti, nostro malgrado, a dire addio alla vita. Eppure, per noi così limitati e fragili, Dio è morto.

Se solo potessimo pensarci mentre, attoniti, continuiamo a fissare le rovine della cattedrale di Parigi. Ci consola sapere che ogni sforzo sarà fatto per farla risorgere. Ci saranno l’abilità e la generosità necessarie. Quando l’uomo sa farsi fratello di suo fratello diventa ciò che veramente è: un grande. « Ubi amor ibi oculos ». Solo l’amore sa cogliere quello che occhi distratti non riescono a vedere. Le antiche cattedrali in Europa sembrano ergersi a baluardi muti della nostra identità. Siamo cristiani. Anche quando non ce ne accorgiamo, non lo vogliamo, siamo intrisi di cultura cristiana. Gli immensi valori di Libertà, Fraternità, Uguaglianza tra gli uomini, affondono le radici nel Vangelo. Il prezioso concetto di persona umana ci è venuto dalla Chiesa.

Gesù nel tempio non intende denigrare l’arte, ma solo ricordarci che al di sopra di tutto c’è la persona umana e il suo rapporto con Dio. Il vero tempio dove lo Spirito ama prendere dimora è il cuore dell’uomo. Abbiamo tirato un respiro di sollievo alla notizia che la corona di spine è stata tratta in salvo. Lo stesso respiro che tirammo quando un vigile del fuoco veramente eroico riuscì a strappare alle fiamme del Duomo di Torino la sacra Sindone. Ma l’immagine dei giovani che, davanti allo scempio della loro cattedrale, inginocchiati, invocano Dio è stupenda. È proprio vero, tutto passa. Dio resta. E, con Lui, l’uomo di ogni tempo.