Opinioni

Il direttore risponde. Peso delle tasse e peso dell’onestà

Marco Tarquinio mercoledì 6 febbraio 2013
Gentile direttore,
la situazione attuale italiana, e lo sconfortante dibattito politico in corso, mi ricordano una frase di Winston Churchill, che credo sia assolutamente necessario mantenere bene in mente: «Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico». Se ne terrà conto, nei fatti, dopo il responso delle urne?
Alberto Casirati, Azzano San Paolo (Bg)
Spero di sì, gentile signor Casirati; spero che si tenga conto di quanto le tasse oggi gravino su coloro che le pagano per senso civico e di giustizia o anche solo per condizione (cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati). Lo spero perché le tasse devono essere ben proporzionate ed eque. Ma spero anche che cominciamo tutti a tenere a mente qualcos’altro. Lo dico riscrivendo a mio modo la famosa frase di Churchill da lei citata: una nazione nella quale c’è una forte pressione fiscale e una massiccia evasione delle tasse e nella quale si parla e si riparla di "condoni" è come un uomo che premia chi lo deruba e punisce chi si comporta in modo onesto con lui. Da anni, anche sulle pagine di "Avvenire", chiediamo un fisco che faccia finalmente cessare questa follia, ovvero che premi gli onesti. Da qualche settimana, per di più, continuiamo a proporre un impegno esplicito a chi si candida al Parlamento e al Governo del Paese: un grande Patto Fiscale che destìni alla riduzione delle tasse tutti i soldi recuperati nella battaglia contro gli evasori. Risposte chiare e tonde, sinora, non ne abbiamo sentite, ma non ci perdiamo d’animo e neanche smettiamo di ripetere la "sfida". Insomma, in cima alle attenzioni vorremmo vedere questo argomento e non quello dell’ennesima sanatoria a vantaggio degli evasori.