Opinioni

Perché vie e piazze vanno intestate a nomi giusti (e liberate da altri)

Marco Tarquinio martedì 7 settembre 2021

Gentile e caro direttore,
condivido pienamente l’idea di dedicare a Gino Strada «un luogo importante di Milano». Sì, «la pace si costruisce anche attraverso questi gesti simbolici»: la grande e preziosa testimonianza di vita di Gino Strada penso se lo meriti ampiamente. E, quale grande esempio, soprattutto per i ragazzi d’oggi! Questo però non mi impedisce di avere qualche perplessità, circa l’idea – anche da lei, chiaramente condivisa – di cancellare «dalla toponomastica» il nome di Luigi Cadorna. Chissà, forse, perché, al di là di quanto di condannabile e di tragico questo nome possa evocare, è un nome legato alla mia adolescenza e prima giovinezza? Quel Piazzale era infatti punto di arrivo e di partenza, del mio viaggio quotidiano – dal paese nativo – per recarmi a scuola e, in anni successivi, al luogo di lavoro. Ma, al di là di questo, mi sento maggiormente in sintonia col sindaco del Comasco che, in una situazione, per certi versi, analoga: cancellare una intestazione storica, legata a Mussolini, si sente in dovere di affermare che «la forza di una democrazia (sta) nell’affrontare anche la propria storia, fatta di personaggi positivi e negativi». Anche in questo senso la storia può diventare magistra vitae! Quando ci sia l’impegno di «restare fedele alla terra, alla sua miseria, alla fame, alla morte... completamente solidale con il male e con il peccato del fratello» (Dietrich Bonhoeffer, citato proprio oggi nel nostro amato “Avvenire”), senza però perdere di vista la meta, come proprio la liturgia di quest’ultima domenica ci invita a fare: inter mundanas varietatem, ibi nostra fixa sint corda, ubi vera sunt gaudia. Allora, e solo allora, il problema qui trattato non avrà più ragion d’essere. Grazie a Dio! E, grazie a Lei, per la benevola attenzione.

don Angelo Lovati

Seguo il suo ragionamento sino in fondo, caro don Angelo. E non faccio fatica neanche a immedesimarmi nei suoi sentimenti e ricordi giovanili legati al piazzale Cadorna e all’omonima stazione di Milano. Come lei, e come il sindaco del Comasco, che lei cita sono, poi, convinto che una democrazia è forte se sa affrontare tutte le pagine della storia, e dunque fatti e personaggi sia positivi sia negativi. Ma, come ho rapidamente annotato in quel brevissimo commento del 21 agosto scorso alla proposta di intitolare a Gino Strada i luoghi milanesi oggi intestati a Luigi Cadorna, sono sempre più convinto che uomini come il “decimatore” della Prima guerra mondiale e il dittatore Benito Mussolini vadano lasciati ai libri di storia. A vie e piazze è bene dare nomi giusti di persone giuste. O, almeno, non terribilmente ingiuste. È un sano criterio morale, per non lasciare tutto ad abitudine e calcolo politico.