Opinioni

Da oggi Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. Per restituire il suo cuore al Vecchio Continente

Mimmo Muolo sabato 26 settembre 2009
Il gesto con cui Benedetto XVI aprirà di fatto il suo viaggio nella Repubblica Ceca, sabato poco dopo mezzogiorno, potrebbe apparire a prima vista soprattutto un atto devozionale. L’incoronazione della famosa statua del Gesù Bambino di Praga, invece, va ben al di là del suo pur importante valore religioso e offre la principale cifra interpretativa di questo pellegrinaggio che fonde in sé passato recente e futuro prossimo del Paese mitteleuropeo e, a ben vedere, dell’intero continente. Quell’atto di incoronazione è, infatti, un chiaro segnale che il Papa trasmette non solo alla secolarizzata società ceca, ma a tutta l’Europa, affinché ritrovi le proprie radici cristiane. Quelle stesse radici che il comunismo, con la tragica illusione dell’ateismo di Stato, si è impegnato a fondo per estirpare e che oggi un altro tipo di ateismo – meno ideologico, forse, ma di certo non meno pericoloso – punta a cancellare.Da questo punto di vista, il viaggio di Papa Ratzinger in uno dei Paesi-chiave ai tempi della guerra fredda assume una valenza simbolica ancora più forte. Qui nel 1968 è esplosa si è drammaticamente consumata la primavera di Praga, qui nel 1989 s’è accesa e ha vinto la straordinaria "rivoluzione di velluto". Ma questo è anche uno dei Paesi più secolarizzati d’Europa, con quasi il 60 per cento di non credenti e una Chiesa cattolica, che pur essendo la confessione di gran lunga più radicata (31 per cento), è pur sempre minoritaria tra gli oltre 10 milioni di abitanti.A vent’anni esatti dalla caduta del regime sovietico, dunque, Benedetto XVI si reca a visitare la Repubblica Ceca, per ricordare quel fondamentale passaggio storico, ma anche per assumere la croce di una situazione socio-religiosa complicata e difficile e proiettare nel futuro l’impegno della rinata comunità cristiana.Ma che cosa è avvenuto in questi vent’anni? Che cosa ha prodotto nei Paesi dell’ex blocco comunista il ritorno alla libertà politica? La secolarizzazione con cui la Chiesa cattolica ceca – ma il problema è di tutto il Continente – si trova a fare i conti, indica una priorità di impegno, sulla quale più volte lo stesso Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione e che, non è difficile prevederlo, costituirà anche l’intonazione di fondo dei suoi discorsi di sabato, domenica e lunedì. Del resto il Papa lo ha già detto all’Angelus del 20 settembre: «La Repubblica Ceca si trova geograficamente e storicamente nel cuore dell’Europa e, dopo essere passata a traverso i drammi del secolo scorso, ha bisogno, come l’intero Continente, di ritrovare le ragioni della fede e della speranza».In tal modo questa visita si iscrive nella scia dei grandi viaggi europei del Pontefice tedesco. Dal grandioso discorso di Regensburg, passando per la Polonia e Auschwitz, fino a toccare l’Austria di Mariazell e Vienna e la Francia di Lourdes e Parigi, oltre che naturalmente l’Italia delle diverse diocesi e della fede di popolo, Benedetto XVI ha dispiegato in questi primi suoi anni di Pontificato un vero e proprio "magistero continentale", che si aggiunge e completa quello di Giovanni Paolo II. Un magistero che indica al Vecchio Continente la strada di una fede pensata, amica dell’intelligenza, e di una razionalità allargata fino a ricomprendere le istanze della trascendenza. Una riflessione offerta anche al migliore pensiero laico, per suscitare nuovi-antichi spazi di lavoro condiviso e di convergente impegno per il bene comune.Di questo magistero, a Praga e Brno, il Papa certamente ci offrirà un nuovo capitolo. Quello nella Repubblica Ceca è davvero un viaggio nel cuore dell’Europa.