Opinioni

Napoli, la bambina ferita. L'Italia affronti il dramma immenso della camorra

Maurizio Patriciello venerdì 26 maggio 2023

Aveva solamente quattro Noemi, quando, a Piazza Nazionale, a Napoli, mentre passeggiava con la mamma, fu ferita gravemente da un proiettile esploso da un killer della camorra, impegnato in un’assurda sparatoria contro il suo rivale. La bambina porta ancora nel suo corpo i segni di quella vigliaccata. È successo ancora.

È una serata tranquilla. Il cielo, stressato dalle continue piogge, sembra voler regalare qualche ora di tranquillità. Tutti approfittano della tregua. Si esce di casa. Si trascorre qualche ora lieta. Il calendario segna martedì 23 maggio. Non è una data qualsiasi, ma la dolorosa ricorrenza della strage di Capaci. Una tragedia scolpita nella memoria e nel cuore degli italiani onesti. È confortante vedere che anche chi in quel terribile sabato di 31 anni fa non era ancora nato, sfila per le strade per dire no alla mafia. Occorre lavorare sodo per alimentare il disgusto del male e il fascino del bene. Occorre allenare la coscienza perché non ceda il posto al pessimismo, alla rassegnazione, o, peggio, alla disperazione.

Sono le dieci di sera di martedì. Una famiglia di Pollena Trocchia, nel Napoletano – genitori e due bambini –, si avvia verso una rinomata gelateria a Santa Anastasia. Tutto tranquillo. Una passeggiata, un gelato e si ritorna a casa, il programma è questo. E invece, no. Il gelato non sarà mai mangiato e a casa, quella sera, non si fa ritorno. Due giovanotti – dopo una banale lite con il proprietario del bar – a bordo di una moto, incuranti dei presenti, iniziano a sparare con una pistola e un mitra. È il panico.

Possibile che esista gente tanto sciocca e crudele da mettere a repentaglio la vita di intere famiglie senza motivo? I colpi feriscono il papà e la mamma ma è Assunta, la loro bambina, di dieci anni, ad avere la peggio. Ferita al volto viene trasportata all’ospedale Santobono e sottoposta a due interventi chirurgici. I credenti parlano di miracolo. I sanitari di un evento strepitoso. L’osso, infatti, ha deviato il proiettile. Assunta quasi certamente ce la farà. Come Noemi. E come Noemi, oltre alle cicatrici sul corpo le rimarranno quelle che le scalfiranno l’animo.

I protagonisti di questa assurda sparatoria hanno 19 e 17 anni. Ancora una volta ci troviamo di fronte a dei quasi ragazzi. Entrambi provengono da contesti familiari camorristici. Al minorenne fu ammazzato il suo papà dieci anni fa in un agguato. Proprio come Francesco Pio Valda, l’assassino di Francesco Pio Maimone, ucciso senza un perché a Mergellina pochi mesi fa. Anche lui aveva il padre ucciso e un fratello in carcere per tentato omicidio. Anche lui aveva subìto il fascino della malavita e delle maledette armi. Anche lui amava atteggiarsi a guappo. Anche a lui la pistola in pugno dava un senso di onnipotenza.

La folle sparatoria di Santa Anastasia non va ridimensionata, né considerata alla stregua di un atto di bullismo finito male. È da iscriversi, invece, a piano titolo, nella logica perversa della microcriminalità ammaliata dalla camorra. Non è pensabile che per una banale discussione ci si armi di pistole e mitraglietta e si spari all’impazzata in pieno centro urbano. Solo “per miracolo” si è evitata la strage. Ma noi siamo stanchi di invocare “miracoli” come questi. Chiediamo, invece, per l’ennesima volta, che anche a Napoli si possa vivere sereni. Che nessun bambino più debba correre il rischio di essere ucciso o rimanere invalido per il resto della vita. Pretendiamo che si faccia finalmente piena luce sui tanti clan della camorra, i loro legami, le alleanze, gli agganci, i futuri aspiranti camorristi. I ragazzi a rischio devono essere aiutati, seguiti, educati e, se necessario, allontanati dai loro contesti familiari mafiosi.

Napoli è stanca di piangere morti innocenti. Annalisa Durante, Lino Romano, Silvia Ruotolo e tante altre vittime innocenti della camorra ancora gridano giustizia. L’italia tutta e l’Europa hanno il dovere di affrontare sul serio il dramma immenso della camorra, anche e soprattutto, quando non fa chiasso e non insanguina le strade.