Opinioni

Media: il richiamo e l'esempio del Papa. Con parole che camminano

Chiara Giaccardi domenica 23 marzo 2014
Papa Francesco continua a darci lezioni. Non dalla cattedra, ma camminando. C’è un’e­spressione inglese che rende bene l’idea: walk the talk ('camminare' le parole, anzi­ché semplicemente 'enunciarle'). Nella Lu­men Fidei , al n. 9, si dice che la stessa «fede vede nella misura in cui cammina». Senza camminare non si ve­de, e si parla a vanvera. Francesco 'cammina le paro­le'; e dunque i suoi passi parlano. Con autorevolezza, credibilità, forza, libertà. Perché la verità fa liberi, sfug­ge ai sempre maldestri tentativi di strumentalizzazio­ne e non ha paura del confronto. Camminare col pas­so del 'popolo' e parlare da questa prospettiva è il me­todo che Francesco ci sta indicando. Lo ha fatto anche ieri mattina, all’incontro con il Corallo, coordinamen­to delle emittenti radiofoniche e televisive cattoliche profondamente radicate su tutto il territorio italiano e sostenute in grandissima parte da lavoro volontario. Un ruolo importantissimo, proprio nell’ottica di quel­la «comunicazione come prossimità» di cui parla il mes­saggio per la 48a Giornata mondiale delle comunica­zioni sociali: emittenti che esprimono – come tutti i media d’ispirazione cattolica, ma con specifica voca­zione – l’impegno della Chiesa «a essere vicina e ami­ca di ogni persona, e parlare alla gente lì dove abita, vi­ve, lavora, ama, soffre». Una vera 'rete' di persone e non di cavi, semplice e popolare, capace di chiamare le per­sone per nome e camminare col loro passo. Proprio per la sua prossimità, l’emittente radicata sul territorio non si limita mai solo a informare, ma si prende cura, dà voce, valorizza, denuncia, accompagna. L’articolazione tra il livello locale, quello nazionale e quello globale è oggi più che mai delicata e vitale. E co­sì come nella Chiesa, anche nell’ecosistema mediale è importante valorizzare l’«armonia nella diversità» di cui ha parlato Francesco, la sinergia anziché la sparti­zione di competenze, senza «andare per la logica che il pesce grande ingoia il piccolo». Un incontro signifi­cativo dunque, per delineare la fisionomia di un eco­sistema, quello dei media cattolici dentro quello me­diale più generale, che, come tutta la chiesa del resto, ha iniziato una importante stagione di rinnovamento. Qual è il punto di partenza? Come ha sottolineato Pa­pa Francesco, «il clima mediatico ha le sue forme di in­quinamento, i suoi 'veleni'». Aprire le finestre del­l’infosfera significa lasciar entrare lo spirito e non solo la materialità del dato di fatto, la speranza e non solo il riconoscimento del male e della violenza, il rispetto per la dignità e non solo la spettacolarizzazione masche­rata da diritto di cronaca. Non rassegniamoci dunque all’aria sporca, facciamo «circolare aria pulita che dia ossigeno alla mente e all’anima»! Tre strade su cui camminare, e tre pericoli da cui guar­darci. Le strade sono la verità, la bellezza e la bontà. Di­re la verità anche quando costa, rispettandone la com­plessità, dialogando con tutti. Come ogni strada anche questa ha i suoi rischi, le sue trappole: l’intellettualismo, l’astrazione. Stiamo attenti a non diventare «intellettuali senza intelligenza»! La bontà, che non sempre (anzi ra­ramente) è notiziabile deve emergere, ma senza tra­sformarsi in 'eticismo', in stucchevoli retoriche senti­mentalistiche. E la bellezza, che è tutt’uno col vero e col buono, non deve diventare estetismo, maschera, artificio. I tre peri­coli: la diffamazione e la calunnia, gravissimi atti lesivi della dignità e dell’integrità delle persone. Ma, ancor più, la disinformazione. Che non è solo menzogna, ma anche quella 'mezza verità' che ci fa comodo dire, che ser­ve ai nostri interessi, e ci fa occultare la parte scomoda. Che è esattamente il meccanismo dell’ideologia. Un ri­chiamo importante, infine, per gli operatori dei media: la professionalità non è sufficiente, se non si coniuga con la capacità di prossimità, che è sempre una capacità di vedere il volto dell’altro, che disarma ogni tendenza all’a­strazione, alla strumentalizzazione, alla spettacolarizzazione. Come si legge nel messaggio per la Giornata Mon­diale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno, «Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza». Parole, quelle di Francesco, di incoraggiamento e di una speranza che non si nasconde le difficoltà, ma guarda con fiducia al futuro e alla nostra – di tutti – capacità di trasformarlo.