Opinioni

Il direttore risponde. Oltre l’Italia del redditometro

venerdì 28 ottobre 2011
Gentile direttore, leggendo gli articoli relativi all’ennesimo redditometro (quelli precedenti non hanno mai dato i risultati sperati, infatti sono stati abbandonati, e anche in fretta) mi viene da pensare che il rimedio contro l’evasione fiscale possa diventare ben più grave del male stesso. Non ci vuole molto a capire che avendo il contribuente la possibilità di scaricare il programma per il redditometro e di verificare a priori se sta nei parametri o se è a rischio controlli, se si rende conto di essere vicino alla soglia farà di tutto per acquistare più beni o servizi possibile in nero in modo da non mostrare di aver fatto quelle spese. L’esempio più lampante potrebbe essere ad esempio il corso di lingua che finisce a pieno titolo nel redditometro. Se il contribuente sa di essere in zona pericolo, oltre al risparmio dell’Iva avrà una ragione in più per mettersi d’accordo con l’insegnante per fare tutto senza alcun giustificativo fiscale. A quanto ammonta lo stipendio di chi non è riuscito a capire che questo redditometro non porterà da nessuna parte?
Mario Moreggi
Il suo ragionamento, gentile signor Moreggi, fa purtroppo poche grinze, ma decisive. La principale, non me ne voglia troppo, concerne la mentalità che lei dà per scontata e alla quale si allinea: penso infatti che non ci sia «ragione» nel mettersi d’accordo contro se stessi, perché questo – in un Paese civile – è l’evadere le tasse. Non so dove ci porterà il redditometro, so che vorrei un’Italia nella quale ci siano onestamente solo redditi, e non "metri" approssimativi (e sempre contestabili) per stimarli.