Opinioni

I nodi da sciogliere. Oltre le «omissioni» e l'autoreferenzialità

Giorgio Merlo sabato 15 dicembre 2018

Caro direttore,

la necessità di avere uno strumento politico e organizzativo capace di raccogliere la sfida che proviene da settori consistenti dell’area cattolica italiana – pur sempre articolata e molto plurale al suo interno – si fa sempre più stringente. Del resto, la fine dei 'partiti plurali' – con, da un lato, il lento tramonto del Partito democratico e, dall’altro, il progressivo esaurimento di Forza Italia – e il 'ritorno delle identità' sono a mio giudizio la premessa per una svolta politica ormai necessaria.

Anche le riflessioni avanzate in queste ultime settimane da autorevoli esponenti della Chiesa italiana – a cominciare dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti – e da molti dirigenti dell’associazionismo cattolico di base vanno nella direzione di ridare voce, sostanza e prospettiva a un rinnovato impegno dei cattolici. Ovviamente un impegno laico, profondamente democratico, squisitamente riformista ma, soprattutto, ancorato a una cultura che affonda le sue radici nella storia e nell’esperienza del cattolicesimo politico italiano. Ecco perché, allora, è quantomai urgente richiamare almeno 3 nodi che andranno definitivamente sciolti nelle prossime settimane.

Innanzitutto, va perseguito un disegno che definisca una presenza il più possibile unitaria dei cattolici sensibili all’impegno politico nella stagione contemporanea. Nessuna rivendicazione anacronistica e fuori luogo, come ovvio, dell’unità politica dei cattolici, ma una precisa assunzione di responsabilità di fronte all’emergenza politica e democratica che vive il nostro Paese. Sotto questo aspetto, è indispensabile superare i comprensibili personalismi e la tentazione, vecchia come il mondo, di ridurre la molteplicità e la ricchezza delle pluralità delle voci presenti nella società alla propria esperienza personale o di gruppo. L’autoreferenzialità assieme al vizio di porre la propria esperienza come l’unica in grado di ricomporre il tutto sono e restano alla base dell’impotenza e della irrilevanza del cattolicesimo popolare e sociale nell’attuale fase storica.

In secondo luogo va preso atto che una cultura politica, un pensiero politico e una tradizione culturale e ideale hanno un valore, e un senso, nella misura in cui sanno far fermentare e lievitare la società in cui quella cultura, quel pensiero e quella tradizione operano e aggregano. Sarebbe curioso arrivare alla conclusione che c’è un grande fermento nell’area cattolica italiana per un rinnovato impegno politico, che ci sono energie fresche per inverare quell’impegno, che c’è una cultura attuale e moderna capace di portare un contributo significativo per affrontare e cercare di risolvere i problemi della nostra società, che esiste una classe dirigente di qualità a livello periferico e centrale in grado di uscire dall’isolamento dopo anni di letargo e di impegno nelle retrovie e poi, all’ultimo, abdicare o ritirarsi perché non sufficientemente organizzati. Se così fosse, non potremmo non prendere atto del monito presente nell’Octogesima adveniens che parlava di un «peccato di omissione» per denunciare l’assenza dei cattolici dall’agone politico.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, occorre prendere atto che la politica è fatta di appuntamenti. Elettorali e non. E la prossima scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, soprattutto in questa contingente fase storica, non può registrare l’assenza in Italia di una presenza politica popolare, riformista, democratica e cristianamente ispirata. E questo non solo per il sistema elettorale proporzionale che esalta la personalità delle singole forze politiche e la valenza del conseguente progetto politico, ma anche perché il contributo per una Europa comunitaria, democratica, federale e unita non può prescindere dall’apporto della cultura democratico cristiana e cattolico popolare e sociale. Non esserci equivarrebbe a un atto di colpevole diserzione. Ecco perché, ormai, a mio parere, siamo arrivati a un bivio: o matura in modo serio, corretto e coraggioso una precisa assunzione di responsabilità politica in vista anche e non solo dei prossimi appuntamenti elettorali oppure si ritorna tristemente e passivamente nelle retrovie in attesa di nuovi e, a oggi, imprevedibili avvenimenti.

Già deputato del Ppi e del Pd