Opinioni

Appello perché Governo e Parlamento ci ripensino. Nuovi tagli ai Patronati a danno dei più deboli

Annamaria Furlan* mercoledì 25 novembre 2015
Caro direttore la legge di stabilità sta per completare il suo lungo percorso parlamentare in un clima non certo facile per il nostro Paese e per tutta l’Europa dopo i tragici fatti di Parigi che hanno alimentato un clima di paura e di sospetto. Oggi più che mai abbiamo bisogno di unità e di coesione sociale per sconfiggere il terrorismo, ricercando la massima condivisione non solo sulle misure per combatterlo, ma anche sulla giustizia sociale, l’inclusione e le scelte eque di politica economica, come ha più volte sollecitato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In quest’ottica, la Cisl ha dato un giudizio positivo su alcuni provvedimenti previsti dal Governo nella legge di stabilità per il 2016 a cominciare dall’abolizione della Tasi sulla prima casa, che era una delle proposte contenute nella nostra leggeriforma di iniziativa popolare sul fisco presentata ai primi di settembre. Anche l’estensione della “no tax area” per i pensionati è una delle battaglie storiche del sindacato e sarebbe un errore non intestarsi oggi questo risultato da cogliere, speriamo, fin dal prossimo anno. Così come è importante il ripristino della tassazione al 10% della contrattazione di secondo livello e prevedere l’intero sgravio fiscale del welfare aziendale che rappresenta uno dei punti più innovativi delle future relazioni industriali incentrate sulla partecipazione dei lavoratori per alzare la qualità dei prodotti e favorire il livello competitivo delle aziende. Tuttavia, molti rimangono i “buchi neri” della Legge di stabilità su cui il sindacato continuerà il suo pressing per le opportune modifiche. Si va dagli stanziamenti davvero miseri previsti per il rinnovo dei contratti pubblichi, alle misure insufficienti per stimolare la crescita e gli investimenti, in particolare nel Mezzogiorno e nelle aree depresse del Paese. La decontribuzione per i neo assunti deve essere collegata al credito d’imposta per favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Se non si modificano, poi, le norme troppo rigide della legge Fornero sull’età pensionabile (le più penalizzanti in Europa), ripristinando una giusta flessibilità in uscita, ci saranno poche possibilità di turn over nelle aziende e nel pubblico impiego. E poi c’è l’ennesimo taglio al finanziamento ai Caf ed ai Patronati. Per questi ultimi la riduzione di risorse arriva dopo quella già pesante dello scorso anno, senza contare che l’erogazione del fondo avviene a rimborso di spese già sostenute dagli stessi Patronati, visto che lo Stato non ha versato ancora il saldo per il 2012 e i conguagli per i rimborsi degli anni successivi. La riduzione delle risorse interviene sul finanziamento di attività già svolte: è come se a un’azienda, dopo che questa ha ormai erogato un servizio, venisse tolta una parte dei ricavi. Una situazione davvero incresciosa. Inoltre, questa manovra rischia l’incostituzionalità: il fondo per i patronati è alimentato da una piccola percentuale dei contributi previdenziali sulle buste paga dei lavoratori e ora il Governo vuole invece utilizzarla per la fiscalità generale. A chi saranno destinati ora questi soldi? Si vuole forse spianare la strada a consulenti privati e faccendieri, costringendo i cittadini a pagare per prestazioni cui hanno diritto per legge? Siamo in un situazione paradossale: il Governo, da una parte, alza la soglia del contante e continua a tutelare e, persino, a incentivare il gioco d’azzardo; dall’altra, taglia i servizi di assistenza ai cittadini più deboli offerti gratuitamente dai Patronati, senza mettere mano a una riforma del settore che potrebbe fare chiarezza e trasparenza su chi offre davvero un servizio di pubblica utilità e di qualità ai pensionati, ai disoccupati, agli immigrati. Questo ennesimo taglio delle risorse comporterà solo la fine dei servizi svolti dai Patronati in maniera sussidiaria e gratuita nel nostro paese, e comporterà un aggravio di oltre 650 milioni per l’intera Pubblica amministrazione – 570 milioni di euro solo per l’Inps – e metterà a rischio il lavoro di almeno 3mila persone. Ci chiediamo, insomma, quale sia la ratio di un tale provvedimento e speriamo che Governo e Parlamento ci ripensino subito, azzerando i tagli e ponendo le basi per una riforma seria di questo settore così vitale. Noi faremo di tutto per far rispettare le norme della Costituzione che riconoscono la funzione importante di tutela e di garanzia per tutti i cittadini svolta nel nostro Paese dai Patronati per una società più giusta, più equa e solidale. *Segretaria generale della Cisl