Opinioni

Stati Uniti. Il no alle nozze gay costa il posto all'ad di Mozilla

Antonella Mariani sabato 5 aprile 2014
Un peccatuccio di gioventù, si potrebbe dire. Mille dollari investiti sei anni fa in una campagna elettorale oggi gli sono costati una poltrona da amministratore delegato in uno dei colossi del Web. Nel 2008 Brendan Eich commise la “imprudenza” di sostenere con un contributo (modesto, per le sue tasche) il comitato promotore del referendum che in California avrebbe abolito il matrimonio gay. Mal gliene incolse: pochi giorni fa, appena nominato Ceo di Mozilla, lo “scheletro” è rispuntato dall’armadio, scatenando il finimondo nel Web, ambiente notoriamente “liberal” e democratico. Democratico a parole, però. Un sito di appuntamenti molto popolare negli Usa ha chiesto ai suoi utenti di usare sistemi di navigazione concorrenti a Firefox di Mozilla per accedere ai contenuti. Il povero Brendan, che tra l’altro della società è stato uno dei fondatori, è stato apostrofato – sempre sul Web, evviva la libertà – come «omofobo» e «bigotto» e, un paio di giorni fa, scaricato dalla stessa presidente della Fondazione Mozilla. Mitchell Baker, in un accorato post sul suo blog si è chiesta, lacrime agli occhi, come poter tenere insieme il forte valore aziendale della «eguaglianza di tutti» con quello della «libertà di parola». A sollevarla dall’incombenza di dare una risposta all’amletico dilemma ci ha pensato lo stesso Brendan, togliendo il disturbo, casomai Mozilla, la sua creatura, rimanesse vittima del boicottaggio digitale a causa del grave “peccato” commesso sei anni fa. Libertà di opinione per tutti, tranne che per lui. La vicenda lascia aperti ampi interrogativi: le “dimissioni forzate” potrebbero capitare in sorte a ciascuno di quel 52% dei votanti californiani che fecero approvare la Proposition 8 (peraltro successivamente abrogata dalla Corte Suprema) e dunque si espressero contro le nozze gay? Ciò che è accaduto all’ormai ex Ceo di Mozilla, in effetti, ha un sapore fortemente intimidatorio. Il bello è che la discussione in molti siti web è taggata alla voce “omofobia”, come se essere contrario alle nozze gay fosse uguale a odiare i gay, e comprende dottissime dissertazioni sull’etica dell’hi–tech, per definizione inclusiva e mai discriminatoria. Ma, evidentemente, conformista. E in questo caso, incontestabilmente intollerante.