Il direttore risponde. Quelli che «non vogliono la mamma» E temono la semplice verità del dialogo
Caro direttore,
srotolando uno striscione imponente un gruppo di una dozzina di studenti ha cercato di impedire il sereno svolgimento della presentazione del mio libro “Voglio la mamma” all’Università di Roma3. E avvenuto ieri, all’aula 7 della Facoltà di Giurisprudenza. Per fortuna gli organizzatori e gli studenti presenti si sono battuti affinché la presentazione avesse luogo secondo il programma stabilito. Alla fine abbiamo volentieri dato la parola ai contestatori, che in realtà non hanno contestato niente di quanto detto. Non avevano argomenti da opporre ai nostri. Avevano una pregiudiziale: «Un libro omofobo non deve entrare all’università, uno scrittore omofobo e antiabortista non deve parlare qui». Sono rimasto abbastanza impressionato. C’è un salto di qualità nel contrasto agli argomenti che anch’io porto e alla visione antropologica che anch’io sostengo: dal tentativo di ignorare fatti e opinioni scomode, si è passati quello di deriderli, ma vista l’inefficacia dei primi due mezzi, da qualche giorno, sembra si sia sia inclini a passare alla “manganellatura”. Segnalazioni massicce sui social network, censura di Facebook al secondo capitolo di “Voglio la mamma” (quello intitolato “Contro il matrimonio omosessuale”), oggi l’attacco alla libertà di pensiero in quel tempio della libertà di pensiero che è l’università. I libertari si sono dimostrati per quel che sono: liberticidi o forse interessati a una sola libertà, la propria.
Avevo messo in conto contestazioni anche pesanti, ma pensavo che avremmo discusso del merito degli argomenti proposti, ci saremmo divisi in pro e contro il matrimonio omosessuale, in pro e contro l’utero in affitto, in pro e contro l’eutanasia. Invece, per la debolezza degli argomenti contrari a quelli sostenuti anche da me, nel merito nessuno vuole discutere. Provano a tapparci la bocca, a negare il nostro diritto di esprimerci. Il grande striscione srotolato ieri all’Università faceva leggere un “FUORI” scritto in rosso a caratteri capitali: “Fuori gli omofobi e gli antiabortisti dall’università”, firmato: Verso il Gaypride, coordinamento link. I contestatori non erano lì per ascoltare o confrontarsi. I contestatori erano lì per impedire la presentazione di un libro all’università. Noi abbiamo dato loro la parola. E li abbiamo ascoltati. La differenza è tutta lì. Noi non abbiamo nessun astio, nessuna ostilità preconcetta, ascoltiamo volentieri ogni argomento. Purtroppo non ce n’erano. E la distanza tra chi è aperto e chi è oscurantista, si è misurata. Bisogna continuare. E anche io continuo.
Mario Adinolfi