Opinioni

Non tacere mai e mai sbattere mostri e mostruosità in faccia ai lettori

mercoledì 9 settembre 2020

Caro direttore,
ho appena visto, per l’ennesima volta, la scena dell’uomo nudo con un sacchetto in testa, bloccato da alcuni poliziotti americani: scena straziante, d’una violenza inaudita, che non deve essere divulgata, a qualsiasi ora, sulle reti televisive. Mi dispiace ma la qualità dell’informazione, non viene più tutelata, e non è più un valore per un giornale, per una trasmissione televisiva o un sito internet, Facebook, Instagram, Twitter ecc. Ci si abitua alle notizie, ai filmati e alle fotografie violente, e anche facendole vedere ripetutamente, come trasmissioni e articoli insistenti, che raccontano di drammi familiari, invece di farli diminuire li fanno aumentare. Con questo non sto affermando che le notizie non vanno date, anzi, ma devono essere date senza enfatizzazione e senza ostentare scene violentissime. Mi permetta di farle, al riguardo una domanda: a tutte le ore in tv e tutti i giorni su tutti i giornali si intrattiene il pubblico sul grave è umano caso di Viviana Parisi e del figlioletto mentre non si hanno più notizie del delicatissimo caso di corruzione in una caserma di Carabinieri a Piacenza. Ecco: su un caso personale, dove occorrerebbe un po’ di silenzio per non fomentare dolore ai familiari e ipotesi non corrette, fiato alle trombe, mentre su un caso, che aggiunto al caso Cucchi e ai disdicevoli fatti della caserma Diaz di Genova, aprono una discussione sulla gestione del controllo delle forze dell’ordine nel nostro Paese, il silenzio totale, mi pare quantomeno da denunciare e da chiederne spiegazione a chi ama la libertà e verità d’informazione nella costruzione di un senso critico nel lettore o nel telespettatore.

Enrico Reverberi

Lei, caro signor Reverberi, rivolge a me domande che sono scomode per altri. Ma sono domande giuste. Ed è necessario farsele, e sempre di più in tempi di tentazioni truculente anche nel condurre battaglie informative sacrosante. Non ho timore di dirlo, perché lo stile 'Avvenire' è di non tacere mai e, al tempo stesso, di non sbattere mostri e mostruosità in faccia ai lettori. Uno stile che non dovrebbe essere una bizzarria, visto che è lo stesso al quale sono stati formati tanti cronisti di valore e che anch’io ho imparato a sentire mio, in anni ormai lontani, grazie a maestri della mia professione, laici e cattolici, attenti senza distinzioni e con uguale sensibilità umana a questi 'fondamentali' del giornalismo. Si può e si scrivere e mostrare tutto ciò che è necessario senza indulgenze per i forti e senza lasciarsi travolgere (e far travolgere) dal male, questo so. E, finché mi tocca, assieme ai miei colleghi questo continuo a fare.