Opinioni

DIETRO UN ALIMENTO: TERRITORIO E COMUNITA'. Non solo prodotto, dono

Paolo Massobrio venerdì 11 ottobre 2013
Notizie che non si leggono diffusamente sui giornali e non sai perché. All’Anuga di Colonia, fiera internazionale del cibo (ma oggi si dice food per essere corretti), nei giorni scorsi è stato sventato un nuovo tentativo di contraffazione dei gioielli gastronomici italiani. I rispettivi Consorzi di tutela, infatti, hanno ottenuto dalle autorità tedesche il sequestro immediato di falsi Parmigiano Reggiano, Asiago e Pecorino Romano prodotti da una ditta statunitense. Un primo atto di giustizia, che tuttavia non si fila pressoché nessuno. E neppure si parla dell’annata castanicola che quest’anno si presenta, un po’ dovunque, con un raccolto scarso. Da dove arriveranno allora i marroni che vengono offerti agli angoli delle strade o nelle sagre di mezza Italia?Dipende, perché c’è sagra e sagra. Quella che si celebra ad esempio a Castione di Brentonico, sabato e domenica 19 e 20 ottobre, racimolerà tutte le castagne possibili degli alberi di questo scorcio di Trentino. Fulvio Viesi è il presidente della Confraternita della castagna ed è una persona straordinaria che ha dato vita anche alla rete delle "Città della castagna", in Italia. Fa anche l’assessore del Comune di Brentonico e la prima cosa che lo ha colpito, quando ha preso in mano questa attività che entra di diritto nel novero del volontariato, è che non facessero più, da anni, la "Festa dell’albero" nelle scuole elementari.Già quante cose non si fanno più in questa Italia che per anni ha vissuto sui contributi pubblici. La crisi sta diventando un eccezionale spartiacque che mette in risalto il valore delle cose. Spariscono quelle che si facevano per gioco, rimangono quelle che avevano un valore. E nel campo alimentare i valori sono tanti, se pensiamo all’indotto che riesce a generare un qualsiasi prodotto identitario preso seriamente. Anche la castagna, oggetto di alta pasticceria, o base per una teoria di birre artigianali che ormai non si contano più. Ma anche queste sono notizie che difficilmente si leggono, così come quelle di un’Italia di associazioni e di passioni che tiene in piedi ciò che è stato trasmesso dal passato. Questa primavera a San Zeno di Cassola, frazione del Vicentino, ho visto coi miei occhi un’intera comunità mobilitata per accogliere 90mila persone attorno al loro asparago bianco, che nasce sui terreni acciottolati che respirano l’umidità del Brenta. Quindici giorni di turni per lavare i piatti, servire a tavola, vendere gli asparagi, con giovani e meno giovani, tutti mobilitati per uno scopo: salvare una tradizione per il proprio paese e dare una mano ai missionari della Diocesi. Sandro Baggio, titolare di un negozio di cose buone a Bassano del Grappa, dove rivende quegli asparagi tutto l’anno (messi in salamoia nei vasetti di vetro), ha insistito perché vedessi quello che è un miracolo di generosità e di affetto. E gli sono stato grato, come lo sono a Fulvio Viesi che ogni anno nobilita la castagna con un concorso dedicato all’abbinamento ideale con i vini trentini, per cercare alleanze e motivazioni attorno a quella che considera una ricchezza della sua terra.Se non ci fosse questo innato spirito di conservazione verso un dono, se la castagna o l’asparago, la ciliegia o il cardo fossero soltanto una questione di mercato o di folklore, alla fine non rimarrebbe niente. Niente di vero e di interessante da raccontare a un Expo 2015, dove l’energia per la vita è anche il dono ricevuto in una data terra che è capace di smuovere tanta gente. Ne vogliamo parlare?​​​​