Opinioni

Le stragi di innocenti. Nel nome di Chiara disarmiamo subito l'economia

Stefania Proietti martedì 14 agosto 2018

Caro direttore,

la conversione di Chiara di Assisi fu uno dei frutti più preziosi della testimonianza di san Francesco. Chiara divenne pietra d’angolo dell’ordine dei minori in un’epoca apparentemente molto religiosa, ma in realtà – come oggi – segnata dalle coscienze in frantumi, con le prepotenze dei più ricchi e forti che gravavano (e gravano) di ingiustizia la vita dei più poveri e dei più deboli. Chiara e Francesco decisero di cambiare il mondo e i loro esempi di vita ci esortano a fare altrettanto. Forse agli occhi del loro mondo quei giovani sono stati ribelli, così come possono apparirlo i nostri giovani quando, sfidando le convenzioni che ci imprigionano, come la schiavitù del consumismo, si fanno riconoscere andando incontro ai poveri o, magari, esponendo un cartello con su scritto “Basta ipocrisia, stop armi ai sauditi”.

Nel medioevo di Francesco e Chiara gli ultimi erano i lebbrosi abbandonati a se stessi fuori dalla città oggi, invece, sono i bambini migranti che muoiono affogati nel Mediterraneo, o di fame, sete e guerra nel Sahel, o sotto le bombe in Siria o in Yemen. Ancora oggi violenze e prepotenze vengono perpetrate a danno di persone inermi. E noi dobbiamo avere il coraggio di santa Chiara che si oppose all’ordine del mondo e ebbe la forza di “lottare”, armata solo di preghiera ed Eucaristia, anche contro le truppe imperiali saracene che assediavano Assisi. Oggi, dobbiamo condannare le bombe che cadono sui civili, donne e bambini, in Yemen e rilanciare l’appello promosso da questa Città della Pace il 27 gennaio 2018 affinché, nel rispetto della nostra Costituzione che «ripudia la guerra», si blocchi finalmente la produzione di bombe nelle zone di Iglesias e Domusnovas. Iglesias, che ha avuto il titolo di Città per la Fraternità 2018, è legata ad Assisi a motivo della sua santa patrona che è proprio Santa Chiara di Assisi. A Iglesias vi è l’unica cattedrale al mondo a lei dedicata. Un legame speciale che ci fa sentire corresponsabili delle sorti di una tra le troppe terre martoriate da una disoccupazione endemica, per cui a molti la produzione di armi appare (ma non lo è!) l’unico modo per poter sfamare la propria famiglia.

È questo il “lavoro” libero, sostenibile, creativo su cui si fonda la nostra Repubblica? Noi crediamo di no, e come Sindaci abbiamo la responsabilità di vegliare sui nostri territori per stimolare uno sviluppo rispettoso della vita, delle persone e del Creato per impedire abusi e speculazioni. Il 7 ottobre prossimo si svolgerà la Marcia Perugia-Assisi per la Pace e la Fraternità, e la Città di Assisi auspica che l’arresto dell’esportazioni delle armi usate in Yemen sia tema centrale di questa manifestazione. È un obiettivo che tutti gli Enti locali che lavorano per la pace dovrebbero sostenere. Ci serve una politica economica che disarmi la nostra economia. Per questo, nei giorni precedenti la Marcia, vorrei invitare i Sindaci d’Italia a partecipare a una tavola rotonda per condividere i progetti di riconversione industriale di pace già conclusi con successo e i progetti ancora in cantiere. Come Chiara seppe mostrare al “suo” mondo una alternativa di vita chiaramente opposta alle convenzioni e tutta protesa verso Dio e il prossimo, noi oggi possiamo ispirarci a quella santa creatività e far emergere l’alternativa a una economia armata, irrispettosa dell’ambiente e della vita. La vita va rispettata e salvata, soprattutto quella dei più fragili e dei bambini! Da Assisi gridiamo con forza che intraprenderemo, senza esitazione, ogni azione possibile per fermare quelle che il grande titolo di “Avvenire” di sabato 11 agosto (proprio nella festa di Santa Chiara) ha definito stragi di innocenti. E siamo convinti che non rimarremo soli, né in pochi. Le armi e la guerra seminano solo morte, che genera odio e altra morte. Solo la Pace è santa e dà prospettive di speranza e di vita.

*Sindaco di Assisi