Opinioni

Boom di incidenti in itinere. Quelle donne morte per «correre» al lavoro

Paolo Ferrario martedì 30 maggio 2017

Laura era sempre di fretta. Con due bambini (e un marito) da gestire arrivava spesso in ritardo al lavoro e il capoufficio non perdeva l’occasione di farglielo notare. Laura, però, non aveva alternative, perché non aveva nessuno che accompagnasse i figli a scuola o che andasse a riprenderli. Era tutto sulle sue spalle. Fino a quel maledetto semaforo rosso che ha cercato di bruciare per non fare tardi ancora una volta. Che, per lei, è stata anche l’ultima.

A quell’incrocio Laura è morta. La protagonista di questa storia è inventata, ma il fatto è, purtroppo, accaduto veramente in tante delle nostre città. Secondo il Primo Rapporto Anmil su Salute e sicurezza sul lavoro, nel primo trimestre di quest’anno sono morte trenta lavoratrici, il doppio rispetto al periodo gennaio-marzo del 2016. Il “cento per cento” in più provocato, soprattutto, da incidenti stradali, i cosiddetti infortuni “in itinere” lungo il tragitto casa- lavoro, dal 2000 equiparati agli infortuni sul lavoro veri e propri.

«Mentre per gli uomini l’infortunio in itinere “pesa” per il 15-20% dei casi – spiega Franco D’Amico, curatore del Rapporto Anmil – per le donne si arriva al 60% e oltre. Generalmente, questi incidenti mortali si verificano tra le 8 e le 9 della mattina». Quando, cioè, le donne, dopo aver accompagnato a scuola i figli e, magari, rigovernato la casa, possono, finalmente precipitarsi al lavoro.

Quello retribuito, visto che, secondo Eurofound, ne svolgono un altro, totalmente gratuito, che arriva a superare di ben 16 ore alla settimana quello degli uomini. Senza considerare che, rileva sempre il Rapporto Anmil, le donne svolgono generalmente “lavori atipici caratterizzati da particolare precarietà” e quindi maggiormente esposti al rischio di infortunio. Se le donne potessero contare su una conciliazione più facile ed efficace, con servizi davvero efficienti e a misura di famiglia, probabilmente dovrebbero correre di meno, essere più prudenti e avremmo anche meno lavoratrici morte sulla strada. Quando in una casa, oltre a figli piccoli, c’è un disabile o un anziano, il carico di lavoro di cura, in gran parte generalmente sulle spalle delle donne, aumenta ulteriormente. Così come purtroppo la velocità, la disattenzione e lo stress al volante.