Opinioni

Si torna a Messa. I frutti di una giusta e saggia condivisione

Marco Tarquinio venerdì 8 maggio 2020

Non torneremo alla normalità tanto presto, lo sappiamo. Il Covid-19 sta (forse) perdendo almeno un po’ della sua carica virale, ma la sfida alla nostra umana fragilità non è conclusa. Rincuora proprio per questo, per la tragica eccezionalità di ciò che stiamo vivendo, per la sollecitudine reciproca che ancora dovremo dimostrarci con civile e cristiana pazienza, la notizia che presto agli italiani, cattolici e di altre confessioni, dal 18 maggio sarà consentito di tornare a celebrare e pregare comunitariamente anche nelle chiese e in altri luoghi di culto. Finalmente. Lo diciamo con gioia, non con fastidio e rammarico. Le scelte giuste e i sacrifici assennati li rimpiangono e li maledicono solo gli stolti. Tanti, pur nei giorni del distanziamento fisico, della pastorale digitale, dei balconi e dei tetti, della comunione esclusivamente spirituale, non hanno mai smesso di essere e di sentirsi Chiesa, senza inventarsi ruoli da "sindacalisti" della Messa partecipata a ogni costo (e chiedo scusa per l’immagine ai bravi sindacalisti). I nostri vescovi hanno invece richiesto, quando è stato necessario, che la prudentissima Fase 2 ci fosse anche per i credenti. Questo il Governo ha saggiamente condiviso. E nel ripreso dialogo così è stato. Questa è la realtà, che tutti possono vedere. Ed è buona e giusta.