Opinioni

Il direttore risponde. «Matteo S. si rilegga il Vangelo di Matteo» I poveri si accolgono e non si usano

Marco Tarquinio giovedì 18 giugno 2015
Caro direttore,
anche oggi (ieri, ndr) il capo di un partito politico italiano ha irriso il Santo Padre sul problema dei migranti. È lo stesso che da sempre fa dichiarazioni che sono, credo scientemente, l’esatto opposto di quanto afferma Gesù al cap. 25 (vv. 31-46) del Vangelo di Matteo sul Giudizio finale. A me pare che il magistero del Papa, sempre riportato da "L’Osservatore Romano" e dal suo quotidiano che correttamente e puntualmente lo commenta, trovi scarso ascolto in molta parte della Chiesa italiana, per cui un gran numero di cosiddetti cristiani, che frequentano normalmente chiese e sacramenti, se ne infischia tranquillamente delle parole del Vangelo e del magistero pontificio e approva senza riserve la linea antipapale e, quindi, anticristiana del proprio capo politico. Non le sembra che questa "confusione" denoti non solo un bassissimo livello di cultura religiosa di quei cristiani, ma, soprattutto, l’indifferenza di molti parroci (e non solo), più impegnati in prediche di incomprensibile teologia che a spiegare il senso vero e concreto del messaggio evangelico e dell’insegnamento del Papa che esige non solo adesione formale, ma comportamenti coerenti nella vita di ogni giorno? Grato se vorrà aiutare me e sicuramente molti altri suoi attenti lettori a uscire da questi dubbi.
Giampiero Rorato
Il capo politico che lei chiama in causa, caro signor Giampiero, è Matteo Salvini. E ieri il leader della Lega Nord ha dimostrato ancora una volta di che cosa sia capace per amor di polemica, arrivando a dare con arroganza (e ignoranza) sulla voce al Papa che chiede «perdono» per chi chiude le porte ai senza niente che bussano. Certe sue irose uscite xenofobe sono forse buone per raccattare qualche voto, e però pessime per specchiarsi senza troppa vergogna nel Vangelo. Un po’, di vergogna, da inadeguatezza e debolezza, la proviamo tutti, ma anche gioia – come dice il Papa – e sprone e incoraggiamento. Il passo di Matteo che lei cita, caro amico lettore, è bellissimo e impressionante. E stento a credere che chi porta il nome dell’evangelista non l’abbia letto o ascoltato almeno una volta nella vita. «...Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? ... In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». Lei e io – come ogni cristiano degno di questo nome – nulla abbiamo da dire a Salvini su che cosa debba fare per salvarsi l’anima (solo lui lo sa, e solo Dio lo giudica). Ma da suoi concittadini abbiamo pieno titolo per dire – gliene importi o meno – che predicatori come lui rendono un pessimo servizio alla stessa gente che dicono di voler difendere. Seminando sospetto e paura, infatti, si raccoglie egoismo e solitudine. Cioè l’esatto contrario, checché sostenga qualche cinico, di solidarietà e comunità, cioè di tutto quello che nei secoli ha fatto in diversi modi ricco e bello questo Paese in cui siamo nati. Tanti – io credo – se ne rendono conto, tanti altri spero che recupereranno sempre più questa saggezza. Altrimenti – e io non lo credo – vivremo davvero male in una nazione con sempre meno bambini e con un terzo delle "famiglie" ormai composto da persone sole. Chi non sa preoccuparsi del povero, mi ha insegnato mia nonna, non sa nemmeno amare la propria famiglia e i propri figli. Quanto alle prediche in chiesa, sul tema delle «migrazioni per forza», della giusta solidarietà, dell’accoglienza secondo umanità e nella legge devo dirle che ne ho sentite di belle forti proprio in questo periodo: dal mio parroco, da vescovi e da voci tra le più alte e ascoltate della Chiesa italiana, a cominciare da quella del cardinale Bagnasco. Ciò non vuol dire che tutte le prediche domenicali siano ugualmente buone e utili, ma come sa, questo è un problema antico… Meno male che accanto alle parole, e prima di esse, ci sono i fatti: la fraterna mano tesa verso tutti i poveri – italiani e no, senza tetto, disoccupati, profughi… – che la Chiesa italiana attraverso la Caritas e grazie alle persone impegnate in una miriade di realtà di volontariato mette a disposizione ogni giorno e ogni notte in ogni angolo d’Italia e in tante parti del mondo, là dove la politica (soprattutto quella delle chiacchiere) non arriva neanche per sbaglio... Il capo politico di cui sopra, Salvini, legge e colleziona evidentemente solo le notizie che gli interessano e con le quali può accendere falò odiosi, ma se aprisse un po’ di più gli occhi e uscisse dal giro stretto dei vecchi e nuovi fan saprebbe qualcosa di tutto questo "ben fare", e ci penserebbe prima di scagliarsi contro papa Francesco e la Chiesa che si china su chi ha bisogno. O, forse, la verità la sa, ma finge di non saperla, per poter fare la sua guerra ai poveri usando persino altri poveri. Una bestemmia umana. Comunque sia, non è solo affar suo. È problema di tutti. Ma soprattutto di chi gli dà credito, tra gli elettori e tra gli altri politici.