Opinioni

Il direttore risponde. Madri in affitto, nulla di nuovo? No, tanto. Per tecniche e affarismo

Marco Tarquinio sabato 7 giugno 2014
​Caro direttore,
mi ha incuriosito su “L’Osservatore Romano” la recensione al libro di Pinchas Lapide “La Bibbia tradita. Sviste, malintesi e errori di traduzione” (Edb) e l’ho acquistato. Leggendolo ho scoperto che molto spesso le discussioni che ci assillano riviste alla luce della Bibbia sono superflue, inutili e fuorvianti. Per esempio, citando Genesi 16,2 e 30,3 Lapide scrive: «Le madri in affitto non sono quindi una novità del nostro tempo». Come cattolici forse abbiamo bisogno di più Bibbia e meno commenti. Buon lavoro
Francesco Zanatta, Brescia
Per aiutare i lettori – che non è detto che ricordino a memoria la Genesi, nonostante lo splendido ripasso che Luigino Bruni col suo originale e profondo approccio sta riproponendo nella serie di articoli de “L’albero della vita” – riporto per esteso i due brani richiamati da Pinchas Lapide e ripresi da lei, caro signor Zanatta. Il primo: «Sarai disse ad Abram: “Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli”. Abram ascoltò la voce di Sarai». (16,2). E il secondo: «Allora essa (Rachele) rispose (a Giacobbe): “Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch’io una mia prole per mezzo di lei”» (30,3). Lei conclude: «Abbiamo bisogno di più Bibbia e di meno commenti». Condivido appieno la prima parte della frase, ma la completerei diversamente. «Abbiamo bisogno di più Bibbia», cioè della sapienza divina che incontra l’umano e l’illumina, «e di meno chiacchiere vuote». Perché sapienti commenti alla Bibbia – soprattutto ai Vangeli con i quali Papa Francesco ci invita a ritrovare una familiarità quotidiana – ci sono invece sempre e comunque di grande aiuto. Ma, per stare sul piano informativo, anche cronache accurate e commenti appropriati aiutano a “vedere” proporzioni e conseguenze di quanto accade nel mondo degli uomini e delle donne. In questo caso, aiutano a "capire" la scandalosa, affaristica e disumanizzante portata della crescente industria della «maternità in affitto». Nulla di nuovo sotto il sole, lei sembra annotare. È vero in parte, ma davvero molto poco. Anzi quasi per nulla. E, comunque, non è affatto una constatazione tranquillizzante. Non sono, infatti, una novità lo sfruttamento e addirittura la schiavizzazione della donna-madre (magari anche per obiettivi in apparenza non ignobili, e per qualcuno persino lodevoli), ma purtroppo sotto il sole del XXI secolo sono nuovi e assai gravi le modalità e gli strumenti (scientifici e commerciali) utilizzati in tali pratiche. Con donne e bambini ridotti a ingranaggi e prodotti di una “catena di montaggio”. Dunque, leggiamo bene la Parola di Dio e non smettiamo di leggere la realtà e di prendere parte per l’umano.