Opinioni

Il direttore risponde. «Una lezione bella e amarissima» Un figlio tenace, che supera il padre

Marco Tarquinio lunedì 21 settembre 2015
Gentile direttore,le racconto la storia di una lezione impartitami da mio figlio, piccolo imprenditore sull’orlo del fallimento (come milioni di altri in questo terribile ventennio). Disperato, forse più di lui, gli proposi di introdurre nel suo negozio un paio di macchine mangiasoldi; avrebbe incassato parecchi soldi, avrebbe evitato il fallimento e avrebbe potuto finalmente sposarsi, avere dei figli. Purtroppo mio figlio ha ereditato da me tutti i grandi valori cristiani perciò mi diede questa risposta: «Proprio tu mi dai questo consiglio? Piuttosto che arricchirmi alle spalle di poveri disgraziati preferisco chiudere». È stata una bella lezione che ho subìto col sorriso sulle labbra e con le lacrime agli occhi perché sapevo quale sarebbe stata la conseguenza. Infatti, poco dopo l’attività di mio figlio ha chiuso i battenti, la sua ragazza l’ha lasciato (forse oggi non esistono più donne disposte a vivere con un disoccupato) e adesso mi ritrovo con un figlio che per non pesare sulle mie spalle è andato a cercarsi un lavoro a duemila chilometri di distanza. Vorrei urlare, ma so che non servirebbe a niente, questo mondo ormai è troppo marcio per ascoltare chi soffre. Grazie a questa miseria imposta per ridicole e false ragioni “economiche” è possibile cancellare persino quei fondamentali diritti dell’uomo che sono nati grazie agli insegnamenti di Gesù Cristo. Non è un caso che papa Francesco venga ignorato, e a volte persino insultato, dalla feccia che circola e ha potere in Italia.Angelo CasamassimaIL DIRETTORE RISPONDE:Penso che lei debba essere orgoglioso di suo figlio, che ha preferito fallire in una sua impresa commerciale piuttosto che contribuire ai fallimenti di altre persone attraverso la propria complicità affaristica con i signori di Azzardopoli. E credo che, in realtà, lei sia giustamente orgoglioso di lui e della sua “temeraria” tenacia. Penso, gentile signor Angelo, che lei debba essere contento di aver saputo trasmettere a suo figlio valori cristiani (e civili) così grandi e forti da resistere alla “picconata” di un consiglio affettuoso, pressante e totalmente sbagliato come quello di dare spazio alle slot machine. E credo che, nonostante la comprensibile sofferenza che ci sa trasmettere, lei sia contento. Perché un padre può solo essere felice, e deve congratularsi con se stesso, se suo figlio lo supera, confermando così la bontà dell’esempio ricevuto: è molto per merito suo, gentile amico lettore, se suo figlio è riuscito a dirle di slancio un difficile e saggio “no”. Suo figlio l’ha superata perché ha voluto, ha fortemente voluto, essere alla sua stessa altezza. E questo vale moltissimo per entrambi, per tutta la vostra famiglia e non solo per essa.Penso anche che lei debba essere consapevole del coraggio e della dignità di suo figlio, che ha fatto la valigia dell’emigrante e si è rimboccato le maniche per non rassegnarsi a una vita da senza lavoro. E sono profondamente convinto che lei abbia ottimi motivi per farsi sentire da tutti coloro che hanno potere politico ed economico e giocano partite in cui a perdere sono sempre e solo le persone normali e per bene, qualunque traversia abbiano subìto. Persone come suo figlio. Ecco perché pubblico volentieri e con questa rilevanza la sua “voglia di urlare”. Tenga duro e abbia fiducia nell’uomo tutt’altro che fallito di cui è padre, sono sicuro che lui ce la farà. Ma pretendo anch’io, con lei, una classe politica all’altezza di questi cittadini. Dobbiamo continuare a batterci e a incalzare i nostri governanti perché l’azione politica sia essenziale e utile, con una visione allo stesso tempo alta e concreta che porti a realizzare un sistema socio-economico equo, fondato anche sulla libertà di intraprendere e di emigrare senza disperazione, perciò non più governato dalle logiche dell’azzardo e della speculazione sulle debolezze e le difficoltà altrui. E, poi, caro signor Angelo, nessuno – che sia nato in Italia o in qualunque altro luogo – deve essere messo nell’obbligata condizione di fare migliaia di chilometri, lasciando patria e famiglia, per risollevarsi con il proprio lavoro. Il Vangelo di Gesù Cristo non è un manuale d’economia, è vero. Ma è vita buona e papa Francesco ce lo sta facendo capire con grande forza spirituale e indubbia capacità comunicativa scomodando tanti di noi, credenti e no. E la vita buona chiama, in modo contagioso, alla vita buona. Quella che la dottrina sociale della Chiesa delinea con autentica passione per la persona umana. Chi pensa e vive così, caro amico, riesce a far migliore il mondo e ogni attività umana. Più siamo, più ci crediamo, più lavoriamo per un’economia civile, e prima accadrà.