Opinioni

L'ospite. Le vere priorità e il ruolo della famiglia

Luca Volontè (deputato Udc) martedì 14 agosto 2012

L'omelia per la festa di San Lorenzo è stata una grande occasione per dare un serio messaggio all’Italia da parte del cardinale Angelo Bagnasco. Penso che ci si debba far interrogare dalla sua riflessione su diversi punti. L’arcivescovo di Genova e presidente della Cei invita a testimoniare con le azioni e con le parole chiare, perché anche una sola parola chiara può smuovere, toccare, coloro che si sentono arbitri e detentori di un potere assoluto. Lorenzo che dà tutto ai poveri e non cede né al politically correct né al potere, ma dice parole chiare, testimonia che una strada così limpida e percorribile. In queste settimane e mesi, quante volte la politica ha rincorso l’effimero, ha seguito il politicamente corretto dimenticando e cancellando dall’agenda la povertà crescente, la disoccupazione di giovani e cinquantenni, la condizione drammatica di pensionati e di famiglie con figli. Bagnasco ne parla con molta precisione. E io mi chiedo come si possa pensare di sovvertire la natura dei problemi e delle priorità sociali, discutendo ossessivamente per settimane solo della richiesta di veder riconosciuti i desideri privati di taluni - i portavoce politicizzati delle lobby gay, non certo la generalità delle persone omosessuali - piuttosto che i problemi di tutti. In Italia, la Corte Costituzionale lo ha ribadito in modo chiaro, la famiglia fondata sul matrimonio è un perno essenziale titolare di specifiche tutele. E nessuna confusione è possibile e ipotizzabile con altri tipi di convivenze (su questo punto c’è chiarezza di posizioni dell’Udc, anche se c’è chi finge di non capire). Nel nostro Paese come in Europa, la famiglia creata dall’impegno reciproco di un uomo e una donna e aperta alla vita è, infatti, fattore di sviluppo e di coesione sociale e si rivela ancora e sempre il miglior investimento economico per una comunità civile. Esistono studi consolidati, l’ultimo in italiano presentato lo scorso giugno dal professor Donati, che dimostrano l’indispensabilità della famiglia per la società civile democratica. Nel nostro Paese non esiste una violazione di diritti civili basata sui costumi sessuali, esiste piuttosto una incredibile e costante dimenticanza dei diritti delle famiglie fondate sul matrimonio, soprattutto se giovani e con figli. Nonostante questo, troppo spesso, nel dibattito italiano e internazionale si descrivono i promotori del sostegno alla famiglia come dei retrogradi e oscurantisti. Da cristiano non me ne dolgo più di tanto: chi non ha ragioni adopera il solo argomento che gli rimane, l’insulto. In molti Paesi del mondo e d’Europa, la famiglia è stata e rimane una priorità concreta nelle politiche di sviluppo. Promozione del capitale umano, dignità della persona, famiglia sono il fondamento di ogni politica civile che abbia a cuore, al pari della riduzione del debito pubblico, il futuro di un Paese.Penso che, alla ripresa, sia utile una riflessione anche in sede di Consiglio dei ministri. Lo stesso Bagnasco invita ad un atto di sincero realismo, su dove ci ha portato un modello di società «svincolata», nella quale i desideri personalissimi e solitari sono scambiati con il bene comune. Tornare al patrimonio universale e naturale può trasformare mutevolezza in dinamismo, crisi in opportunità. Perciò è necessario essere sempre attivi, seri e responsabili nella sfera pubblica. Il richiamo alla responsabilità e serietà, ora e dopo le elezioni, appello lungimirante sul quale molti polemizzano per interesse "di bottega", rimane la via maestra. Le priorità sono sotto gli occhi di tutti e queste priorità serie, al di là di tecnicismi, dovrebbero essere al cuore di accordi "multipartisan" almeno quanto la futura legge elettorale. E personalmente, se mi sarà data la possibilità, continuerò a fare con amici del mio e di altri partiti, in Italia e in Europa, la parte che mi tocca. Ho, e abbiamo, solo una cosa che ci sta a cuore: la verità. Perciò sono entrato in politica, perciò continuo a impegnarmi, perciò sarei pronto a uscirne a fronte alta, senza rimpianti né recriminazioni.​