Opinioni

Si può far finire le guerre: ci vuole saggezza di piccoli e occhi di anziani

Marco Tarquinio sabato 23 aprile 2022

Gentile direttore,
sono un maestro elementare in pensione dal 2006, dopo 37 anni di insegnamento. Nella primavera del 1966, nel doposcuola dove – in una 5ª – prestavo servizio, si parlava con i miei scolari delle guerre che anche allora infestavano il mondo. Uno di quei ragazzini di allora, secondo me con grande attenzione e saggezza, disse: «Il Papa (Paolo VI) prega per la pace, ma sono gli altri che non vogliono!». Anni dopo, in un’altra scuola sempre nei dintorni di Modena, i miei pargoli di 1ª (6-7 anni) scelsero saggiamente il metodo per far finire le guerre: non combattimento totale, ma trattative a oltranza (i termini erano naturalmente adatti all’età dei bambini) senza sparare un colpo, fino alla pace definitiva... e poi si sente dire che sono i bambini a non comprendere certi problemi!
Gianluigi Fiori, Modena

Sono d’accordo con lei, gentile e caro amico. Direi che è indispensabile la saggezza dei bambini, a cui buoni maestri e buoni genitori (come lei e come mia madre Graziella, che era una sua collega, maestra sin nell’anima) hanno insegnato a ragionare e a riconoscere le ingiustizie e a denunciarle con vigore, ma anche che «quando si arriva alle mani, ha ragione solo chi smette per primo». Così semplice, da sembrar banale: ma che mondo sarebbe se vivessimo davvero secondo questo principio? Credo, poi, che siano molto utili anche gli occhi degli anziani: invecchiando, si fa sentire l’esperienza e lo sguardo si approfondisce e se si conserva (o si ritrova) almeno un briciolo della saggezza dei piccoli si può davvero sperare di riuscire a sovvertire nelle cose minime come in quella grandi la logica della guerra.