Opinioni

I nuovi muri frutto di tecniche feroci. Le farfalle e il filo spinato

Ferdinando Camon lunedì 28 settembre 2015
Anche ieri vedevamo soldati ungheresi costruire un nuovo muro, un altro, stendendo filo spinato, e c’era qualcosa di strano in quel filo spinato, di molto strano: pareva che volassero via sciami di farfalle. In realtà non sono farfalle. È il moderno filo spinato che è fatto così. Non ce n’eravamo accorti, questa è una novità astuta e maligna. Non è più il filo spinato delle trincee della Grande Guerra, non quello dei Lager, non quello col quale gli allevatori, da noi come nel Far West, recingono le mandrie, che non scappino. È il filo spinato cosiddetto "a lamina", o anche "a rasoio". In Italia non l’avevamo ancora visto, si vede che le recinzioni dei masi e dei pascoli non ne sentono il bisogno. Ma l’Ungheria ha esigenze, diciamo così, militari, ha bisogno di "far più male" a coloro che cercano di superare le sue recizioni, e questo filo spinato "a rasoio" fa più male. L’Ungheria vuole che per quel confine non passi proprio nessuno, grande o piccolo, di giorno o di notte. A questo scopo ci sarebbero le mine. La Croazia, su quel confine, ha campi minati di sessanta chilometri quadrati. Ma le mine uccidono. Il filo spinato ferisce. E per fermare, basta ferire. Ma allora, non bastava il filo spinato tradizionale, quello a due fili ritorti uno sull’altro, di cui uno solo porta addosso, avvolte, le spine a quattro punte, a distanza inferiore al palmo di una mano? No, non bastava. La storia dei campi recintati con questo filo con le spine, è piena di evasioni, e su questo filo a spine un prigioniero può tentare di lavorare con le mani, si farà male ma non tanto. Il filo spinato a rasoio, dicono i fabbricanti (stranieri), «è molto più pericoloso e spaventoso». Perché ogni ala di ogni farfalla termina con le estremità taglienti, come un rasoio appunto, e ogni ala si divarica, formando una T maiuscola. La T ha il braccio trasversale che termina a sua volta, sia a destra che a sinistra, con due punte, una sopra e una sotto. I manuali dicono che «è molto più efficace». Il filo spinato tradizionale aveva un vantaggio nel fatto che potevi tranciarlo a pezzi con una pinza, ogni pezzo lungo una decina di centimetri, in modo che avesse una o due spine a quattro punte, e seminare quelle spine nelle strade dove il nemico passa con veicoli su gomma. Le gomme si bucano. Infallibilmente. Perché comunque le scagli, le spine, che son grovigli di punte tagliate a tranciatura diagonale e quindi acuminate, si dispongono sempre con tre punte sul suolo, ben poggiate, e una punta in su. Perfette per la guerriglia. Il filo spinato usato in Ungheria, che si vede nelle foto del nuovo muro, è più crudele. Però non è che sia insuperabile. La disperazione umana trova scappatoie a tutto. Come la speranza. Avevo un amico (adesso è morto) che era scappato da Mauthausen, e da quando ho visto Mauthausen mi chiedo come diavolo abbia fatto. Ma le poche immagini che abbiamo, di migranti che riescono a passare, ce li mostrano sempre a gruppi: uno con un rampino solleva la rete da destra, un altro da sinistra, e strisciando pancia a terra per il buco qualcuno riesce a passare. Ma ci vuol tempo. Intanto può arrivare la ronda, che va sempre su e giù in jeep. Una delle più brutte immagini del nostro tempo resterà la jeep che cattura un gruppetto di migranti, che strisciano sotto un filo spinato pieno di farfalle che non volano via. Lo avevamo perso di vista, il filo spinato, e nel frattempo ha avuto anche lui, purtroppo, il suo progresso. fercamon@alice.it