Opinioni

La riflessione. La croce, le domande su Dio e l'altra faccia dell'amore

Maurizio Patriciello giovedì 28 marzo 2024

La cosa più bella che mi sia capitata nella vita è stata nascere, ragion per cui ritengo che ogni sforzo deve essere fatto dai singoli, dalla Chiesa, dalla società per permettere a chi vive nel grembo materno di venire al mondo. La Francia, ultimamente, ha gridato a squarciagola la propria soddisfazione per aver inserito il diritto all’aborto nella propria Costituzione. Per il nascituro smembrato nemmeno una lacrima. È triste constatare come il nostro vecchio continente abbia intrapreso la strada del suicidio collettivo. Non ci stiamo. Il solo pensiero che anche noi saremmo potuti finire nella fogna ci è insopportabile. Coloro che hanno avuto la fortuna di nascere, arrivati all’età della ragione, non fanno fatica a credere che qualcuno ha creato il cielo, le stelle, le montagne e gli elefanti. I filosofi più credibili sono i bambini. Crescendo le cose cambiano. Le domande si moltiplicano. Prima di noi, un esercito sterminato di esseri umani si è posto la domanda su Dio, arrivando, però, a conclusioni diverse e contraddittorie. Dio: per alcuni, una montagna da scalare, un enigma da decifrare, un rompicapo di cui fare a meno. Davanti a questo libro sigillato c’è chi si arrende, chi si accontenta di soluzioni comode e chi, imperterrito, continua a scavare. Diamine, siamo arrivati a spaccare l’atomo, a calcolare l’età del sole, possibile che non riusciamo a indagare su chi l’atomo ha fatto scaturire, il sole ha dato alle fiamme? «Ma che dici? – ci ricorda l’ateo –. L’atomo è eterno, l’universo è eterno, la materia è eterna, e tu, altro non sei che un animale tra gli animali. Il più infelice tra gli animali, se dovesse essere vero, perché l’unico che si pone domande». Nessun dio, dunque, all’orizzonte?

Soluzione tragica: essere dotato di intelligenza, e dover rinunciare a pensare; desiderare di rimanere in vita e rassegnarsi alla inevitabile morte; sentirsi incredibilmente piccolo e illudersi di essere potente per il fatto di aver gattonato nello spazio. Non mi convince. Continuo a cercare. Gli autori che, a riguardo, meritano di essere letti e studiati sono i santi e gli atei ferrati. Nei decenni passati sembrò che scienza e fede fossero inconciliabili: l’una doveva, per forza, escludere l’altra. Tanti, soprattutto tra i giovani, furono ingannati da questa falsa affermazione. Oggi le cose non stanno più così. Credere o non credere sono atti di fede uguali e contrari. Lo avevano capito già gli antichi: dal niente non viene fuori niente. Un universo abitato da qualcuno che, sul suo trono, se ne sta con le mani in mano, però, non m’interessa più di tanto. Ciò che mi affascina è il cuore del cristianesimo: Dio è amore. Questa, e solo questa, è la vera rivoluzione, capace di rinnovare l’umanità. L’amore, dunque – non l’onnipotenza – è l’essenza, il Dna, il vero nome di Dio. Quindi è sull’amore che occorre soffermare lo sguardo e fare l’esame di coscienza. Per amore – gratuitamente – sono venuto al mondo. Per amore, Dio si è fatto uomo tra gli uomini, umiliandosi fino ad accettare di essere inchiodato sulla croce. Gesù è l’immenso dono di Dio all’umanità. Amare, dunque, è la mia e la tua vocazione. L’unica, vera, eterna, incommensurabile vocazione. Solo l’amore ci rende autenticamente uomini. È l’amore che potrà cambiare le sorti di questo nostro povero mondo alla deriva.

Ma chi e come dobbiamo amare? Quando, e fino a quando lo dobbiamo amare? Il Vangelo ci viene in aiuto, in quello scrigno troviamo le risposte. Corriamo a tirarlo fuori dalla libreria, permettiamogli di trascinarci per sentieri illuminati. Non opponiamo resistenze se ci chiede di pronunciare una parola, fare un passo, imboccare una strada che, a prima vista, potrebbero anche apparire scomodi. Fidiamoci: chi è sceso dal cielo non per condannarci ma per salvarci non ci inganna. Ma se amare è la verità che dà sapore e colore a ogni nostro agire, per quale motivo gli uomini si fanno e fanno tanto male? Perché si odiano, si invidiano, si calunniano, si dilaniano? Non c’è una sorta di illogica illusione nel perseguire ideali che portano solo a distruzione? Potranno mai assaporare la gioia coloro che stanno tormentando, uccidendo, bombardando migliaia di bambini innocenti e i loro genitori ? Potranno mai illudersi che da queste ecatombe sorgerà l’alba di un mondo nuovo per i loro figli? Non hanno imparato dalla storia che ogni guerra, anche se vinta, è foriera di ulteriori conflitti? Qualsiasi risposta è piccola davanti a domande come queste. Il mistero del male accompagna l’umanità fino al suo tramonto. «Dio nessuno lo ha mal visto». È vero? Sì, se voglio incontrarlo tra le stelle: no, se credo che nell’uomo-Gesù Lui ha nascosto la sua ineffabile luce. Non è l’onnipotenza di Dio a scuotermi ma la sua impotenza. Chi ama è debole. Il pensiero che è innamorato di me, che vuole stare con me, farmi riposare sul suo petto quando sono deluso e stanco, mi fa impazzire. Vuole che gli racconti le mie paure, le mie ansie, le mie angosce, le mie speranze. Mi sento amato, corteggiato, sedotto. Sono rimasto confuso quando si è inginocchiato davanti a me e ha voluto, per forza, lavarmi i piedi e quando mi ha dato il suo corpo da mangiare. Perché, Gesù? Era davvero necessario? Non avresti potuto salvarci in un altro modo? Chi ama dona, serve, promuove. L’altra faccia dell’amore è la croce. Il sentiero è tracciato. Mi lasci libero ma mi chiedi di imboccarlo. Ho capito. Il segreto della vita è nel servire. Gratuitamente e con gioia.