Opinioni

Adorare Cristo, trovarlo nei poveri. La carne di Dio e lo scandalo

Maurizio Patriciello domenica 2 giugno 2013
Ce lo chiede il Papa. E noi non possia­mo che accogliere l’invito con gioia e gratitudine immense. Ci fermeremo, que­sto pomeriggio, per rimanere accanto a Gesù nascosto nell’Eucaristia. Rimarremo a contemplarlo. Stupiti e commossi. Sa­pendo che quel 'perdere tempo' è fonda­mentale per la nostra fede. Lo fisseremo per attingere forza e coraggio per 'com­battere la buona battaglia'. Per continua­re ad annunciare al mondo che Gesù è il Signore. 'Non sono le opere sociali - ha detto ieri papa Francesco nella consueta o­melia mattutina - che fanno la Chiesa, ma lo scandalo della croce... È l’incarnazione del Verbo che continua a scandalizzare'. Che ci sia un qualche dio nei cieli può an­che andare bene, ma che Dio si sia fatto uomo proprio come te, eccetto il peccato, è stato ed è motivo di scandalo. E che la Chiesa, dopo due lunghi millenni, ancora abbia la pretesa di essere il Suo Corpo e non solo una organizzazione socio-cultu­ral- umanitaria non sempre è visto di buon occhio. 'Questo non si tollera. Questo il demonio non lo tollera... Noi possiamo fa­re tutte le opere sociali che vogliamo, e di­ranno: 'Ma che brava, la Chiesa, che buo­na l’opera sociale che fa la Chiesa'. Ma se diciamo che noi facciamo questo perché quelle persone sono la carne di Cristo, vie­ne lo scandalo', ha continuato Francesco. La carne di Cristo, dunque, che adoriamo nel Pane bianco e benedetto è la stessa che onoriamo nel fratello affamato, ammala­to e senza tetto. Necessita fermarsi, allora, per riprendere fiato. Occorre fare silenzio: troppe sono le voci che gridano per ten­tare di mettere a tacere il soffio leggero dello Spirito. Occorre fermarsi per rima­nere liberi e non farci schiavi di niente e di nessuno. Oggi in tutte le cattedrali e in tante par­rocchie di tutto il mondo la Chiesa, all’u­nisono, prega. O, per meglio dire, adora. I suoi figli prendono coscienza di apparte­nere alla stessa famiglia. Di formare un u­nico corpo. Di essere sposa di Cristo. Par­tecipano allo stesso mistero che li affasci­na e li supera, li ingloba e li sovrasta. La Chiesa ripete a se stessa: 'Ricorda che non con oro e argento, ma con il sangue del Fi­glio di Dio sei stata acquistata. E lui ti vuo­le bella, santa e immacolata'. Chiesa dove chi vuole essere il primo ha una sola cosa da fare: cingere il grembiule per servire. Dove il Pastore sarà accanto alle sue peco­re fino, come dice il Papa, a portarne ad­dosso 'l’odore'. 'Come vorrei una Chiesa povera per i poveri' esclamò Francesco ap­pena eletto, parlando ai giornalisti. È fon­damentale, perché solo i poveri sanno di essere sempre bisognosi di comprensione e di perdono, solo i poveri sanno chiedere con umiltà e gratitudine. Una Chiesa che non si appoggi su se stes­sa e su stampelle umane, ma sempre ri­cerchi il volto del suo Signore. Ecco l’im­portanza di essere 'in armonia'. Con se stessi, con i fratelli, con il Creato. Il cre­dente è un uomo compiuto in senno, ma che conserva lo sguardo e il cuore dei bam­bini. Davanti al Santissimo Sacramento, stasera, vogliamo fare gli stessi propositi che Giovanni XXIII annotava nel suo 'Gior­nale dell’anima': 'Distacco totale da ogni cosa e perfetta indifferenza ai biasimi e al­le lodi. Pienissimo abbandono di assoluta obbedienza e di conformità alla volontà di Dio. Disposizione completa a vivere e mo­rire come i santi Pietro e Paolo, e a tutto sopportare, anche catene, sofferenze, in­giurie, martirio per la santa Chiesa e per tutte le anime redente da Cristo'. 'Sento ­scriveva ancora papa Giovanni - la gravità del mio impegno e tremo, conoscendomi debole e labile. Ma confido nel Cristo cro­cifisso e guardo all’eternità. Il compito su­blime, santo e divino del Papa per tutta la Chiesa è predicare il Vangelo e condurre gli uomini alla salvezza eterna... Al di sopra di tutte le opinioni e i partiti che agitano e tra­vagliano la società e l’umanità intera, è il Vangelo che si leva'. E noi, Chiesa di Cristo in questo tempo affascinante e complesso, vogliamo fare compagnia a Gesù nascosto. E accom­pagnare, così, papa Francesco nella sua bella e difficile missione. ​