Opinioni

Utero in affitto. La «surrogata» alla russa: tutto permesso (o quasi)

Assuntina Morresi mercoledì 28 novembre 2018

Foto Imago Mundi

Duemila i bambini nati da madri surrogate nel solo 2016, in Russia, secondo Vladislav Melnikov, direttore dell’European Center for Surrogacy, una delle più importanti cliniche russe in cui si pratica utero in affitto: un centinaio circa quelle coinvolte, di cui quasi la metà a Mosca. D’altra parte la maternità surrogata non è mai stata vietata nel paese: la sua regolamentazione, come in generale tutta la normativa riguardante la fecondazione assistita, ha tratti di ambiguità che la rendono oltremodo permissiva. Lo studioso Konstantin Svitnev (Rosjurconsulting, Reproductive Law and Ethics Research Center di Mosca) considera la maternità conto terzi una sorta di rimedio universale all’infertilità, e ne giustifica il forte supporto statale, insieme alle altre pratiche di fecondazione assistita, chiamando in causa la preoccupante situazione demografica russa. La maternità surrogata viene menzionata per la prima volta dal Russian Family Code nel 1995, lo stesso anno in cui è documentata la prima gravidanza di questo tipo, a San Pietroburgo: la committente è una giovane donna a cui era stato asportato l’utero a seguito di un drammatico parto cesareo, dopo il quale era morto anche il neonato. Una sua amica, senza figli, nel dicembre del ’95, ha partorito per lei due gemelli 'surrogati', ed è stata compensata con un appartamento di tre stanze, nella stessa città.

Bisogna aspettare però gennaio 2012 perché entri in vigore la prima legge federale russa sulla fecondazione assistita, che vieta la surroga 'tradizionale' e consente quella 'gestazionale': la madre surrogata non può cioè usare i propri ovociti per formare l’embrione (surroga tradizionale) ma deve ricorrere a una 'donatrice', oppure deve utilizzare gli ovociti di chi commissiona la gravidanza. In altre parole, il nascituro deve essere geneticamente estraneo alla gestante: ovociti e spermatozoi devono 'appartenere' alla coppia che commissiona la gravidanza, compresa la possibilità che se li siano procurati anche da due 'donatori' estranei, anche se questo significa che l’eventuale nato non avrà alcun legame genetico con i genitori legali. Per la legge russa il consenso della donna che si presta per la gravidanza è fondamentale. Non è sufficiente, infatti, il primo contratto, stipulato fra i committenti, la gestante surrogata e le agenzie che procurano i gameti dai 'donatori' e si occupano di tutte le pratiche, comprese quelle per aspiranti genitori stranieri. Entro pochi giorni dal parto è necessario un secondo documento firmato dalla madre, che cede il figlio ai committenti e consente loro di essere registrati come genitori nel certificato di nascita: solo a questo punto la surrogata sparisce dalla vita del neonato, che diventa definitivamente e irreversibilmente figlio di chi lo ha richiesto. Il costo medio di una gravidanza conto terzi in Russia equivale a circa 34.000 dollari, di cui 14.000 restano alla madre surrogata, e il resto va all’organizzazione. Una cifra importante, in un paese dove lo stipendio medio mensile di un insegnante è di 700-850 dollari. Per poter essere madre surrogata una donna deve avere già un suo bambino: a dare la propria disponibilità sono molte le madri sole, abbandonate dai propri compagni e in forti difficoltà economiche.

La legge prevede esplicitamente che possano usufruire di un percorso di utero in affitto coppie eterosessuali e donne sole, in presenza di precise indicazioni mediche elencate nella normativa dedicata, che includono ovviamente l’assenza congenita di utero: è questa la condizione che viene invocata per estendere questa procedura anche a uomini soli, per i quali il testo di legge è silente, non permettendo né vietando esplicitamente loro la pratica. Questa possibilità per i padri soli è stata ottenuta per via giurisprudenziale, grazie a una prima sentenza di un tribunale di Mosca che, nel 2010, ha consentito a un cinquantenne di essere registrato come unico genitore di suo figlio, avuto mediante gravidanza conto terzi, senza che la madre surrogata apparisse nel certificato di nascita. Altri cinque uomini single sono stati subito dopo registrati come padri, a seguito di surrogazione di maternità, omettendo le madri dal certificato di nascita, sempre grazie a pronunciamenti di diversi tribunali, sia della capitale che di San Pietroburgo. In questo modo si è aperta la possibilità per le coppie omosessuali di poter accedere all’utero in affitto: registrando cioè uno solo dei due come genitore. «Attualmente non c’è alcun meccanismo legale in Russia per avere un certificato di nascita in cui risultino due uomini o due donne come genitori legali di un bambino. Alla luce di questa realtà, e degli sviluppi politici che interessano la comunità Lgbt, è generalmente consigliato che le coppie dello stesso sesso siano trattate come genitori singoli intenzionali», si legge ad esempio nella sezione dedicata alla Russia del sito globalsurrogacy (www.globalsurrogacy.world/russia/). Quando si avvia una gravidanza conto terzi per un uomo solo, nell’atto di nascita del piccolo c’è uno spazio bianco in luogo del nome della madre, e analogamente avviene per una donna sola, che può registrare suo figlio come se fosse senza padre. È Philip Kirkorov, una star della musica pop, il padre single russo più conosciuto e chiacchierato per essere ricorso ben due volte all’utero in affitto (negli USA però, secondo la stampa): nel 2011 è nata Alla-Victoria, e nel 2012 Martin, suo fratello (non è dato sapere se solo da parte di padre).

Riguardo le pratiche di fecondazione assistita, in generale, non esistono limiti di età per accedervi: diverse le donne ultrasessantenni diventate mamme in cliniche moscovite. Nella normativa mancano anche riferimenti alla possibilità di utilizzare gameti di defunti: la mancanza di divieti rende la Russia uno dei pochi paesi in cui è possibile organizzare anche gravidanze surrogate con gameti 'post-mortem'. Kostantin Svitnev racconta il primo caso documentato di 'surroga postuma' russa, che risale al novembre 2005, quando nel Center for Family Medicine a Ekaterinburg nasce Georgly, nipote della signora Ekaterina Zakharova. Il bambino è venuto al mondo con una gravidanza surrogata: l’ovocita è di una 'donatrice' anonima, gli spermatozoi sono del figlio della signora Zakharova, Andrei, morto nei primi mesi del 2004. Otto anni prima, a 19 anni, Andrei aveva fatto crioconservare in Israele 25 fiale del proprio sperma, per poi sottoporsi a cicli di chemioterapia. Il giovane era morto senza lasciare alcuna indicazione riguardo i propri gameti e senza essersi sposato: due grossi ostacoli all’importazione dei suoi spermatozoi in Russia. Secondo la legge dello stato di Israele, infatti, solo sua moglie avrebbe potuto richiederli, e solo dietro presentazione di apposite direttive anticipate di Andrei. Convinte le autorità israeliane a spedire i gameti in Russia, e nato il bambino, la signora Zakharova ha poi affrontato un contenzioso legale riguardo le origini del nipote, che ha potuto superare registrando se stessa come madre di Georgly. Solo in un secondo momento, dopo che un tribunale ha stabilito la paternità del piccolo, la signora è stata riconosciuta come sua nonna ed autorizzata a crescerlo. Parte degli spermatozoi di Andrei sono ancora crioconservati, nell’eventualità di dare un fratello a Georgly.