Opinioni

Inchiesta. La scomparsa degli eventi al tempo del coronavirus

Alessandro Zaccuri sabato 7 marzo 2020

Fino a poche settimane fa gli eventi erano ovunque: spettacoli, concerti, festival, dibattiti, presentazioni. Adesso che l’emergenza coronavirus impone di cancellare o almeno posticipare le manifestazioni dal vivo, sono in molti a interrogarsi sul futuro di questo modello. «La possibilità di vivere esperienze condivise è stata, tra l’altro, una reazione alla preponderanza del digitale – osserva Paola Dubini, docente alla Bocconi e autorevole esperta di economia della cultura –. Più si è connessi, più cresce il desiderio di stabilire un contatto personale. Ora la regola del “metro di distanza” ci induce a immaginare nuove forme di interazione fra la tecnologia e la presenza fisica».

«La trasmissione in streaming è un modalità che i teatri d’opera sperimentano da tempo con ottimi risultati – sottolinea Francesco Giambrone, sovrintendente del Massimo di Palermo e presidente dell’Anfols (Associazione nazionale Fondazioni liricosinfoniche) –. Certo, in una fase come questa tutto torna utile, ma bisogna cominciare a pensare alle strategie da attuare quando, finalmente, i teatri verranno riaperti. Prima ancora, nell’immediato, occorre pensare alla tutela dei lavoratori dello spettacolo, a partire da quelli che si trovano in situazioni di maggior precarietà ». Vanno in questa direzione le richieste avanzate in questi giorni al ministero per i Beni e le attività culturali. Sul fronte delle manifestazioni dal vivo sono attivi due tavoli.

Capofila del primo è Federvivo, la Federazione dello spettacolo dal vivo che opera in seno all’interno dell’Agis: «Nella prima settimana della chiusura dei teatri, quando il provvedimento era ancora limitato ad alcune di regioni, avevamo calcolato un danno economico di circa 10,5 milioni di euro – spiega il direttore dello Stabile di Torino, Filippo Fonsatti, che di Federvivo è il presidente –. Ora purtroppo è tutto il territorio nazionale a essere interessato. Ne soffriranno in misura maggiore gli artisti, i tecnici, le compagnie il cui contratto rischia di essere rescisso senza alcuna salvaguardia. Sono necessari interventi urgenti, che vanno dalla cassa integrazione in deroga alla revisione dei meccanismi di rendicontazione. Ma la sfida più impegnativa consiste nel ristabilire il rapporto di fiducia tra lo spazio teatrale e il pubblico». «Sì, a impensierire è la momentanea scomparsa degli spazi di convivialità e riflessione – concorda Francesca D’Ippolito, presidente di Progetto C.re.s.co, il Coordinamento delle realtà della scena contemporanea che a sua volta partecipa al negoziato con il Mibact –. Un settore particolarmente colpito è quello del teatro per ragazzi, ulteriormente penalizzato dalla sospensione delle attività scolastiche».

23 milioni
I mancati introiti in diritti Siae nella settimana 23 febbraio- 1° marzo

‒ 25%
Per la vendita di libri nello stesso periodo, anche per l’assenza delle presentazioni

30mila euro
Il danno economico per la cancellazione di una manifestazione di medie dimensioni

L’altro fronte ministeriale riguarda la musica dal vivo. «Fino al 14 marzo prevediamo perdite non inferiori ai 12,5 milioni di euro, alle quali corrisponde un mancato indotto di circa 25 milioni – sostiene il presidente di Assomusica, Vincenzo Spera –. Per chi, come noi, non ha accesso ai contributi del Fondo unico per lo spettacolo la situazione è ancora più complessa, anche a causa di una normativa sull’Iva particolarmente vincolante. Al netto di ogni altra considerazione, il blocco delle nostre attività comporta un danno molto consistente per quanto concerne le quote del diritto d’autore ». La conferma viene dalla Siae (Società italiana autori editori), che nella settimana compresa tra il 23 febbraio e il 1° marzo ha già subito un ammanco complessivo di 23 milioni di euro. Il panorama di riferimento, questa volta, è ancora più vasto di quello dello spettacolo dal vivo, in quanto comprende, tra l’altro, cinema e mostre. È lo stesso territorio allargato da cui proviene l’allarme di Confindustria Cultura: «Gli effetti della diffusione del virus sulle aziende e lavoratori del settore – dichiara il presidente Innocenzo Cipolletta – è significativo e preoccupante. I danni economici sono assai rilevanti su tutto il territorio nazionale, con uno stravolgimento de- gli investimenti e dello sviluppo delle industrie per quest’anno e, probabilmente, anche per quelli a venire».

«Nell’ultima settimana di febbraio – ribadisce il presidente dell’Associazione Librai italiani (Ali), Paolo Ambrosini – le vendite dei libri sono calate in media del 25%, una percentuale che corrisponde a quello che di norma una libreria riesce a vendere in occasione di presentazioni, incontri ed eventi. Quest’ultimo è un canale fondamentale per la diffusione e la promozione dei titoli e non può essere sostituto dal digitale. Molte librerie indipendenti, in ogni caso, stanno proponendo ai clienti la consegna a domicilio». Il dato sulle presentazioni coincide con quello rilevato da Pietro Biancardi, uno dei titolari della libreria Verso di Milano: «Gli eventi incidono sul nostro fatturato in ragione del 20%», dice. Nella veste di editore di Iperborea e, quindi, di organizzatore dei Boreali, uno dei numerosi festival bruscamente cancellati in questi giorni, Biancardi esprime valutazioni non meno accorate: «La nostra è una manifestazione di medie dimensioni, ma con una forte componente internazionale – afferma –. La perdita secca è di circa 20mila euro, alla quale ne vanno aggiunti almeno 10mila in biglietti d’ingresso non staccati».

Non tutto è scomparso, nell’Italia degli eventi. Al Maxxi di Roma, complice la struttura dell’edificio progettato da Zaha Hadid, il calendario degli incontri è confermato, sia pure nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria. Tra gli editori, invece, spicca per inventiva NNE, che pur di non rinunciare al rapporto con i lettori invita i suoi autori a trasformarsi in librai. Ma nell’insieme il quadro è preoccupante, tra manifestazioni che slittano (come il Salone del Mobile a Milano e la Biennale Architettura a Venezia) e altre rinviate a data da destinarsi, come il Book Pride milanese. Ha subìto un cambio di programmazione anche la Children’s Book Fair di Bologna: «Puntiamo alla prima settimana di maggio – ribadisce Marco Momoli, direttore della Business Utility Cultura di Bologna-Fiere –. Il 90% dei partecipanti alla nostra manifestazione proviene all’estero, le ricadute per la città sono da sempre considerevoli. Se dovessimo rinunciare, si tratterebbe di una perdita secca». S i è fermata all’ultimo momento, invece, la macchina organizzativa di Libri Come, che si sarebbe dovuta svolgere la prossima settimana all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Commenta uno dei responsabili, il direttore di Rai Radio 3 Marino Sinibaldi: «Sono convinto che in un’emergenza di questo tipo la radio possa fare molto, valorizzando le poche iniziative superstiti, sostenendo i tentativi di resistenza dei vari operatori culturali, creando spazi di incontro simbolico come quello che realizzeremo l’8 marzo in occasione della festa della donna». «Tutti noi dobbiamo attenerci ai comportamenti che ci vengono richiesti per contenere il contagio – raccomanda da Mantova Marzia Corraini, tra i fondatori del Festivaletteratura –. Il colpo è molto duro, ma la cultura è immaginazione, ricerca, esplorazione di nuove possibilità. Alla fine, ne sono sicura, qualcosa ci inventeremo».

(Ha collaborato Marina Saraceno)