Opinioni

Usa. La riforma fiscale di Trump? Più tasse a chi ha più figli

Elena Molinari martedì 30 gennaio 2018

Una legge lunga 479 pagine, con centinaia di emendamenti scribacchiati a mano ai margini. Dozzine di cambiamenti alla normativa fiscale americana introdotti in un solo colpo - la più grossa trasformazione del codice fiscale statunitense da più di 30 anni - e difficili da interpretare. A due mesi dall’entrata in vigore del pacchetto proposto dai repubblicani e fortemente spalleggiato da Donald Trump, cominciano a chiarirsi gli effetti della riforma delle tasse sui contribuenti Usa. E non sono sempre positivi per le famiglie americane, soprattutto per quelle più numerose e a reddito più modesto. Vari studi di centri di ricerca indipendenti, come l’Institute for Family Studies, l’Annenberg Public Policy Center dell’Università della Pennsylvania e il Tax policy center, sono concordi nel sottolineare che i maggiori beneficiari della svolta saranno gli americani a reddito più alto e le aziende.

Quando si tratta di imposte alle imprese, infatti, gli articoli della legge rivelano un obiettivo chiaro: tagliare, e in modo permanente. Sulle tasse per gli individui e le coppie, tuttavia, il messaggio è meno chiaro. Particolarmente quando si tratta di spese familiari, come l’assistenza all’infanzia. Va chiarito in partenza che la legge fiscale fornirà un sollievo immediato, anche se modesto, a quasi tutte le famiglie americane. Il Tax policy center rileva che, in media, questo si tradurrà in un aumento di reddito di circa il 2,2% per l’anno in corso. Ma la media può essere fuorviante. Molti contribuenti di reddito inferiore e mediano otterranno infatti una riduzione delle tasse talmente piccola che potrebbero non notarla. Le coppie che insieme guadagnano fra 48mila e 86mila l’anno lordi otterranno in media sgravi dell’1,6%. Mentre le famiglie che mettono in tasca da 307mila a 732mila dollari l’anno potranno contare su un taglio alle tasse del 4,1%.

Al contrario, secondo l’Annenberg Public Policy Center dell’Università della Pennsylvania, «quasi tutti i contribuenti a più alto reddito, quelli che rappresentano tra l’1% e lo 0,1% della popolazione, vedranno forti riduzioni delle tasse». Precisamente, il centro calcola che «il 90% dell’1% più alto della popolazione, che guadagna circa 900mila dollari e oltre l’anno, otterranno un taglio delle tasse di 234.050 dollari». Le tasse aumenteranno invece per chi vive in uno Stato con tasse locali elevate, come New York o la California (che non potranno più essere dedotte dal conto fiscale federale), per chi ha una famiglia numerosa o chi ha alte spese mediche o legate al lavoro autonomo. I genitori con tre o più figli hanno infatti più da perdere dall’abolizione dell’esenzione personale per ogni figlio dipendente. Questa novità, unita a una riduzione del credito d’imposta per i figli, significa che potrebbero finire col pagare più tasse.

Ma la più grande opportunità mancata del disegno di legge è stata quella di dare sollievo ai genitori a basso reddito. Una famiglia americana che guadagna meno di 19.050 dollari l’anno si troverà infatti in una fascia d’imposizione fiscale più alta. Gli analisti fanno inoltre notare che la riforma contiene brutte notizie anche per chi vedrà le sue tasse ridursi nel 2018. I legislatori del Grand old party hanno infatti stabilito che i tagli fiscali individuali, al contrario di quelli aziendali, scadano nel tempo. Fra il 2025 e il 2027, la maggioranza degli americani vedrà crescere le proprie tasse, in percentuale, rispetto alla situazione attuale. «La maggioranza al Congresso ha approvato una legge destinata a ridurre permanentemente le tasse alle aziende lasciando le famiglie nell’incertezza sul regime fiscale che dovranno affrontare a lungo termine», è la conclusione dell’Institute for Family Studies. Che però fa anche notare come, viste le proposte sulle quali il Congresso aveva cominciato a lavorare, il prodotto finale è forse «il miglior risultato che si potesse sperare in questo scenario politico» e che «il processo decisionale illustra come molto facilmente il risultato avrebbe potuto essere peggiore».

La riforma potrebbe però generare indirettamente anche altre incognite per le famiglie. Ancora prima di approvare la legge fiscale, Senato e Camera Usa hanno passato un bilancio per il 2018 che impone 473 miliardi di dollari in tagli a Medicare, la mutua per gli anziani, nel corso dei prossimi dieci anni. Allo stesso tempo, la misura finanziaria prevede una riduzione di oltre mille miliardi di dollari da Medicaid, che rappresenta un’ancora di salvezza sanitaria per oltre 70 milioni di americani, tra cui disabili, poveri, bambini e, ancora una volta, anziani, perché la mutua Medicaid copre i costi del 60% delle persone che risiedono nelle case di cura. Questi colpi di accetta, necessari per compensare il buco da mille miliardi di dollari che i tagli alle tasse scaveranno nel debito federale, potrebbero non essere che l’inizio. Lo Speaker della Camera Usa, il repubblicano Paul Ryan, a dicembre ha detto che «il prossimo anno dovremo tornare a parlare di riforma del welfare, per ridurre il debito e il deficit».

La speranza di molti americani è che queste parole non si traducano in fatti, almeno non immediatamente. Il 2018 è infatti negli Usa un anno elettorale, che, a novembre, porterà al rinnovo di tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti e di 34 senatori su 100. Una sforbiciata ai programmi di assistenza sanitaria per gli anziani e i poveri sarebbe estremamente impopolare. Ma anche questa speranza è limitata. Un sondaggio della Cnn pubblicato la scorsa settimana ha rilevato infatti che solo il 24% degli americani ritiene che le loro famiglie beneficeranno dal piano fiscale e dalle leggi finanziarie proposte da Trump e dalla maggioranza repubblicana. Il 31% è invece convinto che queste misure avranno effetti negativi sulle loro famiglie.