Opinioni

Il direttore risponde. La (nostra) libertà di telecomando

Marco Tarquinio martedì 10 aprile 2012
Gentile direttore,
compaiono abbastanza frequentemente interventi di lettori che si lamentano per il modo scorretto con cui alcune trasmissioni televisive, in particolare di Rai 3, trattano argomenti riguardanti la Chiesa, il Vaticano ecc. Mi sono sempre limitato a un ironico sorriso, ripensando il dantesco: «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Però, dopo le ultime lettere apparse a fine marzo, non riesco più a resistere alla tentazione di commentare questi piagnistei. Una signora si è lamentata della trasmissione di Corrado Augias e del suo modo fazioso di presentare un libro sul Vaticano. Un sacerdote per il modo scorretto e ironico con cui Fabio Fazio aveva preso in giro la Chiesa cattolica a proposito dell’Ici in una puntata del suo programma. E, all’inizio della sua lettera, il reverendo scrive testualmente: «Seguo sempre la trasmissione "Chetempochefa"». Bravi! Continuate a guardare queste trasmissioni, aumentandone così l’audience. Mi viene in mente il proverbio «Chi è causa del suo mal pianga se stesso». Io queste trasmissioni, dopo un iniziale assaggio per valutarle, non le ho mai più guardate. Caro direttore, non pretendo che lei pubblichi un "indice" delle trasmissioni proibite, ma penso che una sua chiara presa di posizione al riguardo sarebbe auspicabile.
Giulio Cantù, Macherio (Mb)
Forse la deluderò, caro signor Cantù, ma mi sento solo di ripetere quello che dico (e faccio) da sempre: c’è libertà di telecomando e bisogna esercitarla in modo sensato e inesorabile (già che ci sono, però, ricordo che il canale digitale 28, quello di Tv2000, è un’ottima soluzione...). Per il resto, non mi hanno mai turbato – e non mi turbano neanche oggi – le voci dissonanti e incalzanti, purché siano dialoganti e oneste. Ma, come tanti, sopporto sempre meno le ostilità supponenti e maliziose nonché certe superficiali sicumere. E perciò mi regolo di conseguenza, anche davanti al piccolo schermo.