Opinioni

Botta e risposta. La Chiesa, i vaccini e i dilemmi etici

Francesco Ognibene venerdì 22 gennaio 2021

Caro direttore,
ho letto sul quotidiano 'Il Piccolo' di Trieste un articolo nel quale un religioso croato raccomandava di non aderire alla vaccinazione contro il Coronavirus con il vaccino di Oxford perché composto con cellule di feti umani abortiti. Avevo già sentito questa voce da chi l’aveva letta su Internet. Poiché lo stesso si diceva dei vaccini antinfluenzali ero piuttosto incredulo. Ma poi, apprendendo che il Vaticano giudica tali tipi di vaccini moralmente accettabili, sono rimasto molto perplesso. Un giudizio o una scelta devono essere fatti però solo dopo aver appreso i termini della questione: per questo mi rivolgo al suo giornale, di cui ho apprezzato serietà ed equilibrio, per avere chiarimenti che saranno utili e graditi a molti cattolici perché riguardano un possibile rifiuto dei vaccini per un motivo non trattato dai media. Le chiedo quindi: quali sono i vaccini attualmente pronti o in sperimentazione che utilizzano tali cellule umane o parti di esse, perché ciascun credente possa scegliere a quale vaccino sottoporsi? Le ricerche e l’utilizzo di dette cellule sono stati discussi e approvati da idonea commissione etica scientifica? I laboratori come si procurano in modo continuo e garantito le cellule di feti abortiti, e per quali motivi sono avvenuti gli aborti? Tale fornitura avviene a pagamento da madri consenzienti o su donazione volontaria? Con quali motivazioni il competente organo vaticano ha sentenziato la liceità morale della produzione e dell’utilizzo di tali vaccini? Credo che un chiarimento in merito sarebbe utile perché diversi miei conoscenti hanno manifestato contrarietà a vaccini con tali componenti.

Sergio Giotta Gradisca d’Isonzo (Go)

Le domande della sua lettera che il direttore mi ha affidato, caro signor Giotta, sono incalzanti quanto opportune: ci permettono infatti di tornare a occuparci di un tema sul quale è decisivo – come lei stesso giustamente nota – avere non solo idee chiare ma anche documentazione completa, corretta e di prima mano. È il servizio che sulle questioni eticamente più complesse “Avvenire” cerca di offrire ai lettori attenti come lei, e che sugli interrogativi che solleva ha già proposto più volte proprio di recente. Troppa disinformazione circola anche su questi aspetti, purtroppo non sempre ispirata da intenzioni limpide. Per fare argine alle molte e confuse chiacchiere circolanti, ma soprattutto per assicurare un riferimento solido al giudizio delle nostre coscienze, la Santa Sede ha pubblicato a fine 2020 due documenti («Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid 19», 21 dicembre; e «Vaccino per tutti, 20 punti per un mondo più giusto e sano», diffuso il 29 dicembre e firmato da Commissione Vaticana Covid 19 e Pontificia Accademia per la Vita). Si tratta di due interventi importanti che integrano e attualizzano precedenti note ufficiali, mettendo nero su bianco alcune coordinate. Che riassumerei in 5 punti, rimandando chi vuole saperne di più ai nostri servizi giornalistici e ai testi integrali, reperibili su Avvenire.it (il primo QUI, il secondo QUI ).

1. Vaccini e aborti. Per realizzare a tempo di record alcuni dei vaccini attualmente in fase di utilizzo o di sperimentazione si è fatto ricorso anche a due note linee cellulari umane discendenti da tessuti di feti abortiti volontariamente: la Hek-293 (aborto del 1972) e la Per-C6 (1985). Alle cellule “pronipoti” della prima hanno attinto, da quel che si sa, i progetti di Astra Zeneca-Oxford, i cinesi CanSino e Anhui Zifei, il russo Gamaleya e due americani ( Vaxart e Università di Pittsburgh), mentre delle seconde sono debitrici gli americani Johnson&Johnson e Altimmune. Otto vaccini in tutto, basati sulla classica tecnologia del virus attenuato o inattivato per suscitare la risposta immunitaria, mentre Pfizer, Moderna e Sanofi hanno scelto la strada dell’Rna usando per lo sviluppo sequenze realizzate al computer. A noi evidentemente non è consentito scegliere un vaccino piuttosto che l’altro, come fossimo al supermercato. Ma a chi si trovasse davanti a un vaccino del quale suppone un percorso di progettazione che non condivide la Chiesa offre una risposta chiara.

2. Responsabilità morale. L’ormai lontanissima parentela delle linee cellulari e ancor più dei singoli vaccini con due aborti di 48 e 35 anni fa configura un’ipotesi di «cooperazione al male» che la Dottrina della Fede definisce «remota», e per di più «passiva»: quando infatti una situazione di «grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave» impedisce «la scelta del vaccino da farsi inoculare » (oggi il problema semmai è se e quando saremo tutti vaccinati, ricordando che in gioco c’è la vita propria e altrui), la Chiesa ci dice «con coscienza sicura » che «è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid 19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione». In altre parole, va ritenuto che «il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione all’aborto volontario». Potrebbe bastare, ma i due documenti vogliono fugare ogni dubbio. E vanno oltre.

3. Il giudizio della coscienza. La Chiesa non intende in alcun modo chiudere un occhio – come si è pure ha asserito – usando l’argomento dell’emergenza.Viene infatti ricordato con fermezza che «l’uso lecito di tali vaccini non comporta e non deve comportare in alcun modo l’approvazione morale dell’utilizzo di linee cellulari procedenti da feti abortiti». In più, farsi vaccinare con questi farmaci «non può costituire in sé una legittimazione, anche indiretta, della pratica dell’aborto», e anzi «presuppone la contrarietà a questa pratica da parte di coloro che vi fanno ricorso ». Il giudizio sull’atto in sé resta, né si poteva immaginare che cambiasse.

4. In questo quadro contano naturalmente anche le scelte scientifiche e politiche, che possono mettere la coscienza personale spalle al muro. Nei documenti vaticani ce n’è infatti anche per aziende e governi, ai quali nel loro insieme «si chiede» di «produrre approvare, distribuire e offrire vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza, né agli operatori sanitari, né ai vaccinandi stessi».

5. Gli “obiettori”. E chi si volesse comunque sottrarre alla vaccinazione? Premesso che «la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria», la Chiesa fa presente che quanti «comunque, per motivi di coscienza, rifiutano i vaccini prodotti con linee cellulari procedenti da feti abortiti, devono adoperarsi per evitare, con altri mezzi di profilassi e comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo». Questo, sì, un dovere morale «di tutela della propria salute» e di «perseguimento del bene comune», per ottenere il quale si può «raccomandare la vaccinazione» se si è – come ora – «in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia». I criteri morali per rispondere alle sue domande, gentile lettore, sono dunque molto espliciti e tutt’altro che ambigui. A sigillarli, poi, è arrivata la parola del Papa: «Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino – ha detto in un’intervista tv il 10 gennaio –, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri». Non fossero sufficienti le altre argomentazioni, alla mia coscienza di credente basta e avanza la parola di Pietro.