Opinioni

Intervento delle Acli. Iva al terzo settore, bene il rinvio, Ma ora un passo definitivo

Stefano Tassinari venerdì 16 febbraio 2024

Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale Acli

Il voto unanime all’emendamento del milleproroghe che fa slittare al 1° gennaio 2025 l’entrata in vigore del regime Iva per gli enti non commerciali è un fatto positivo, perché vuol dire che Parlamento e Governo hanno ascoltato l’appello del mondo del Terzo settore. Ora, dopo il voto delle Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera all’emendamento, chiediamo un passo ulteriore: questi mesi siano usati per trovare una soluzione definita perché l'imposizione dell'Iva all'aiuto reciproco che regge gli enti del Terzo settore sarebbe un vero limite alla libertà di associazione.

Contrariamente a quanto si possa talvolta pensare, la gran parte di queste realtà porta avanti la sua azione sociale nelle comunità grazie all'autofinanziamento dei propri soci e non per contributi pubblici o privati. Qualsiasi campo estivo o attività di circolo, oratorio, centro di quartiere, gruppo di acquisto solidale sta in piedi in base alla condivisione delle spese. Con un'imposizione dogmatica si rischia di equiparare ciò che è condivisione delle spese tra soci alla vendita di servizi.

In questo modo di fatto si colpisce la libertà associativa, perché molte esperienze, già gravate da adempimenti burocratici cresciuti a dismisura negli ultimi anni, dovranno sottoporsi a notevoli appesantimenti, come il registratore di cassa. Adempimenti giudicati “pregiudizievoli” dallo stesso Viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, durante la giornata dell’associazionismo organizzata dalle associazioni riunite nel Forum del Terzo settore a settembre.

Ma non è solo la burocrazia il problema: la stessa esenzione Iva che subentra per molte, non tutte, le attività delle associazioni, oltre a comportare questi oneri “pregiudizievoli”, rappresenta un colpo alla libertà di associazione, sancita non solo dalla Costituzione, ma dalla Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea.

Infatti, nel caso, dell'esenzione, a differenza dell'esclusione dall'Iva (che chiediamo per le attività con i soci delle associazioni di Terzo settore) è la maggioranza politica di turno che decide che cosa si può esentare e cosa no. Non vi è più il riconoscimento dell'autonomia delle associazioni, tanto cara ai costituenti e viene meno un diritto ad esistere, a prescindere dalle scelte politiche dello Stato.

Il Terzo settore rimane così intrappolato dalla politica e dai governanti di turno, risultando sempre meno libero di decidere delle proprie attività, specie oggi in carenza di risorse certe per il proprio impegno a favore di un tessuto sociale sempre più frammentato e impoverito da tante difficoltà.

Stefano Tassinari è vicepresidente nazionale delle Acli