Opinioni

Il direttore risponde. L'antirazzismo è abortista? Insisto: è un'orribile caricatura

Marco Tarquinio sabato 23 marzo 2019

Gentile direttore

leggendo la sua risposta alla signora Rinaldi su 'Avvenire' del 21 marzo 2019, sono rimasto sorpreso dalla falsificazione della realtà da lei fatta. Com’è possibile negare che i promotori delle campagne antirazziste italiane siano gli stessi sostenitori dell’abortismo e delle propagande anti-famiglia? Come può, in coscienza, scrivere che questa sia «una caricatura orribile della realtà». Solitamente, sono le visioni ideologiche a negare i fatti della realtà. E qui sta la fonte della violenza, la negazione della verità. La violenza fisica è solo un punto di arrivo. Il razzismo si argina con la verità dell’uomo 'persona', non abbracciando posizioni ideologiche lontane dal Vangelo e dal Magistero della Chiesa Cattolica.

Paolo Piro Palermo


Gentile direttore,

personalmente non condivido a pieno il concetto espresso dalla lettera della signora Rinaldi, ma ritengo che la risposta che lei le ha dato il 21 marzo scorso sia stata del tutto fuori luogo. Era evidente che la signora riteneva che chi è contro il razzismo dovrebbe essere anche contro l’aborto e non il contrario come lei ha fatto intendere. Quando Madre Teresa di Calcutta ritirò il premio Nobel, disse che «l’aborto è ciò che distrugge la pace oggi»; qualcuno potrebbe affermare che chi è pacifista (quindi contro la guerra) dovrebbe essere anche contro l’aborto e questo è un concetto simile a quello espresso dalla signora Franca. Ripeto che non lo condivido a pieno, ma lo trovo più che lecito. Se poi dovessimo proprio parlare di razzismo, sono convinto che se davvero fosse come dice lei (ovvero che sta rialzando testa, voce e mani anche in Italia), la causa principale è che la politica dell’accoglienza è stata spesso applicata nel modo più sbagliato possibile senza dare ascolto alle giuste rimostranze di molti italiani che si sono trovati con dei grossi problemi reali. Anzi, troppo facilmente e frettolosamente sono stati insultati giudicandoli come razzisti e intolleranti.

Fabio Rossi, Sarmede (Tv)


Appunto, gentile signor Piro. Appunto: cercare la Verità, e abbracciare tutta intera la verità sulla persona umana... Ecco perché non ho alcuna esitazione nel ribadire che è una caricatura orribile della realtà affermare, come fa la lettrice alla quale ho risposto giovedì scorso, che chi è antirazzista e lo manifesta concordemente e pubblicamente (in piazza, ma anche nel dibattito pubblico, dal pulpito o semplicemente nella quotidianità) s’imbrancherebbe ipso facto coi fautori di «sei milioni di aborti di bambini italiani». Un po’ – ripeto anche qui un concetto già espresso – come se si liquidasse automaticamente chi dichiara e dimostra di amare l’Italia come uno xenofobo e addirittura un razzista. La cosa inquietante è che l’orribile caricatura non solo viene fatta, ma ci si permette di farla circolare con malizia o anche semplicemente con inconsapevolezza – oggi più che mai – della gravità della pretesa polemica di far coincidere antirazzismo e abortismo. Ci sono abortisti antirazzisti? Ci sono. Ci sono anti abortisti razzisti? Ci sono. Ma questo non crea nessuna equivalenza automatica, e comunque essa non può riguardare – non ho paura di dirlo, pur senz’altro titolo che la mia povera fede cristiana – chi accetta di lasciar interpellare e guidare la sua vita dal Vangelo di Gesù e sceglie di vivere la Chiesa. Si può pensarla diversamente persino su una valutazione così importante? Succede, perché siamo liberi di arrivare a concepire e dire anche cose gravi come questa. Ma le nostre parole ci giudicano, proprio come i nostri atti. E non è inutile ricordarsi che a lanciare con leggerezza contro altri accuse di «falsificazione» ci si assume una responsabilità pesante...

Al signor Rossi che con garbo e fermezza interpreta bonariamente quella stessa equivalenza antirazzismo-abortismo proposta dalla lettera-invettiva della signora Rinaldi (e che ho pubblicato perché fa rima con i messaggi di diversi 'leoni da tastiera' che imperversano soprattutto sul web, ma senza certe espressioni vergognose alle quali non intendo dare spazio sulle colonne di 'Avvenire') mi permetto di dire, che ci sono cose di cui non è lecito dubitare e testimonianze che vanno amate e comprese nella loro interezza. E sono certo che lui e io siamo entrambi consapevoli che santa Teresa di Calcutta, madre dell’accoglienza e fedele solo alla legge dell’amore, saprebbe denunciare e sgominare anche oggi con la sua meravigliosa e fattiva umiltà la 'cultura dello scarto' che porta all’aborto e a ogni follia xenofoba e razzista. Credo anche che lui e io siamo altrettanto convinti che il metodo "give to me" (datelo a me) di Madre Teresa stia diventando più che mai attuale in un mondo in cui solo per i poveri e per i senza voce non c’è posto, né rispetto, né 'memorandum' ... Detto questo, non sottovaluto nessun disagio e, da cronista, cerco di ascoltare davvero tutti. Per questo sfido chiunque a dimostrare che su queste colonne si sia mai confuso il disagio con il razzismo. Ma qui teniamo anche la barra salda e dritta, e abbiamo ben chiaro che nessun aborto, nessun rifiuto dell’altro, nessuna xenofobia e nessun razzismo possono essere giustificati in nome di un qualche «disagio». Sono tutti e sempre una tragedia, sono parti della stessa tragedia. E alle persone di buona fede e di buona volontà spetta di fare tutto ciò che è umanamente possibile per porle fine.