Opinioni

Bellezza, da amare e rinnovare. L'indice più nostro

Davide Rondoni domenica 22 luglio 2012
A coloro che, come me, per arte o professione sono viandanti en­tro e fuori i confini, è dato - in mezzo a molte fatiche e sconvenienze - un si­curo privilegio. Ed è poter vedere che l’Italia non è solo quello di cui parlia­mo di solito quando parliamo di lei. Non è solo una faccenda di spread, politica, crisi. Perché chi un giorno ha la ventura di trovarsi tra le dolci valli del Comasco, e il pomeriggio succes­sivo davanti al golfo di Sorrento, e la mattina dopo nei vicoli del centro me­dievale di Bologna, ha netta una per­cezione: abitiamo in un tesoro.Ab­biamo forse poco tesoro dal punto di vista dei conti, ma noi dentro a un te­soro ci stiamo. Lo siamo. Perché tutta la ricchezza del mondo non potrebbe creare neanche metà della strana ar­monia che i secoli, il mistero e l’inge­gno umano offrono a chi si sporge su una curva della costa sotto Napoli. O uscendo da una galleria tra Firenze e Roma. E nessun successo di Borsa po­trebbe garantire la nascita di un colo­re simile a quello che in Romagna si vede al tramonto sulle acque, costeg­giando i luoghi noti per il cosiddetto capanno di Garibaldi, tra i lidi di Ra­venna e di Ferrara. L’estate non è forse una occasione per vedere la bellezza della nostra Italia? Per esserne orgogliosi e tremanti.Cer­to, viaggiando ci capitano sotto gli oc­chi anche una infinità di brutture. Ma la forza della bellezza è maggiore di quella dell’orrore, se uno nel cuore è segnato dalla ricerca della bellezza. Durante le vacanze, dunque, se o­rientiamo il cuore alla ricerca della bellezza per noi e per i nostri figli, po­tremo vedere che oggi, forse, siamo un po’ più poveri ma comunque belli. E che la beltà di questo Paese è invidia­ta da tutti. La bellezza di un Paese dipende ov­viamente anche dalla ricchezza che e­sprime. I signori Medici, Borgia, Ma­­latesta, Sforza, Borboni, le casate di Svevia, i Gonzaga, gli Este senza con­tare i Papi e le ondate secolari di im­periali e invasori che si sono successi in Italia, erano "potenti" che nel tem­po - facendo lavorare pittori, architet­ti, scultori, poeti, manovali - hanno costruito il panorama umano d’Italia e la sua bellezza ineguagliata. Ma non si trattava solo di soldi e potere. E nem­meno di irreprensibilità morale. Spes­so non si trattava di tizi raccomanda­bili. Ma il potere e la ricchezza a lun­go hanno mostrato la loro forza crean­do qualcosa di bello. E ora a noi tocca di meritare l’Italia, che non è solo pa­trimonio da vendere ma bellezza da onorare. E da rinnovare. Nessuno passeggia in Italia volendo soprattutto vedere com’è l’indice di Borsa, ma come è l’indice di Dio e del­l’uomo che si protendono nella crea­zione nella Sistina. Perché noi siamo quel genere di cosa lì. Antica e nuova, e futura. Senza questo patrimonio ­che è gratis e si distende sotto gli oc­chi di tutti i vacanzieri possibili, ricchi e poveri - l’Italia non esiste. Cosa ce ne faremmo di un posto la cui econo­mia è sana ma la cui bellezza è mor­ta? Davvero voi vivreste in un posto dove circolano molti soldi, ma non cir­cola nessuna commozione per la na­tura e per l’arte? Ciò che costituisce primariamente la vita delle persone è la ricerca della felicità e della bellezza più ancora che quella del benessere economico. Lo dimostrano gli stessi modi di usare i soldi delle famiglie e dei singoli, spesso orientati alla ricer­ca del piacere e del bello, più che alla mera tenuta finanziaria. Le vacanze possono essere dunque un’occasione, se si hanno occhi e cuo­re accesi, per vedere cosa è l’Italia in questo tempo di crisi. Non solo i suoi indici negativi e pericolosi. Ma un in­dice che agli occhi di tutti punta alla bellezza e la indica. E nessun al mon­do può farlo così.