Opinioni

IL COMMENTO. In piazza per salvare la terra Ma per i violenti non c’è posto

Maurizio Patriciello venerdì 15 novembre 2013
Un "fiume in piena". Domani la città di Napoli sarà sommersa dalle acque di un "fiume in piena". Un fiume di giovani, di bambini, di adulti che, ancora una volta, gridano il loro "no" una camorra onnivora e onnipresente e uno Stato distante, pigro e negligente. Un fiume di persone che vogliono essere interpellati e ascoltati nelle decisioni importanti che riguardano la loro vita, i loro figli, il loro futuro. Uno Stato veramente padre dovrebbe gioire grandemente nel vedere i suoi figli diventare adulti e prendersi le proprie  responsabilità. Figli fortemente preoccupati per le sorti della loro terra e della loro salute. In Campania, da anni, era in atto un dramma di cui non sempre e mai pienamente ci si rendeva conto. Un dramma tenuto nascosto in tutti i sensi. Nascosti i rifiuti industriali e nascoste le notizie che avrebbero dovute essere gridate ai quattro venti. Nascosti i responsabili di tanta infamia, e anche le inchieste che il Parlamento ordinava e conduceva.Poi è successo qualcosa. La pentola è stata scoperchiata. La pressione l’ha fatta letteralmente esplodere. Una parte importante in questa vicenda l’ha fatta questo quotidiano. Avvenire, con le sue inchieste, è sceso in campo accanto a noi della "terra dei fuochi". Seriamente. Tenacemente. Ha preso di petto il problema indagando e interrogando. Scrivendo e interpellando. Ha dato voce a chi da tempo gridava senza possibilità di essere ascoltato. In questo tempo, goccia dopo goccia, si è andato formando un ruscello che è diventato un fiume che straripa. Un fiume di uomini e donne pacifici. Convinti che per vincere la battaglia intrapresa nessuna violenza può essere accettata. Nessuna violento è benvenuto. Mai. Nemmeno quando la rabbia ci brucia in corpo e il dolore pare farci uscir di senno.Si lotta per ridare dignità alla nostra terra, alla nostra gente. Si combatte perché è impossibile non farlo. Starsene con le mani in mano diverrebbe complicità. Se è stato possibile lo scempio che ci uccide, è stato anche a causa dei tanti che hanno taciuto. Forse per paura. Magari per ignavia. A volte per salvaguardare i loro piccoli interessi. Il prezzo pagato, però, è stato troppo caro. Oggi tutti, nessuno escluso, si ritrovano con la carne scorticata e sanguinante. Ma proprio questa disperazione è diventata forza prorompente. Energia pulita. Patrimonio di inestimabile valore. Il popolo della antica Campania felix scende in strada. Con consapevolezza, con serietà. Niente e nessuno deve permettersi di sporcare questa giornata storica. Ognuno deve farsi attento ai bisogni dell’altro. Occorre prendersi per mano. Sentirsi fratelli accomunati nella stessa sorte.Questa manifestazione è più importante di quanto qualcuno possa immaginare. Il 4 ottobre scorso, 50.000 persone marciarono per lo stesso scopo, dietro al vescovo di Aversa e al Cristo risorto. A termine del corteo, dopo ore di cammino, meditavo: «Tanta gente e nemmeno uno spintone. Neanche un tafferuglio. Questa è l’Italia vera. Questa è vera democrazia…». A  Napoli domani dovrà essere la stessa cosa. Chi ha altro per la testa è invitato a farsi da parte. Anzi, non è proprio invitato. E non è il benvenuto. Non ci è amico. Non è dei nostri. Noi vogliamo continuare a combattere questa guerra logorante con armi pacifiche. Non ci tireremo indietro. Costi quel che costi. Ma giammai faremo ricorso agli stessi mezzi usati del nemico. Armi vigliacche e assassine. Le nostre armi sono la forza delle disperazione e dello sdegno. Della intelligenza e della volontà. Della partecipazione attiva e della speranza. La vittoria arriverà. Ne siamo convinti. Ne siamo certi. La vittoria arriverà quando ognuno di noi avrà dato il meglio di sé. Il nostro esempio civile e disinteressato, il nostro modo di vivere pulito e responsabile, farà arrossire il volto di  chi, giunto ai posti di comando, non ha fatto - e non ancora non fa - il suo dovere. Lo spingeremo a fare ciò che deve fare. È vero: siamo stati traditi. È vero: siamo stati lasciati in balia di iene. È vero: spesse volte abbiamo dovuto difenderci da chi avrebbe dovuto tutelarci. È tutto vero. Ma è anche vero che le cose cambiano. Cambiano gli uomini e gli eventi. Cambiano le sensibilità e le conoscenze. Tutti a Napoli, domani, dunque. Tutti quelli che rifiutano ogni violenza e amano la vita e  la verità. A Napoli, per far risorgere la nostra terra martoriata e bella.