Opinioni

Illegittima offesa. Altro che «legittima difesa»

Danilo Paolini venerdì 16 febbraio 2018

In un tempo di grandi incertezze, diffuse paure e strisciante rancore sociale, bisognerebbe fare davvero molta attenzione a stuzzicare gli istinti pistoleri di una parte della popolazione italiana. Soprattutto perché, la cronaca ce lo insegna e la scellerata "rappresaglia" di Macerata è soltanto l’ultimo e più clamoroso caso, troppe persone considerano ormai l’aggressione fisica, a mani nude o a mano armata, un’opzione come le altre per la soluzione di problemi piccoli e grandi. Si va dalla lite condominiale al tradimento amoroso, dalla contestazione di un rimprovero rivolto a un ragazzo da un insegnante alla "pulizia etnica" delle periferie contro immigrati o rom, fino alle botte date ai giornalisti che "non si fanno i fatti loro".

Le cronache di questi ultimi anni, si diceva, traboccano di episodi simili. Così come raccontano di frange estremiste (probabilmente ignare o immemori della lunga scia di sangue lasciata sulle nostre strade dagli anni di piombo e dalla violenza politica che si è trascinata fino a metà degli anni 80, con una coda assassina nel decennio successivo) che continuano a considerare lo scontro fisico come un mezzo accettabile per l’affermazione delle proprie idee e lo Stato, magari nella persona di un brigadiere dei Carabinieri che si sta guadagnando il pane, un nemico da abbattere.

Dare a tutte queste persone già disposte all’uso della violenza - e chissà a quante altre tra noi - una giustificazione preventiva, affermando per legge che «la difesa è sempre legittima», promette - anzi minaccia - di provocare conseguenze sociali gravi e difficilmente controllabili. Il pericolo è quello di soffiare per ragioni elettorali su un fuoco già alto, le cui braci sempre più spesso vanno a bruciare un tessuto comunitario già lacerato negli anni dal crescente individualismo, dalla crisi economica e dalla mancanza di certezze sociali, a cominciare da quella occupazionale. La rabbia cresce e, con essa, la voglia di menare le mani. O d’impugnare un’arma.

Sono diverse - soprattutto, ma non solo, nel centrodestra - le forze politiche che stanno facendo della giustizia fai-da-te uno dei cavalli di battaglia della campagna che ci condurrà al voto del 4 marzo. Gli slogan talvolta ricordano in maniera imbarazzante i titoli dei film "poliziotteschi" degli anni 70 o i monologhi dell’indimenticabile cittadino munito di porto d’armi interpretato da Carlo Verdone nei suoi primi sketch televisivi. Le ragioni addotte sono le solite: la mancanza di sicurezza, l’aumento della criminalità di strada, l’«invasione» degli stranieri. E poco importa se, quasi sempre, le statistiche ufficiali e i dati verificati smentiscono la "percezione", spesso veicolata da certi programmi televisivi.

Senza contare il profilo giuridico: in uno Stato di diritto un’affermazione come «la difesa è sempre legittima» non ha senso, intanto perché esautora del tutto il giudice stabilito dalla legge e poi perché non tiene conto di tutte le circostanze che distinguono l’autentica tutela di sé, o di altre persone in pericolo, dal delitto. C’è una norma sulla materia, l’articolo 52 del codice penale. E la difesa è legittima, appunto, quando è esercitata in conformità a quella norma e ad altre che vi rimandano. Può sembrare scontato ma, evidentemente, in campagna elettorale non lo è.

C’è molto da imparare da un modello che storicamente e culturalmente non ci appartiene, quello del secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, in cui si stabilisce il diritto di ogni cittadino di possedere e portare armi. Particolare di non poco conto: la norma fu approvata nel 1791, quando l’arma leggera più potente era il moschetto, «essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia».

Ma i tempi della Rivoluzione, e poi della Frontiera, sono ormai consegnati ai libri di storia. Oggi chi si appella al secondo emendamento invoca, come da noi, la legittima difesa. Peccato che la facilità incredibile di acquistare armi, perfino da guerra, favorisca ogni anno centinaia di episodi di illegittima offesa. Soltanto nelle scuole americane e soltanto nel primo mese e mezzo del 2018 sono state 7 le sparatorie, con morti e feriti. L’ultima ieri. Ci pensi bene chi reclama maggiore sicurezza per sé e per i propri figli.