Opinioni

Il video. Il Web silenzia la vita? La coscienza non tace

Maurizio Patriciello sabato 9 febbraio 2019

Ormai è chiaro: anche Facebook s’ inchina a chi ha paura della vita. E non si capisce perché, o forse si capisce bene. La settimana scorsa ha oscurato un’immagine di bambini abortiti. «Alcune persone potrebbero essere sensibili a questa foto» c’era scritto. In effetti, l’immagine era un pugno negli occhi. Impressionava anche perché quei corpicini senza vita erano stati eliminati volontariamente. Gli esseri umani potranno rinunciare a tutto, non alla propria coscienza. Quella vocina, distinta, discreta, che sussurra appena, è più forte della volontà, delle ideologie, delle decisioni prese, degli interessi economici. Non grida, non inveisce, non comanda, non insulta, solo sussurra. Quasi implora. Ti prega di non farlo, di ripensarci, di chiedere aiuto. Sempre educata, sempre docile. Non ti lascia mai. Niente è più pericoloso del male quando vuole assumere la parvenza del bene. Quando tenta di mettere a tacere finanche la coscienza.
Gli uomini sono sempre immensamente grandi e terribilmente piccoli. Possono innalzarsi al di sopra di se stessi, diventare dei giganti. Di amore, di altruismo, di abnegazione, di solidarietà, di carità. Di vita. Ma possono anche scivolare lungo il precipizio dell’abisso. Chi di noi non si è commosso per un cagnolino maltrattato, un micetto che miagola affamato? La coscienza non smette mai di esercitare la sua missione. Sempre al lavoro, sempre in servizio. È parte di noi. Siamo noi.
«I bambini non si toccano» si grida da più parti. Grazie a Dio, va crescendo la sensibilità nei confronti dei bambini e delle donne. Non sempre fu così, non dappertutto ancora è così. Ma qualcosa, lentamente, si muove. Almeno fino a quando gli uomini decidono di rimanere uomini. I "corsi e i ricorsi storici" di vichiana memoria ci tengono in allerta. I bambini non si toccano. No alla pedofilia, no alla pedopornografia, no al commercio degli organi, no alle violentissime guerre che dei bambini fanno strage. No alla fame nel mondo. Se i proprietari degli immensi e inutili granai decidessero di aprire i loro scrigni assaporerebbero la gioia immensa di salvare da morte certa milioni di bambini. I bambini non si toccano. Non si toccano i bambini nati e quelli non ancora nati ma che già vivono nel grembo delle proprie mamme, e che le ricompensano con la loro presenza, le loro carezze, i calcetti che le danno. "Mamma, ci siamo, grazie per avermi chiamato all’esistenza. Tra poco, finalmente, potremo guardarci in volto..." sembrano dire.
Facebook, dicevamo, ha oscurato l’ immagine di bambini abortiti. Ma un altro video, bellissimo, commovente, ha iniziato a circolare sui social. Questa volta si trattava di un bimbo in apparenza nato morto, rianimato dal personale della sala operatoria. Il giovane medico non si rassegna e, caparbio, lo capovolge, lo tiene per i piedi, gli dà piccoli colpi, lo stende, lo rialza, gli massaggia il cuoricino. E vince. Il bambino inizia a piangere, si dimena, respira. Vive. La gioia è grande in sala operatoria. Un video bellissimo, stupendo. Struggente. Un inno alla vita. Un applauso al medico caparbio. Un elogio unanime alla classe medica. In poco tempo il video ha già raggiunto milioni di visualizzazioni. I commenti sono tutti positivi. Il pianto di quel bambino richiamato alla vita, ha commosso anche i cuori più induriti. Purtroppo, anche questo filmato viene oscurato da facebook con la solita scritta: "Alcune persone potrebbero essere sensibili a questo video". Ma che dice? Quali persone? Ah, la censura! La cacci dalla porta e ti rientra dalla finestra. E non da una finestra qualsiasi, naturalmente. Le domande sorgono spontanee: perché un video che dovrebbe essere promosso e applaudito viene censurato? Chi ha paura di uno stupendo neonato strappato alla morte? Domande retoriche, le risposte già le conosciamo. Nel nome della libertà di alcuni si nega la libertà degli altri. Nel nome dei presunti diritti dei già nati si negano i diritti dei nascituri. E, naturalmente, vince il più forte. Almeno in apparenza, perché la coscienza – quella vocina fliebile che sussurra appena – non ci sta. E, imperterrita, continua a pregarci e a tormentarci. E a indicarci l’unica via da intraprendere per rimanere uomini.