Opinioni

Addio "mano invisibile". Nuovi paradigma per mercati responsabili: il tempo della bicicletta

Leonardo Becchetti sabato 15 giugno 2013
Una delle più famose metafore del pensiero economico è quella della «mano invisibile». In un notissimo passaggio della "Ricchezza delle nazioni", Adam Smith illustra una situazione economica normale dei suoi tempi spiegando che le dinamiche di mercato contengono un meccanismo provvidenziale che riconcilia l’interesse individuale del venditore con quello dei consumatori che desiderano prezzi bassi e prodotti di qualità. Pertanto non è dalla benevolenza del macellaio che dobbiamo aspettarci una bistecca di qualità e a prezzi contenuti, ma dalla mano invisibile della concorrenza che trasforma la somma degli interessi al proprio tornaconto dei produttori in benessere per la collettività. Il mercato dunque, suggerisce implicitamente questa metafora, non ha bisogno di virtù per poter funzionare.Perché il miracolo della trasformazione di interessi individuali in benessere per tutti avvenga sono, però, necessarie tre condizioni esterne molto difficili da realizzare: la concorrenza, la presenza di istituzioni "perfette" (ovvero benevolenti, perfettamente informate e non catturate dai regolati) e la reputazione. Possiamo pensare che il mercato che aveva in mente il grande pensatore scozzese fosse vicino a questa situazione. In fondo in una città inglese di quel tempo il consumatore che non avesse gradito il rapporto prezzo/qualità della bistecca avrebbe potuto facilmente esprimere il proprio dissenso cambiando prodotto o fornitore. E ci troviamo in uno dei Paesi allora più "civili" nei quali le istituzioni avevano fatto maggiori progressi. Non possiamo però dire altrettanto per la stragrande maggioranza dei mercati, di dimensioni e complessità straordinariamente superiori, che conosciamo oggi.Pensiamo, infatti, all’estremo opposto, a un mercato come quello dei derivati: nient’affatto competitivo perché controllato da pochi grandi intermediari, caratterizzato da fortissime asimmetrie informative e dalla difficoltà dei clienti di verificare con le proprie conoscenze la qualità del prodotto. Nelle registrazioni dei processi sul caso Lehman Brothers sentiamo i trader definire i clienti muppets (fantocci) da spennare il più possibile. Nessuna differenza in fondo tra l’interesse individuale del macellaio di Adam Smith (qualora lo stesso fosse stato effettivamente animato solo dal proprio tornaconto) e il loro. La differenza sta nel malfunzionamento dei tre meccanismi esterni (concorrenza, istituzioni perfette, reputazione) che assicurano l’efficacia della mano invisibile. E ogni "fallimento del mercato" che l’utopia della mano invisibile provoca, ogni scandalo o crisi (da Parmalat a Ilva a Monte Paschi) distrugge inevitabilmente virtù civiche, come la fiducia nelle istituzioni, deteriorando la reputazione del mercato stesso.La conclusione è che, se eccettuiamo irrealistici casi limite, il mercato ha bisogno di virtù civiche per poter funzionare. Per lo meno di virtù minime come quelle della reciprocità e della soddisfazione che un produttore può provare nella creatività del proprio lavoro che ha creato un mutuo beneficio a sé e al proprio cliente. Siamo sicuri che in moltissimi casi esistono relazioni di mercato calde, rapporti di fiducia tra venditori e acquirenti, e desiderio degli stessi di coltivare relazioni e accrescere stima reciproca. Purtroppo la trasformazione di molte relazioni di mercato "faccia-a-faccia" in miriadi di relazioni e transazioni anonime in filiere che geograficamente si allargano all’intero globo, hanno un effetto drammatico sulle virtù sociali dei contraenti. Il buon senso e una vasta serie di esperimenti di laboratorio suggerisce che quando non vedo in faccia chi ho dall’altro lato, e non posso ricevere da lui un segnale di approvazione/disapprovazione, la tentazione di ignorare il suo interesse diventa maggiore.Oggi dunque, nella stragrande maggioranza dei casi (e nonostante dobbiamo continuare a impegnarci per il progresso delle istituzioni) non possiamo più aspettarci una soluzione comoda dai tre agenti-meccanismi esterni che ci metta al riparo dal doverci prendere le nostre responsabilità civiche. Solo con un salto in avanti di responsabilità sociale di cittadini (che imparano a votare col portafoglio) e imprese (che diventano socialmente responsabili) è possibile orientare il sistema economico verso il bene comune.Dobbiamo, insomma, abbandonare la metafora perniciosa della mano invisibile e parlare piuttosto di biciclette (o tandem) multipedale. L’economia non è priva di meccanismi provvidenziali che possono consentirci di accrescere il bene comune (non ultimo il mercato che attraverso le transazioni tra acquirenti e venditori consente di realizzare mutui benefici). Ma si tratta di strumenti che non funzionano senza la nostra responsabilità. Non ci resta che pedalare.