Opinioni

Il saluto in chiesa a Fabo e la condizione dei «laici»

Marco Tarquinio martedì 14 marzo 2017

Caro direttore,
Michele Serra ha commentato su “Repubblica” la decisione della madre del deejay Fabiano Antoniani, di salutare in chiesa il figlio che ha deciso di morire. Secondo lui «Alla Chiesa è giusto chiedere di non intromettersi nelle leggi dello Stato, che sono di tutti. Più discutibile è pretendere che quella comunità si adegui a convincimenti, costumi e sentimenti che esistono (eccome se esistono) comodamente al di fuori di quella stessa Chiesa. È come se moltissimi laici, sotto sotto, si sentissero transfughi in cerca di comprensione e di perdono. Bisognerebbe abituarsi meglio a una rispettosa diversità di vedute: gli uni amici degli altri, ma senza obblighi» (“L’Amaca”, 7 marzo 2017). La mia opinione è che Michele Serra ha sollevato un grosso tema, quello del difficile confronto con la Chiesa e la religione cattolica da parte dei non credenti quando sono sul punto di morire. Il problema non è costituito tanto dai laici; la mia convinzione è che essi anche in punto di morte di solito rimangono fedeli alle loro idee non religiose. Il problema, piuttosto, è quello dei parenti cattolici, i quali si sentono in dovere di “redimere”, spesso riuscendoci, colui che muore assicurandogli i conforti religiosi e la presenza in chiesa per il funerale; credo che in questi momenti venga fuori il grosso gap esistente tra le convinzioni della minoranza laica che si è allontanata nel corso della sua vita dalla Chiesa cattolica e quelle della grande maggioranza cattolica degli italiani. In punto di morte emerge con maggiore evidenza la condizione minoritaria dei laici rispetto ai cattolici.

Franco Pelella - Pagani (Sa)

Io penso, gentile signor Pelella, che bisogna avere prima di tutto rispetto per la realtà. La chiesa parrocchiale di Sant’Ildefonso a Milano è stata aperta ai familiari di Dj Fabo che l’hanno richiesto e, come ha spiegato con delicatezza don Davide Milani a nome della diocesi di Milano, tale accoglienza è stata «il modo per tutti noi per accompagnare il dolore di questa madre e di tutti coloro che hanno voluto bene a Fabo, nonché per pregare per lui». Un abbraccio fraterno, ricercato e ottenuto. E nessuna “redenzione” per forza di un “laico”, in virtù della maggioranza cattolica di questa nostra Italia. Ora, per noi credenti, il giovane uomo diventato in modo drammatico disabile gravissimo, e che in un triste giorno di febbraio dell’anno 2017 ha voluto porre fine alla sua vita è al cospetto del Signore della vita, che tutto vede, tutto sa e tutto può. E la Sua misericordia di certo non si misura in percentuali, in “quote” laiche o cattoliche.