Il direttore risponde. Il «salto di qualità» della politica è una speranza. Da non smettere
Gentile direttore,
nonostante il degrado morale che ci circonda, molti italiani continuano a credere alla politica. Il popolo italiano tiene ancora accesa la virtù, la speranza, il libero cuore dallo scoraggiamento e dai giudizi sommari. C’è bisogno comunque, di far sentire pubblicamente lo sdegno e la sete di giustizia e verità, perché – dopo tanti anni – nel nostro Paese non si sono ancora sconfitti Tangentopoli e il malaffare. Comunque, molti cittadini, tante aziende e tantissimi lavoratori, un enorme numero di professionisti, anche se in difficoltà, hanno mantenuto alto il nome dell’Italia. Bisogna proprio che i nostri governanti si rimbocchino le maniche e diano al Paese quelle riforme di cui ha bisogno. Vedremo alla prova le nuove misure sul lavoro, ciò di cui abbiamo bisogno prima di tutto con la disoccupazione che nei nostri paesi del Sud è arrivata al 50%. Se daranno risposta alle attese dei giovani, si dimostrerà che non tutto è interesse solo personale e corruzione.
Antonio Guarnieri, Cisternino (Br)Caro direttore,
sono insegnante di Religione in un istituto statale (scuola media superiore), leggo con interesse quotidianamente il suo giornale e lo trovo uno strumento utile per vivere in questa realtà contraddittoria e stimolante. Gli studenti hanno bisogno di adulti "maturi" non solo a scuola, ma nella società. È stata una piacevole sorpresa vedere e sentire il presidente del Consiglio Matteo Renzi prendere in considerazione la scuola, per metterla "in sicurezza"… Ma la scuola ha bisogno di ben altre sicurezze! La vera "sicurezza" che anche il mondo della scuola chiede è una politica (e politici) nel segno dell’onestà e del rispetto di ogni persona. Certe scene che quotidianamente vediamo in Parlamento o sui diversi mezzi di comunicazione non aiutano le nuove generazioni che frequentano la scuola a crescere positivamente. Gli insegnanti e la famiglia da soli sono troppo deboli nel proporre modelli positivi. Chiedere al capo del Governo di dare il "la" a un salto di qualità nel comportamento dei politici è troppo?
ClaraLe reiterate infiltrazioni affaristiche e mafiose ipotizzate, tentate o realizzate in Expo 2015 – vicende sulle quali si stanno sviluppando serrate inchieste giudiziarie e si sono accesi i riflettori dei media, ma anche polemiche squassanti tra le stesse toghe – sono, infatti, la nuova e clamorosa conferma della diffusa persistenza di quelle pratiche di malaffare e di corruzione delle quali in questi anni anche su “Avvenire” ci siamo dovuti occupare a più riprese. Capisco che in questo clima e davanti a certi spettacoli venga la voglia di distogliere lo sguardo, di buttarsi sul primo tribuno antitutto del Paese o di aggrapparsi alla prospettiva che risultino finalmente efficaci almeno i nuovi strumenti (dibattuti, apprezzati e avversati) varati per tentare di sbloccare il “mercato del lavoro”. E capisco anche che si faccia appello soprattutto al capo del Governo perché sia lui a farsi più di ogni altro carico delle pressanti attese di pulizia morale e di buona amministrazione. Sono sicuro che Renzi sia sensibile a tali domande. E so anche che l’attuale premier non è il solo, tra coloro che calcano la scena pubblica, a nutrire questa attenzione. Ma so altrettanto bene che non tutti sono uguali, che non tutti fanno (o spingono a fare) la cosa giusta. A me, per esempio, convincono solo quei politici che quando viene fuori un caso di tangenti e di cattivo uso di un potere non imbastiscono per prima cosa (e spesso esclusivamente) una specie di processo ai magistrati e alle forze dell’ordine che indagano... Non che non si possa valutare a fondo tutto (anche le modalità di un’inchiesta giudiziaria), e tutti – se è il caso – criticare (l’ho fatto anch’io, e non una sola volta), ma è mai possibile che, per alcuni politici, i “cattivi” in questo Paese siano sempre e solo i pm? O, su un altro piano, è mai possibile che davanti a una grave ipotesi di corruzione si reagisca dicendo: “Fermate il mondo, bisogna scendere dall’Expo”?
Quanto al tasso di intossicazione del dibattito politico, me ne lamento anch’io da così tanto tempo che faccio quasi fatica a ripetermi. Anche perché è sempre più forte la delusione di fronte a “nuovi” politici che enfatizzano i “vecchi” vizi della politica delle chiacchiere e degli slogan esplosivi e sterili. Non mi disturbano le battute, ma una politica che si fa quasi solo spericolato avanspettacolo. Renzi ha promesso di non fare inutile propaganda, ma una «svolta» bella e buona. Amo il nostro Paese e dunque, come i nostri lettori, spero che sia all’altezza dell’impegno e che sia “contagioso”. Da quel che si vede non sarà facile né l’una né l’altra cosa. Tuttavia è una fatica che vale assolutamente la pena di fare. Lo dico a costo di sembrare banale: meglio una sferzata in meno all’avversario e una riforma in più.