Opinioni

Economia. Il potenziale donna può fare più grandi tutte le imprese

Marjut Falkstedt Maria Leander mercoledì 17 marzo 2021

Tra le azioni da mettere in campo ci sono il maggiore ricorso alla microfinanza e percorsi di formazione dedicati

Tosin Akinmusire ha iniziato la carriera alla Food Concepts nel 2009 come direttrice di uno dei ristoranti della catena della città di Lagos, in Nigeria. Dieci anni dopo assumeva la guida delle operazioni regionali del gruppo, che gestisce Chicken Republic, una nota catena di fast food. Oggi Tosin è al timone di 23 punti vendita a Lagos e nella Nigeria orientale. Il successo di Tosin, mamma in carriera, è in parte frutto delle politiche per la parità di genere messe in atto da Food Concepts in collaborazione con un investitore di primo piano: Development Partners International (Dpi), un fondo di private equity che aiuta le aziende in Africa subsahariana a integrare la dimensione di genere e la diversità nelle loro organizzazioni. Il Gruppo Banca europea per gli investimenti (Bei) ha sostenuto il nuovo fondo di Dpi con un investimento di 50 milioni di euro.

Sostenere le donne fa bene agli affari. Le imprese in cui almeno metà delle posizioni dirigenziali sono affidate alle donne registrano diversi 'più': fatturati in crescita, maggiore redditività e miglior rendimento delle attività. La diversità ha inoltre il pregio di migliorare il processo decisionale, rendendolo più equilibrato, e di rafforzare la resilienza delle imprese in tempi di crisi. Una ricerca pubblicata di recente da Morgan Stanley rileva che i prezzi delle azioni delle aziende che perseguono politiche di genere e di diversità superano costantemente quelli delle controparti, mentre da uno studio di Goldman Sachs è emerso che i fondi di investimento guidati da donne hanno avuto rendimenti migliori nel 2020 nonostante il difficile contesto di mercato causato dalla pandemia. Uno studio della Harvard Business Review ha evidenziato un deciso miglioramento della performance nella gestione dei capitali di rischio se affidata a team compositi (per genere, età, formazione, provenienza), e questo a prescindere dal metodo di calcolo (rendimento degli investimenti in singole imprese o rendimento complessivo dei fondi).

Fatturati in crescita e una migliore resilienza in tempi di crisi. Perché le politiche di genere fanno il bene delle aziende e vanno incentivate

Numerosi elementi consentono inoltre di affermare che le donne dimostrano maggiore cautela nell’assumere prestiti e che sono più affidabili in termini di rimborso. Esiste poi la componente non trascurabile delle decisioni di acquisto dei prodotti di consumo, che per l’80% è riconducibile alle donne: ciò significa che le imprese che impiegano donne in varie posizioni di responsabilità spesso producono prodotti mi- gliori, in gran parte grazie al fatto che si tratta di prodotti pensati e 'vissuti' appunto al femminile. In sintesi, le imprese che non offrono spazio alle donne rischiano performance peggiori sul mercato rispetto alla concorrenza e potrebbero non riuscire a far fronte alle grandi sfide del nostro tempo - come quella rappresentata dai cambiamenti climatici. A dispetto dell’evidenza, tutti sappiamo che le donne rimangono fortemente sottorappresentate nelle posizioni di dirigenza delle imprese e in particolare nel settore del capitale di rischio, dove all’incirca solo un membro su dieci degli organi decisionali è donna, come sottolinea un rapporto riguardante il sostegno alle donne imprenditrici pubblicato di recente dalla Bei dal titolo Funding women entrepreneurs. Che le donne siano una rarità nel settore del capitale di rischio e tra i business angels è particolarmente evidente nelle start-up, che sono i motori dell’innovazione. Prima della crisi, alle start-up capitanate da donne era destinato solo il 2,8% dei fondi di capitale di rischio. Con la crisi, la cifra è scesa al 2,3%.

La strategia della Banca europea degli investimenti (Bei) a favore della diversità e dell’inclusione stabilisce gli obiettivi da raggiungere per aumentare il numero di donne nelle cariche più elevate

Dalle parole ai fatti. È possibile cambiare le cose? E come? Ricollegandoci all’esempio della Food Concepts, occorrono strategie dirette a promuovere e a sostenere le donne. Nel corso dei millenni si sono formati dei pregiudizi di genere che solo il tempo e la determinazione riusciranno ad abbattere. Servono idee concrete che assicurino una ripartizione più uniforme nelle fasi di selezione, formazione, promozione e investimento. Al Gruppo Bei, che comprende la Banca europea per gli investimenti e il Fondo europeo per gli investimenti, abbiamo adottato una strategia di genere per i nostri investimenti che poggia su tre fondamentali pilastri concettuali, ovvero tutela, impatto e investimenti: 1) tutela dei diritti delle donne, anche per quanto riguarda la loro incolumità; 2) maggiore impatto dei nostri progetti, tenendo conto delle esigenze tanto degli uomini quanto delle donne oltre che alla parità; 3) investimenti diretti alle progetti che forniscono un aiuto economico alle donne, ad esempio sostenendo l’imprenditoria femminile e l’accesso delle donne ai finanziamenti. Questi pilastri concettuali valgono anche per gli investimenti nel clima e nella sostenibilità ambientale del Gruppo, che rappresenteranno almeno il 50% dei finanziamenti del Gruppo Bei entro il 2025 e sosterranno inoltre mille miliardi di euro di investimenti nel decennio critico 2020-2030.

C’è ancora molto da fare. Come per molte altre organizzazioni, abbiamo ancora un margine di miglioramento per quanto riguarda la valorizzazione e la carriera delle colleghe donne. La Strategia della Bei a favore della diversità e dell’inclusione stabilisce gli obiettivi da raggiungere per aumentare il numero di donne nelle cariche più elevate. L’obiettivo è assegnare alle donne il 33% delle posizioni manageria- li, di cui il 40% in ruoli di alta dirigenza e il 50% in qualità di quadro con funzioni direttive entro la fine del 2021. Alla fine del 2020 le donne con posizioni di responsabilità erano il 29,5%, di cui il 34,7% occupavano posizioni di alta dirigenza e il 42,5% ruoli di quadro con funzioni direttive. Un aspetto di rilievo è che abbiamo raggiunto la parità di retribuzione tra i colleghi uomini e donne. Per colmare il divario tra i nostri obiettivi e la realtà, dobbiamo trovare nuove soluzioni per sostenere le donne. S ul fronte degli investimenti, tra le opzioni figurano il maggiore ricorso alla microfinanza o lo sviluppo di altri prodotti finanziari per aiutare le donne a sviluppare le proprie attività. All’interno della Bei, invece, potremmo potenziare i programmi di mentoring, in modo da dare alle colleghe più giovani la possibilità di apprendere dai successi conseguiti da altre. La pandemia ha gravato in modo particolare sulle donne, in quanto si sono trovate in prima linea nell’assistenza sanitaria o nell’insegnamento e hanno perso posti di lavoro nei settori che più hanno risentito della crisi, come il turismo e i servizi. Il brusco passaggio alla digitalizzazione imposto dalla pandemia e il peso crescente dell’industria a componente tecnologica – dove la presenza femminile è scarsa – non è di buon auspicio per le donne. Abbiamo bisogno di piani concreti, di formazione e di strategie di investimento a sostegno delle donne in modo da evitare che perdano terreno. Questo è un passo importante non solo per le donne: è essenziale per la prosperità all’insegna della sostenibilità per l’intero genere umano. Secondo Amelia Earhart, la leggendaria pilota americana, «il passo più difficile è quello di decidere di agire, il resto è solo una questione di tenacia». Abbiamo il dovere di agire per dare a donne come Tosin Akinmusire, e a quasi altri 4 miliardi di donne, la possibilità di far appello alla propria tenacia per riuscire.

Marjut Falkstedt è segretaria generale della Banca europea per gli investimenti (Bei)

Maria Leander è segretaria generale del controllato Fondo europeo per gli investimenti (Fei)