Opinioni

A voi la parola. Il posto d'onore (e d'amore) di zie e zii anche elettivi

Marco Tarquinio mercoledì 16 dicembre 2020

Gentile direttore, ​

​grazie a Nicoletta Martinelli: questa mattina (11 dicembre, ndr) ho visto e letto su 'Avvenire' una cosa rara: la piccola parola 'zii'. Da sempre e pure in questi tempi anche noi zii siamo famiglia e/o in famiglia. Voglio dire che non ci sono solo i benemeriti: papà, mamme, nonni e nonne. Quando penso a zio, zia, penso soprattutto alle persone di tutte le età non sposate, per scelta loro o forse no, e anche a quelle persone che non hanno avuto la fortuna di diventare zii. Buon Natale e Buon Anno 2021 a tutti.

Santino Galli

Il suo ringraziamento, gentile signor Galli, caro zio Santino come la chiameranno i suoi nipoti, ha strappato anche a me un sorriso pieno di gratitudine. Mi aveva colpito e mi era piaciuto molto, mentre leggevo quell’editoriale per metterlo in pagina, il cenno di Nicoletta Martinelli agli zii. Le zie e gli zii nella mia esperienza, come in quella di tantissimi altri, sono figure davvero care e preziose, familiari in modo spesso speciale e persino unico. E il suo rapido riferimento conclusivo a tutte «quelle persone che non hanno avuto la fortuna di diventare zii», mi ha fatto passare davanti agli occhi una brevissima e per me splendente galleria di donne e uomini che ho imparato ad amare come zie e zii anche se zie e zii non erano. E che ho chiamato e chiamo zie e zii. E, se non ci sono più, che ancora oggi penso così. Zii e zie carnali o elettivi, ma con lo stesso posto d’onore (e d’amore) nella nostra vita.