Opinioni

Bruxelles. Il piccolo-grande sviluppo acceso con il piano Juncker

Luca Geronico sabato 13 luglio 2019

Entro l’anno il progetto comunitario finanziato con 75 miliardi di euro avrà mobilitato 408 miliardi di investimenti. E Bruxelles pensa al bis

Potrebbe essere un padiglione dell’“Ospedal Grando” di Treviso, ristrutturato anche grazie ai 70 milioni di euro giunti da Bruxelles, in quella che sarà la nuova Cittadella della salute, il simbolo di una Ue accanto ai cittadini. Oppure, l’interconnessione delle reti elettriche tra Piemonte e Savoia, con una capacità di scambio transfrontaliero di 1.200 megawatt, che verrà realizzata con un finanziamento di 130 milioni di euro ottenuto grazie al Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis). Una volta ultimato, con i suoi 190 chilometri, sarà il più lungo impianto di conduzione elettrica d’Europa se non del mondo, costruito con criteri di sostenibilità. Alla fine dell’anno quando, stando al programma, la struttura dovrebbe essere ultimata, la capacità di scambio energetico tra i due Paesi aumenterà del 40 per cento.

Sono questi due esempi concreti di cosa si sia realizzato con il Piano Juncker, cavallo di battaglia della Commissione Europea ora in scadenza, e simbolo di quell’impulso alla ripresa economica e alla creazione di nuovi posti di lavoro indicati fra gli obiettivi principali della scorsa legislatura. Esemplificando ancora, un importante aiuto ai malati di Parkinson e di altre patologie del sistema nervoso centrale – sempre grazie al Piano Juncker – potrà essere realizzato grazie ai 40 milioni di euro che, nell’ottobre dello scorso anno, la Banca europea degli investimenti ha destinato al finanziamento a favore della “Newron Pharmaceuticals”, società farmaceutica specializzata nello sviluppo di terapie innovative.

Un cospicuo finanziamento – della durata di più anni e condizionata al rispetto di una serie di criteri di efficienza – a vantaggio della casa farmaceutica con sede a Bresso, nella cintura di Milano, che si prefigge di divenire una azienda leader nel settore delle ma-lattie del sistema nervoso centrale, sviluppando pure attività di ricerca, con particolare attenzione alle malattie del sistema nervoso centrale (Snc). ueste alcune ricadute concrete del Piano Juncker, spesso citato da economisti e analisti politici, e di cui vale la pena conoscere reale entità e ricadute concrete, in particolare nell’economia e nella società italiane. Per misurare l’impatto in Italia di questo piano di investimenti, bisogna guardare ai 165 progetti e convenzioni che – dichiara la Commissione Europea – sino allo scorso mese di giugno sono stati approvati per il nostro Paese.

Gli 83 progetti finanziati direttamente dalla Banca europea degli investimenti, con il sostegno del 'Fondo europeo per gli investimenti strategici', riguardano in parti- colare grandi opere per un ammontare di 7 miliardi di euro; sono invece 82 gli accordi raggiunti con banche intermedie (Banca Sella, Banca Valsabbina, Banca del Mezzogiorno, Confidicoop Marche, solo per citarne alcuni) o fondi di investimento, per un finanziamento complessivo di 3 miliardi di euro di cui – afferma sempre la Commissione Europea – hanno già beneficiato per un miglior accesso al credito 288.310 Piccole medie imprese italiane.

Lo scorso 28 giugno, un accordo è stato raggiunto tra il Fondo europeo degli investimenti e Banca popolare di Milano che metterà a disposizione 330 milioni di euro per l’erogazione di nuovi finanziamenti a vantaggio di Pmi (con un organico fino a 249 dipendenti) e imprese a media capitalizzazione (con un organico fino a 2.999 dipendenti). Il 9 luglio l’ultima intesa tra Unicredit e la Banca europea per gli investimenti strategici: un finanziamento da 50 milioni di euro per l’imprenditoria sociale grazie al sostegno dell’EaSI – il Programma Ue per l’innovazione sociale – e del Fondo europeo per gli investimenti strategici a vantaggio di piccole imprese e no-profit. Un flusso di finanziamenti, quindi, che non riguarda solo grosse partite pubbliche o colossi dell’imprenditoria italiana.

Ecco qualche esempio di progetti realizzati grazie ai fondi europei dalle Pmi: la 'Umbria legno' di Foligno, start-up del mobile, in particolare da giardino, fondata nel 2016 che, grazie al Fondo europeo per gli investimenti, ha potuto avere accesso al credito per sviluppare una nuova attività. Altro esempio è 'Il Mondo di Bua' a Bormida (Alessandria), una antica panetteria divenuta nel tempo un ampio locale con bar, pizzeria, ristorante, pasticceria che grazie ai fondi europei ha potuto introdurre l’illuminazione Led, il sistema fotovoltaico e forni più efficienti. Infine, la Birra Barbanera di Cavallirio (Novara), una azienda familiare fondata nel 2014 che ha potuto beneficiare, sempre grazie alle garanzie fornite attraverso il Piano Juncker, di un importante finanziamento per avviare la produzione di birra artigianale, la ristrutturazione di locali e l’acquisto di nuove attrezzature. n piccolo campionario di progetti in essere o in via di ultimazione.

Ma cosa dovesse essere il Piano Juncker lo aveva spiegato lo stesso Jean Claude Juncker, presidente della Commissione nel novembre del 2014 quando – allora da pochi mesi insediato a palazzo Berlaymont – annunciò l’iniziativa da lui fortemente voluta: «È semplice: investendo di più l’Europa potrà accrescere la sua prosperità e creare maggiori posti di lavoro». Nel luglio del 2015 il Fondo per gli investimenti strategici divenne operativo con l’esplicito obiettivo di eliminare gli ostacoli con regolamentazioni più semplici. Una sfida ancora tutta da vincere, ma ora che la legislatura europea sta finendo, sembra essere un primo passo di Bruxelles verso l’“Europa reale”. Entro il 2020 il cosiddetto piano Juncker, che sinora ha mobilitato poco più di 408 miliardi di euro, ha l’obiettivo di raggiungere il traguardo prefissato di 500 miliardi di euro mobilitati. Un “effetto leva”, a partire dai 75 miliardi investiti finora (tra Banca europea degli investimenti e Fondo europeo degli investimenti) e che ha interessato anche l’Italia; con poco più di 10 miliardi di capitali investiti grazie al piano Juncker, lo Stivale è attualmente all’ottavo posto fra i Paesi Ue.

Un progetto che, prendendo proprio a modello il Piano Juncker, la Commissione Europea ha deciso di proseguire e potenziare mettendo in programma nel prossimo bilancio dell’Unione Europea dal 2021 al 2027 “InvestEu”: l’obiettivo è sempre quello di incentivare nuovi investimenti grazie alle garanzie del bilancio Ue. Come già per il Piano Juncker sarà pure messo a disposizione il “Polo di consulenza Eu” e il “Portale InvestEu”. La previsione è di mobilitare 650 miliardi di investimenti aggiuntivi e di migliorare le possibilità di accesso ai fondi dei Paesi Ue: infrastrutture sostenibili, ricerca, innovazione, digitalizzazione dell’industria, istruzione, formazione, edilizia sociale, integrazione dei migranti alcuni dei campi di intervento.

L’obiettivo, sviluppando e migliorando l’impianto del Piano Juncker, è di giungere a una semplificazione e razionalizzazione degli investimenti, mettendo in campo un unico “corpus” di norme e procedure: una operazione che, secondo i tecnici di Bruxelles, accorperà ben 14 fondi e strumenti finanziari ora attivi nell’Unione. L’intento è di rendere ancora più incisivo l’utilizzo dei fondi Ue e di aumentare gli impatti dei fondi pubblici. Un secondo passo, per avvicinare i Palazzi di Bruxelles all’'Europa reale'.