Opinioni

I miracoli familiari: cura e tempo. Il Nobel di Francesco alle mamme e ai papà

Antonella Mariani giovedì 27 agosto 2015
hissà se qualche grande matematico, sfidato dal Papa, ora si cimenterà con il "problema di Bergoglio". Un quesito da spaccare la testa: come aumentare le ore del giorno da 24 a 48? Come raddoppiare il tempo che sta fra un’alba e la successiva per farci stare tutto – figli, lavoro e casa, per citare solo l’essenziale? Ebbene, ha suggerito Francesco nella catechesi di ieri in piazza San Pietro, se i geni matematici non trovano una soluzione, tante mamme e tanti papà «potrebbero vincere il Nobel, per questo». Per molti genitori la giornata è già doppia: «si muovono» in un «tempo delle famiglie» che è «complicato e affollato, occupato e preoccupato: è sempre poco, non basta mai, ci sono tante cose da fare».hissà se qualche grande matematico, sfidato dal Papa, ora si cimenterà con il "problema di Bergoglio". Un quesito da spaccare la testa: come aumentare le ore del giorno da 24 a 48? Come raddoppiare il tempo che sta fra un’alba e la successiva per farci stare tutto – figli, lavoro e casa, per citare solo l’essenziale? Ebbene, ha suggerito Francesco nella catechesi di ieri in piazza San Pietro, se i geni matematici non trovano una soluzione, tante mamme e tanti papà «potrebbero vincere il Nobel, per questo». Per molti genitori la giornata è già doppia: «si muovono» in un «tempo delle famiglie» che è «complicato e affollato, occupato e preoccupato: è sempre poco, non basta mai, ci sono tante cose da fare».È un’esperienza comune e difficilmente chi la vive è portato a pensare di meritare un premio speciale. Tutt’al più si sente affaticato, imprigionato in un meccanismo – anche lavorativo, ma non solo – che stritola, che accelera continuamente il suo ritmo, che non dà respiro, che esige sempre di più, a cui non si riesce a sottrarsi. (Particolare molto significativo: il Papa non parla solo di madri ma anche di padri, a conferma che alla Chiesa è ben chiara la trasformazione in atto nella famiglia, con una condivisione di compiti sempre maggiore e una forte aspirazione di uomini e donne a una vera parità educativa e di cura).C’è però una prospettiva che salva dallo scoraggiamento del "tempo che manca". È quella indicata, con la consueta semplicità e profondità, da Francesco. Si tratta di calpestare la terra con gli occhi rivolti al cielo. Lo «spirito della preghiera», lo chiama il Papa. Non significa (soltanto) recitare le Lodi al mattino o i Vespri la sera (e i Salmi quando si può), ma significa vivere ogni piccola incombenza quotidiana – sì, anche le gimcane in auto con i bambini dalla palestra al supermercato, anche gli imprevisti, anche le seccature – con il pensiero che niente è inutile, niente è solo affanno e che la quotidiana lotta contro l’orologio è parte di un progetto più grande.Nello «spirito della preghiera» c’è anche il ringraziamento a Dio, tutti insieme in famiglia intorno al tavolo della cena. C’è il segno della Croce insegnato ai figli. C’è un bacio mandato a Gesù davanti a una chiesa, un pensiero di gratitudine senza parole. C’è un passo del Vangelo letto prima di addormentarsi. Niente di eroico o di complicato, come è evidente, ma nello stesso tempo qualcosa di davvero essenziale, che coglie una dimensione spirituale vivificante. È il cuore del «tempo della famiglie», quel nocciolo di significato senza il quale rimangono unicamente affanno e senso di oppressione e grazie al quale, al contrario, ogni fatica trova un senso preciso.Il Papa non ha suggerito ai genitori di sfrondare gli impegni non rimandabili, perché in fondo è implicito, ognuno lo sa e sceglie ogni giorno a che cosa rinunciare senza troppi rimpianti. In più, nell’esperienza odierna di molte famiglie, (quasi) nulla, compreso purtroppo il lavoro festivo, è comprimibile. Papa Francesco si rivolge con tenerezza e comprensione alle madri e ai padri in affanno e li conforta: è proprio lo «spirito della preghiera» a fare «uscire dall’ossessione di una vita alla quale manca sempre il tempo» e a far ritrovare «la pace della cose necessarie».Come dire: se le incombenze quotidiane sembrano stritolare, c’è però pur sempre una dimensione di libertà, dove poter trovare la luce e il senso del tempo che passa. E, in fondo, della vita intera.